Lettura continua della Bibbia. Matteo 1-2: un Pentateuco dell’Infanzia

Un Pentateuco dell'Infanzia: Matteo 1-.2
I magi da Erode. XV secolo. Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=1043236

Per parlare del vangelo dell’Infanzia secondo Matteo occorre partire da un confronto tra i due evangelisti dell’Infanzia di Gesù, Matteo e Luca. Matteo disegna un piccolo Pentateuco dell’Infanzia in cui Gesù è un nuovo Mosè, Luca un racconto ricco di afflato profetico. Avete presenti i racconti che hanno dato origine ai nostri presepi? Il censimento, la mangiatoia, gli angeli, i pastori, la stella, i magi? Ebbene, tendiamo a mescolarli, ma si tratta di due racconti distinti che dal punto di vista narrativo hanno ben pochi punti di incontro. Come mai? Cosa pensarne?

I punti di incontro

Mentre Marco, l’evangelo più arcaico, non presenta un prologo narrativo al ministero pubblico di Gesù, e Giovanni gli premetterà un grande prologo teologico, Matteo e Luca iniziano la loro narrazione dell’evento Cristo con un racconto delle origini, il vangelo dell’Infanzia che risale alle origini dell’identità del Redentore, origini che vanno al di là dell’uomo.

In entrambi, questo vangelo dell’Infanzia occupa i primi due capitoli; ma se li confrontiamo, troviamo due narrazioni estremamente diverse, tanto che a prima vista sembrano concordare ben poco.

Certo, i due racconti convergono profondamente sui dati fondamentali:

  • Che Gesù è nato nella famiglia formata dalla coppia Giuseppe / Maria
  • Che la sua concezione è stata verginale, per opera dello Spirito Santo
  • Che Giuseppe è un uomo della casa di Davide, quindi la discendenza regale di Gesù viene garantita dalla sua discendenza legale
  • Che la nascita di Gesù è stata preceduta da un’annunciazione angelica
  • Che la nascita di Gesù è avvenuta a Betlemme al tempo del re Erode
  • Che Gesù è il Figlio di Dio
  • Che Gesù è cresciuto a Nazareth di Galilea.

Tutto qui. Per il resto, tutto sembra divergere:

  • L’annunciazione in Matteo è a Giuseppe, in Luca è a Maria
  • Maria e Giuseppe secondo Luca abitano già a Nazareth, mentre secondo Matteo sembra che vi si stabiliscano dopo il ritorno dall’Egitto
  • Luca parla della nascita come avvenuta in un ambiente dove c’è una mangiatoia, Matteo menziona una casa
  • Secondo Luca testimoni della Natività sono i pastori, secondo Matteo sono i magi
  • … E così via. Ognuno ha dei particolari che l’altro omette, ad esempio l’annunciazione a Zaccaria e la nascita del Battista, la visitazione di Maria ad Elisabetta, il ritrovamento di Gesù nel tempio, la stella dei magi, l’azione infanticida di Erode, la fuga in Egitto ed il successivo ritorno…

Come spieghiamo queste differenze profonde? Cerchiamo di rispondere alla domanda concentrandoci su Matteo. Uno riporta dati storici e l’altro inventa? O entrambi inventano? O entrambi riferiscono eventi storici? In effetti non ci sono incompatibilità fra i due racconti, che sono ad incastro.

Caratteristiche del vangelo di Matteo

La Torah. Domínio pubblico, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=41441

Di questo si potrebbe dire tanto, ma ci limitiamo a ciò che ci interessa in questa sede: cioè, che il vangelo di Matteo è indirizzato ai giudeocristiani, cioè a battezzati provenienti dall’ebraismo, conoscitori delle antiche Scritture. Luca invece è indirizzato a pagano cristiani, provenienti dal paganesimo, non troppo familiarizzati con il mondo biblico e cresciuti ad di fuori di un contesto di alleanza e di promesse fatte da Dio al popolo di Israele.

Ne deriva che, mentre Luca si propone di avere ampli orizzonti, vasti quanto tutta l’umanità, Matteo si concentra piuttosto sull’adempimento delle antiche promesse e delle antiche profezie rivolte da Dio a Israele. Ha, per così dire, l’ossessione del compimento.

Un’altra sua particolare attenzione è rivolta al rapporto di Gesù con la legge di Mosè, tanto che il suo vangelo è articolato su cinque grandi discorsi del Signore, quasi fosse un Pentateuco cristiano in cui il Pentateuco mosaico è perfettamente adempiuto. Per Matteo, Gesù è un nuovo e perfetto Mosè.

Infine, dato che Gesù, discendente di Abramo come dimostrato dalla genealogia, viene per adempiere le promesse e le profezie fatte ai padri, bisogna che la paternità legale di Giuseppe gli garantisca questo adempimento. Il punto di vista di Matteo è quello, patriarcale, di Giuseppe, mentre quello di Luca è mariano. È inevitabile che le differenze narrative siano profonde.

L’opera redazionale

I quattro evangelisti, chiesa di Somerniemi, Finlandia. Di Abc10 – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=70267513

Ora, non dobbiamo credere che l’evangelista, o la tradizione che egli raccoglie, siano semplici trasmettitori di parole a pappagallo. L’evangelista, il redattore finale, e la tradizione che sta a monte di tutto, non sono semplici  meccanismi, e la trasmissione non è automatica. Ognuno ha la propria ottica determinata dalla sensibilità e dalle problematiche del proprio contesto, e può accadere che uno stesso materiale venga percepito, accolto e tramandato in modo diverso.

Faccio un solo esempio: la parabola del banchetto, comune a Matteo e Luca, ha toni e particolari molto diversi nei due. In Luca 14,16-24 si tratta di un non meglio determinato uomo che organizza una cena e invita molte persone. Queste però rifiutano l’invito perché devono occuparsi dei propri beni. Allora il padrone di casa manda a chiamare poveri, storpi, ciechi, e poiché ancora c’è posto fa entrare tutti quelli che passano. I primi invitati resteranno esclusi dal banchetto.

In Matteo 22,1-14 suona ben diversamente: il signore è un re che bandisce un banchetto di nozze per suo figlio. Invia ripetutamente dei servi a chiamare gli invitati, ma questi non vogliono venire, poi addirittura insultano e uccidono i servi a loro inviati. Che assurdità! Tanto che il re distrugge la città e uccide gli assassini, poi fa chiamare alle nozze tutti quelli che passano per strada. Il contesto è abbastanza tragico.

È chiaro che l’ossatura del racconto è la stessa, identica per i due, ma l’attenzione di Luca è concentrata sul ruolo negativo che le ricchezze giocano nella vita cristiana, mentre Matteo rilegge la storia di Israele nel suo rapporto con Dio: i servi sono i profeti e gli apostoli, la città è Gerusalemme, il banchetto di nozze è l’era messianica che Israele non ha voluto riconoscere.

Ecco come uno stesso materiale tradizionale, uscito dalla bocca del Signore, ci può arrivare puro attraverso forme diverse così come la stessa quantità e qualità di acqua ad esempio assume forme diverse a seconda del recipiente che la contiene, a seconda degli usi che deve avere.

Stessa sostanza, diversa forma. Questa è l’opera redazionale che adatta il materiale al contesto da cui parte ed al contesto cui si rivolge.

A questo punto, le differenze non ci sconvolgono più: i vangeli non sono la ripetizione piatta di una materia che si ripete meccanicamente immutabile, ma sono l’annuncio vivo e gioioso di una salvezza che parla agli uomini secondo le loro necessità e sensibilità. Ciò che muta, cioè, è il veicolo espressivo, che trasmette però la medesima sostanza.

La struttura del vangelo dell’Infanzia

Un Pentateuco dell'Infanzia
Fuga in Egitto. Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=23698434

Ecco perché ho parlato, per il vangelo di Matteo, di un Pentateuco dell’Infanzia di Gesù.

  • Gesù in Matteo è il nuovo Mosè che dà la perfetta legge dell’amore.
  • La legge di Mosè è contenuta in un Pentateuco, e il vangelo di Gesù è articolato in cinque discorsi intorno ai quali si snodano le parti narrative.
  • Anche il racconto dell’Infanzia in Matteo è un piccolo Pentateuco articolato su cinque citazioni bibliche che l’evangelista dichiara adempiute in altrettanti eventi della vita del Bambino. Vedremo quali.
  • In esse, il racconto delle origini di Gesù – origini divine, naturalmente – si modella ripercorrendo le tappe della vita dell’antico Mosè: lo scendere dei suoi avi in Egitto, la sua nascita quale futuro salvatore del suo popolo,il suo scampare alla strage dei neonati, il suo tornare dall’Egitto alla terra dei padri.

In Luca l’impostazione è completamente diversa. Anche Luca cita l’Antico Testamento, ma non con l’insistenza di Matteo; e se per Matteo Gesù è un nuovo piccolo Mosè, per Luca Gesù è piuttosto un nuovo piccolo profeta Samuele. Come Samuele nasce da una sterilità umana (Maria non conosce uomo), tutto il contesto della narrazione è pervaso dall’afflato profetico (le due madri e i due piccoli nel loro grembo, il cantico di Maria, il cantico di Zaccaria, il riconoscimento di Simeone ed Anna), i due bambini crescono in statura e grazia, e, come Samuele, Gesù ancora bambino manifesta già una sapienza non comune. Inoltre, Luca ama le simmetrie, articola i racconti per dittici (sequenza annunciazione – natività – circoncisione – crescita), ama le coppie (una anziana, sterile; una giovane, vergine; una mistica) e dà molta attenzione al femminile (la donna precede e supera l’uomo nella fede).

Detto questo, cioè che non è questione di veridicità storica, ma di scelta del materiale di tradizione più significativo per la propria impostazione, vedremo direttamente il Vangelo dell’Infanzia di Matteo.

(Continua)