La Verna sotto la neve

Quasi una visione di altri tempi

Quando San Francesco iniziò a frequentare il monte della Verna come luogo di preghiera, nessuno lo abitava, se non come ricovero di lupi e di briganti. C’era solo il bosco, un bellissimo bosco plurisecolare.

Il bosco incantato

Per secoli e secoli era stato solo un monte solitario, detto Verna forse dal nome della dea latina Laverna protettrice dei ladri. Un’altra ipotesi vuole il nome derivato da Mons cavernae, Monte della caverna, per la sua conformazione ad anfratti. Per quest’ultimo motivo, è preferibile forse l’etimologia che fa derivare il nome del monte da Herna, cioè, in lingua italica, «sassi». Il monte della Verna entra comunque nella storia soltanto con San Francesco e i suoi frati, che l’hanno trasformato in monte della contemplazione. Un video QUI.

San Francesco amava ritirarsi nelle fenditure della roccia come il Sasso Spicco

A San Francesco piaceva pregare ritirandosi nelle profonde fenditure della roccia, che gli ricordavano le piaghe dell’Amato, il Cristo. Quelle piaghe nel settembre del 1224 gli si imprimeranno, come sigilli regali, nella carne, facendo di lui il primo stigmatizzato della storia; ma questo solo perché già le portava nel cuore. Secondo i Fioretti (FF 1906), San Francesco ebbe addirittura la rivelazione che la natura del monte aveva assunto quella forma in concomitanza ed in conseguenza del terremoto che secondo il Vangelo di Matteo squassò la terra al momento della morte di Gesù sul Calvario: e di fatto la Verna divenne il Calvario francescano.

Un video di presentazione della Verna (in veste estiva) QUI.

Nello scorcio, a destra, il Corridoio delle Stigmate, che però fu costruito solo nel 1580

Il convento

Nel Due-Trecento, le strutture del convento sono minime. Il santuario è limitato a quanto esiste fra la chiesetta di S. Maria degli Angeli, con un conventino annesso, e la cappella delle Stigmate. La foresteria antica accoglieva i pellegrini fornendo loro il cibo e una stanza ove scaldarsi. Si saliva ala Verna a piedi, dalla mulattiera della Beccia.

La foresteria antica

È nel corso del Quattrocento, quando la Verna passa all’Osservanza francescana di San Bernardino da Siena, che il grande convento si sviluppa. Distrutto da un feroce incendio nel 1472, viene ricostruito nella forma attuale grazie all’intervento dell’Arte della Lana, la potente corporazione fiorentina che ne aveva il patronato, e al contributo di molti benefattori.

Il chiostro quattrocentesco

Uno sviluppo importante si ha nel 1549 con la costruzione della foresteria interna e della infermeria a spese del granduca Cosimo I de’ Medici e della sua consorte Eleonora di Toledo. Vengono incrementate le strutture di ospitalità a beneficio dei pellegrini e dei viaggiatori, che in gran numero, sempre crescente, trovano nei secoli accoglienza presso il grande convento. Questo sarà il motivo per cui Napoleone nel 1810 non procederà alla soppressione del santuario, in quanto ritenuto di utilità sociale a causa dell’ospitalità offerta ai viandanti e della fornitura di medicinali gratuiti a chiunque si rivolgesse alla spezieria conventuale. Tra l’altro, un generale napoleonico che si era perso in una bufera di neve rischiando l’assideramento era stato soccorso dai frati, e questo fu un punto a loro favore per il mantenimento della struttura.

Gli spessi muri proteggono dal freddo, ma senza riscaldamento… I vecchi frati raccontavano che quando erano novizi alla Verna, la mattina, dovevano rompere il ghiaccio nelle bacinelle d’acqua per potersi lavare

Un centro di spiritualità

La grande croce sul Piazzale, detto anche Quadrante, è un punto di riferimento per tutti. Dagli anni Ottanta del Novecento la Verna ha accentuato il suo ruolo di centro di spiritualità attirando ogni anno migliaia e migliaia di visitatori e di pellegrini. A tutti ha qualcosa da dire, a molti ha cambiato la vita.

Sullo sfondo, la croce del Piazzale

Un video di presentazione del santuario trasmesso dalla Rai nel 1999 QUI.

Grazie ad Antonella per le foto!