Quanti sono i santi?

Beato Angelico, Predella della Pala di Fiesole

Quanti sono i santi? Difficile, se non impossibile, dare una risposta precisa. Se si tratta di santi che sono assurti agli onori degli altari, i calendari ne elencano qualche centinaio. Il Martirologio Romano presenta 13.539 tra santi e beati (edizione del 2004), che fino al 1483 non si distinguevano; la Bibliotheca Sanctorum ne elenca più di ventimila; ma la cifra è in continuo aumento.

Santi canonizzati

Solo nel 1588 fu regolarizzato il processo di canonizzazione; nei primi secoli valeva piuttosto la vox populi, vox Dei. Dei 302 canonizzati a partire dal 1588, ben 52 sono stati proclamati santi da Pio IX, 34 da Pio XII, 33 da Pio XI e 18 da Leone XIII; 10 da Giovanni XXIII; pure 10 erano stati proclamati santi da Benedetto XIII, un record per l’epoca. Giovanni Paolo II ha canonizzato 482 santi, e a tutti questi santi vanno aggiunti 1.345 beati. Benedetto XVI ne ha canonizzati “solo” 44 e papa Francesco ben 898.

Si tratta di numeri elevati spesso a causa delle canonizzazioni di massa, come quella degli 800 martiri di Otranto ad opera di papa Francesco nel 2013. D’altra parte, il numero reale è incalcolabile, se col termine «santi» ci si riferisce a tutte le persone che si trovano in Paradiso, anche alla massa degli sconosciuti, i santi «della porta accanto».

Tra coloro che ci hanno preceduto nella gloria del Signore spiccano certamente alcuni nomi, i più venerati. Prima di tutti Maria Santissima, e poi San Giuseppe, Giovanni Battista, Pietro e Paolo, e santi molto popolari, come Antonio da Padova, Nicola da Bari, Francesco d’Assisi, Rita da Cascia, e la lista sarebbe veramente lunga… Ma poi ci sono gli altri, quelli che solo Dio conosce. Quelli senza nome.

Nomi adespoti

Ci sono santi che non hanno nome; ma ci sono anche nomi che non hanno santi. Il nome adespota (dal greco a-despotes, «senza padrone») è quello che non ha un patrono nel calendario dei santi. Ad esempio: Aladino, Alida, Ambra, Amleto, Azzurra, Cinzia, Delia, Fulvio, Giada, Gioia, Gloria, Jessica, Marilena, Melissa, Mimosa, Oriana, Remo, Robin, Vasco… Si tratta di nomi desunti da oggetti e concetti, o storici, o letterari, non provenienti dall’ambito cristiano.

Ricordo che quando padre Fiorenzo battezzava un bambino dal nome particolare, diceva: «Non ci sono ancora santi con questo nome. Vuol dire che il primo sarai tu». Perché la santità è per tutti (per il concetto di chiamata universale alla santità, vedere QUI).

Convenzionalmente, l’onomastico di chi porta un nome adespota si festeggia il 1º novembre, per la solennità di Tutti i Santi, tra i quali si può trovare l’ignoto santo che porti il nome adespota.

Un santo inventato: (San) Napoleone

San Napoleone, di Francesco Scaramuzza (1803/ 1886), 1840 – 1845).
Di https://bbcc.ibc.regione.emilia-romagna.it/pater/loadcard.do?id_card=207604

L’imperatore Bonaparte non aveva un santo dalla sua, essendo il proprio nome adespota. Allora ne commissionò uno, che fu trovato per vaga assonanza: un oscuro martire di Roma, San Neopolo. Trasformato in San Napoleone e promosso di grado, entrò nel calendario imperiale con la festa fissata al 15 agosto, giorno di nascita dell’Imperatore ma anche solennità di Maria SS. Assunta in cielo, che veniva così soppiantata dal culto della persona. Dopo il crollo di Napoleone, la festa fu subito abolita dal nuovo re di Francia Luigi XVIII e il finto santo tornò nel mondo dei sogni.

Alcuni nomi inventati

Alcuni nomi letterari sono stati inventati di sana pianta dagli autori dei romanzi.

Cedric

Fu inventato da Sir Walter Scott per un personaggio nel suo romanzo Ivanhoe (1819), ispirandosi a Cerdic, nome del fondatore del Wessex legato al bretone Caratacos (celtico «car» / «amore»).

Cosetta

È la protagonista del romanzo I Miserabili di Victor Hugo (1862); il nome è particolarmente diffuso in Toscana.

Desdemona

Nome inventato nel Cinquecento da Giovan Battista Giraldi Cinzio per una sua novella: sarebbe formato da dys – «negativo» e dáimon «destino», col significato di «destino avverso». Il nome fu reso celebre dall’Otello di Shakespeare (1603).

Luana

Potrebbe trattarsi dell’unione fra Lu e Anna. Apparve per la prima volta nel film di Vidor, «Luana la vergine sacra» (1932).

Ornella

Nome inventato da Gabriele D’Annunzio per La figlia di Jorio, probabilmente tratto dal nome dell’ornello, frassino selvatico.

Pamela

Invenzione dello scrittore britannico Philip Sidney nel poema Arcadia (1599), deve però la sua diffusione a Samuel Richardson per il romanzo Pamela, o la virtù premiata (1740). Forse un composto di pan, «tutto», e méli, «miele».

Vanessa

Fu inventato da Jonathan Swift dalle iniziali del cognome e nome di un’amica, Ester Vanhomrigh.

Il culto dei santi: curiosità

Giovanni Maria Baldassini (maniera), Gloria di santi in paradiso, 1571, 02.JPG. Saiko, CC BY 3.0 <https://creativecommons.org/licenses/by/3.0>, via Wikimedia Commons

Un cane santo e un santo cane

San Guinefort

Saint Guinefort. Di L. Bower – Opera propria, CC0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=61750392

Sapevate che c’è anche un cane… santo? Si tratta di un levriero vissuto nel Duecento nella zona di Lione. Il padrone lo uccise perché credeva che avesse sbranato il figlio di pochi mesi, e invece il bambino era nascosto sotto la culla accanto al corpo di una vipera da cui il cane lo aveva difeso. Il cane Guinefort, restituito a tutti gli onori, fu sepolto in una tomba ricoperta da pietre. Quando il fatto fu risaputo, il “santo” cane Guinefort fu venerato come protettore dei bambini, la tomba divenne meta di pellegrinaggio, e il popolo iniziò a portarvi bambini malati, creduti “scambiati” con i bambini sani rapiti dagli spiriti della foresta.

 Questa pratica (un cane venerato come santo, e un culto pagano!) fu condannata e osteggiata più volte dall’Inquisizione e dai vescovi, ma il culto persisté fino alla prima metà del Novecento, ed anche in Italia si trovano chiese dedicate ad un tal San Guniforte… un santo irlandese dalla biografia incerta. Chi sa…

San Cristoforo Cinocefalo

Icona di San Cristoforo – Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=248830

Tuttavia, se un cane non si può venerare come un santo, riscontriamo il curioso caso di un santo venerato con il muso di cane: è il santo cinocefalo Cristoforo, che viene spesso rappresentato nelle icone con fattezze canine.

Non lo sapevate? Questo truce colosso di nome Reprobo, dopo aver scoperto di stare trasportando sulle sue forti spalle Gesù Bambino e con lui tutto il mondo, si convertì al cristianesimo col nome di Cristoforo (= Portatore di Cristo) e morì martire. Ma nella leggenda orientale San Cristoforo è proprio un cinocefalo, appartenente ad una razza semiumana dalla testa di cane. Il mito greco qui assume un valore simbolico: il cinocefalo rappresenta l’uomo nello stato bestiale, prima della conversione al cristianesimo. Il significato teologico è tutt’altro che banale: anche gli esseri mostruosi sono creature di Dio e possono accedere alla santità. Gli animali, poi, essendo senza malizia, nella loro innocenza creaturale hanno relazione con Dio nell’ordine naturale.

Patronati strani

Anche i santi patroni sono un’infinità: per ogni esigenza, praticamente, c’è un santo protettore. Ovviamente, conosciamo i patroni degli studenti (che ne hanno molto bisogno), degli automobilisti (San Cristoforo, appunto, specialista in trasporti), degli innamorati (l’ovvio San Valentino), delle gestanti (Sant’Anna), degli scous (San Giorgio), dei malati di malattie infettive (San Rocco), degli animali (Sant’Antonio abate, San Francesco) e delle varie categorie di animali… ma alcuni patronati sono veramente strani e vi sorprenderanno. Forse – ma questa è una cattiveria, di cui mi scuso in anticipo – qualcuno vi troverà qualcosa anche per sé.

Il santo patrono dei… brutti: San Drogo (16 aprile)

Che cosa ci fa un santo con la tazzina del caffè? Leggete qui sotto

San Drogo (1118-1186) ebbe una vita umanamente infelice a partire dalla nascita perché non solo era già orfano di padre, ma, oltre tutto, il parto causò la morte della madre ed egli ne portò per molto tempo, se non per tutta la vita, un senso di colpa. Da adolescente si fece pastore; praticava già il digiuno, l’astinenza e altre forme di penitenza e la vita isolata di pastore gli offrì altre occasioni di meditazione e preghiera. 

A vent’anni distribuì il suo denaro e i suoi beni tra i poveri. Quindi partì e, dopo aver visitato diversi luoghi santi, si fece assumere per sei anni come pastore da una signora di nome Elizabeth de la Haire, a Sebourg presso Valenciennes. Si occupava delle pecore e ne curava le malattie. Fu visto più volte accudire il suo gregge mentre in contemporanea partecipava alla Messa domenicale. Questa bilocazione fece nascere un detto nella regione: «Non sono San Drogo, non posso suonare la campana a messa ed essere in processione allo stesso tempo». 

Per evitare di essere ammirato e lodato, alla fine Drogo lasciò il posto e andò in pellegrinaggio nove volte a Roma, tornando dal suo ultimo viaggio con una malattia che lo rese ripugnante. Si costruì allora una piccola cella addossata al muro della chiesa. La cella aveva una finestra per ricevere cibo e acqua ma anche per avere contatti con coloro che cercavano preghiere e consigli. Una seconda finestra si apriva sull’interno della chiesa per poter seguire le funzioni. Qui visse come anacoreta per quarantacinque anni. 

Per la sua deformità è considerato il santo patrono… dei brutti.

Patrono anche… dei caffè

Ma nel 1860 un documento attesta che i gestori di caffè nella regione intorno a Sebourg avevano già rivendicato Drogo come loro patrono, senza fornirne alcuna motivazione. Potrebbe essere stato solo perché era un santo locale. Un’ipotesi individua lo strano legame di un santo medievale con il caffè (introdotto in Europa solo nel XVI secolo) con la coltivazione di cicoria diffusa nella regione dell’Hainaut, da dove Drogo proveniva. La cicoria tostata era ed è usata come additivo e come sostituto del caffè. Altra possibilità: Drogo viveva di pane d’orzo e acqua calda. Come è noto, con l’orzo e l’acqua calda si fa un surrogato del caffè… anche se col caffè ha poco da vedere.

Patrono dei caratteri difficili: Sant’Acario (27 novembre)

Scuola tedesca del XVII secolo, Sant’Acario

Il 27 novembre si ricorda Sant’Acario vescovo di Noyon (+ 640), patrono delle persone affette da malattie nervose, rabbia e follia.

Il nome stesso del santo è proprio disgraziato: infatti deriva dal greco acharis, che significa «senza grazia». Dapprima monaco, Acario fu poi eletto vescovo, e in tale veste fu molto attivo sia nel campo religioso sia nel campo politico e sociale, ottenendo la fiducia di Dagoberto I il Grande re dei Franchi, fiducia che lo facilitò nell’organizzazione ecclesiale della regione.

Strinse amicizie con Sant’Alberto, vescovo di Cambrai, e con Sant’Audoberto, vescovo di Thérouanne; ebbe grande attenzione per le missioni in una Europa ancora poco cristianizzata ed in tal senso sostenne l’impegno del vescovo di Maastricht, Sant’Amando.

Con tutte quelle importanti relazioni Acario ebbe modo di confrontarsi con le persone più diverse, probabilmente anche ai limiti della «normalità» o addirittura oltre. Come vescovo, per di più, Acario era particolarmente attento ai poveri e agli afflitti, ai cui bisogni amava andare incontro per calmare le loro sofferenze. Forse ebbe su di loro un effetto rassicurante. Fatto sta che si dice che sulla sua tomba guarissero i malati di malinconia.

Patrono DEI CASI URGENTI: Sant’Espedito (19 aprile)

Sant’Espedito. Chiesa del SS. Salvatore, Varsavia. Di Piotr Rymuza – Opera propria, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=50467781

Nomen omen. Per i casi urgenti ci si rivolge a Sant’Espedito di Militene, martire cristiano (+ 303) veloce anche nel nome, il quale sarebbe stato a capo della legione «Fulminante» e, sul punto di convertirsi al cristianesimo, sarebbe stato tentato a rimandare la conversione da un corvo che ripeteva «Cras, cras» ovvero «Domani, domani». Il santo scacciò la tentazione e non indugiò a farsi cristiano; perciò, e anche per assonanza con il suo nome, è stato fatto patrono delle cause urgenti.

Patrono dei casi disperati: San Giuda Taddeo (28 ottobre)

San Giuda Taddeo, processione a Lima, Perù.
Di Miguel Angel Chong – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=8942390

Per i casi decisamente disperati, invece, c’è San Giuda Taddeo (festa il 28 ottobre). Nella nostra cultura il nome Giuda, pur essendo stato portato da tanti personaggi dell’Antico Testamento e pur avendo un bel significato (Lodato), non è in uso perché nome dell’Iscariota che consegnò Gesù alle autorità.

Una notevole eccezione si trova però nella lingua inglese, in quanto in molte traduzioni della Bibbia impiega la forma Judah per i personaggi veterotestamentari, Judas per l’Iscariota, e Jude per Giuda Taddeo. Questa distinzione ha permesso che nel mondo anglofone il nome permanesse, ed anche che il santo apostolo venisse venerato.

Mio zio Dino, che era un uomo molto devoto, amava dire che quando si aveva necessità di una grazia per un caso grave bisognava rivolgersi a San Giuda (Taddeo): dato che questi portava lo stesso nome del traditore, era pochissimo pregato, per cui aveva pochi impegni, e molto tempo a disposizione per accontentare gli oranti. Provare per credere.