Ucraina: 250 giorni di guerra

Zaporizhzhia dopo un bombardamento russo (21 ottobre 2022). Di State Emergency Service of Ukraine -https://www.facebook.com/photo/?fbid=487666833401211&set=pcb.487666913401203 (the whole post, page on website), CC BY 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=124461692

La notizia principale di questi giorni (siamo ormai a 250 giorni di guerra) coinvolge purtroppo, direttamente, tutto il mondo. È la sospensione da parte russa dell’accordo sul grano.

La guerra del grano

Già una decina di giorni fa l’arcivescovo maggiore di Kiev mons. Shevchuk aveva denunciato: 

«Attualmente ci sono più di 150 navi che aspettano per portare fuori il grano ucraino. Inoltre, a causa delle azioni distruttive della Russia, questo accordo potrebbe finire del tutto alla fine di novembre. Rivolgo pertanto un appello a tutte le istituzioni internazionali competenti, alle Nazioni Unite, all’organizzazione internazionale FAO che sta combattendo la fame nel mondo intero, alle istituzioni ecclesiastiche affinché impediscano la chiusura del corridoio del grano e del mare della vita che, da un lato, aiuta a sbloccare i porti ucraini sul Mar Nero e, dall’altro, aiuta a servire i bisognosi».

Poi, la notizia del 29 ottobre: quattro navi da guerra della flotta del Mar Nero della Federazione Russa sono esplose nella baia di Sebastopoli in Crimea.

In risposta, il ministero russo della Difesa annuncia che la Russia ha sospeso la sua partecipazione all’accordo sul grano. La Russia sottoporrà la questione degli attacchi a Sebastopoli e al gasdotto Nord Stream al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Per Mosca i droni che hanno attaccato in Crimea hanno utilizzato il corridoio di sicurezza previsto per il trasporto di cereali. Il ministero russo della difesa sostiene inoltre che gli attacchi possano essere venuti da una nave cargo.

Era già in programma?

Secondo il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba si tratta invece di un falso pretesto per mettere in atto un piano di sospensione già deciso prima. «Sospendendo la sua partecipazione all’accordo sul grano con il falso pretesto di esplosioni avvenute a 220 chilometri dal corridoio del grano, la Russia blocca 2 milioni di tonnellate di grano su 176 navi già in mare, sufficienti per sfamare oltre 7 milioni di persone. La Russia lo ha pianificato con largo anticipo». 

L’accordo, della durata di 4 mesi ma rinnovabile, era stato siglato lo scorso 22 luglio a Istanbul da Russia e Ucraina con la mediazione di Turchia e Stati Uniti. Ha permesso, fino a questo momento, l’esportazione di 9,3 milioni di tonnellate di grano bloccate nei porti ucraini a causa della guerra. 

Il presidente russo Vladimir Putin ha affermato che la Russia non ha deciso di uscire definitivamente dall’accordo sull’esportazione del grano raggiunto il 22 luglio a Istanbul, ma ha solo deciso di sospenderlo. «La Russia ha fatto un accordo sui cereali per aiutare i Paesi più poveri, ma il 35% di quei cereali va ai Paesi dell’Unione europea e solo un 3-5 per cento a chi ne ha davvero bisogno».

Il ministro della Difesa turco, Hulusi Akar, ha dichiarato: «La sospensione dell’accordo non ha vincitori, ma solo perdenti. Fermare le navi ha ricadute su tutta l’umanità. Faremo il possibile per far ripartire l’accordo e giungere a un cessate il fuoco. Questa situazione porta a dei ritardi e all’aumento del traffico dei porti. Coloro che ne hanno bisogno hanno fretta di ricevere il grano e i problemi così non potranno che aumentare. Stiamo parlando con gli ucraini e parlerò con il ministro Shoigu. Continuiamo a lavorare per riportare la situazione alla normalità, per trovare un accordo e giungere alla pace». 

Piano di emergenza

Le Nazioni Unite, la Turchia e l’Ucraina hanno subito concordato un piano di movimento per 14 navi che si trovano in acque turche. Lo rende noto la missione Onu a Istanbul. Il Centro di coordinamento congiunto con sede a Istanbul ha comunicato che le tre delegazioni hanno anche concordato le ispezioni di 40 imbarcazioni in uscita da effettuare il giorno successivo. La delegazione ucraina ha accettato il piano di ispezione. La delegazione russa è stata informata.

Due navi mercantili cariche di grano hanno già lasciato i porti ucraini tramite il corridoio marittimo sicuro, diretti in Turchia, nonostante il ritiro della Russia. Dodici navi mercantili dovrebbero aver lasciato i porti ucraini oggi e altre quattro dovrebbero arrivare. 

Il ministro dell’Agricoltura francese, Marc Fesneau, ha dichiarato che la Francia sta lavorando per consentire il trasporto via terra di grano ucraino. «Il lavoro che dobbiamo favore a livello europeo, ne abbiamo discusso spesso, è capire se, nel caso non possa passare per il Mar Nero, possa passare attraverso rotte terrestri. Continuiamo a lavorare per un sistema che non ci metta nelle mani di Vladimir Putin». Le rotte terrestri riguardano Romania e Polonia.

La difesa russa dei territori occupati

Secondo l’intelligence britannica, l’annuncio di un nuovo piano di Mosca indica che la Russia sta compiendo un grande sforzo per rafforzare le proprie difese nella regione occupata ucraina di Luhansk. A quanto dichiara il fondatore del gruppo Wagner, Yevgeny Prigozhin, il suo team di ingegneri sta costruendo un’estesa “Linea Wagner” fortificata di difese nell’oblast di Luhansk occupata dai russi. «Il progetto lascia pensare che la Russia stia compiendo uno sforzo significativo per preparare in profondità le difese dietro l’attuale prima linea, in modo da scoraggiare qualsiasi rapida controffensiva ucraina». Per creare una linea Wagner di 200 km «servirà una grande forza lavoro. Vi è una realistica possibilità che alcuni dei detenuti reclutati siano inizialmente messi a lavoro per costruire le difese».

Infatti, Yevgeny Prigozhin ha ammesso il 27 ottobre che il suo gruppo di mercenari, schierato con Mosca, sta reclutando detenuti con gravi malattie come l’Hiv e l’epatite C. 
L’intelligence britannica sottolinea quindi come in Ucraina il gruppo Wagner abbia abbassato i suoi standard di reclutamento, privilegiando i numeri rispetto a esperienza o qualità.

Inoltre, la Duma ha approvato un progetto di legge che permette agli ex detenuti di essere arruolati nell’esercito e altre misure per rafforzare le truppe russe in Ucraina. La misura prevede la cancellazione del divieto di arruolamento per le persone che hanno precedenti penali per reati gravi. Il divieto permane per chi ha condanne per abusi su minori, atti terroristici, traffico di materiale radioattivo e crimini contro lo Stato, come alto tradimento e spionaggio.

Ma, sempre secondo l’intelligence militare britannica, l’invio di riservisti russi in Ucraina complicherà ulteriormente la logistica dell’esercito di Mosca in quanto le armi con cui sono equipaggiati costoro utilizzano munizioni di calibro diverso da quelle in dotazione ai militari già dispiegati. «La Russia ha schierato diverse migliaia di riservisti appena mobilitati sulla linea del fronte in Ucraina da metà ottobre. In molti casi, sono equipaggiati in modo carente, a settembre gli ufficiali russi erano preoccupati che alcuni riservisti appena mobilitati arrivassero in Ucraina senza armi».

La guerra dei droni

L’intelligence militare britannica rileva che la Russia continua a utilizzare i droni iraniani contro gli obiettivi ucraini ma l’Ucraina sta diventando sempre più efficace nell’abbatterli. «Gli sforzi ucraini per sconfiggere gli UAV Shahed-136 hanno sempre più successo, fino all’85% degli attacchi viene intercettato» perché questi droni sono «lenti, rumorosi e volano a basse altitudini», quindi diventano facile bersaglio della difesa aerea di Kiev. 

Non solo: i droni turchi saranno presto in grado di contrastare i droni kamikaze iraniani Shahed-136 che l’esercito russo sta utilizzando in Ucraina. Haluk Bayraktar, amministratore delegato dell’azienda Baykar che produce i droni TB2, ha rivelato: «Sosteniamo la difesa dello spazio aereo ucraino. Molto presto i droni TB2 e Akinci saranno dotati di missili capaci di colpire oggetti in volo, siamo alla fase dei test. I droni iraniani sono pesanti e rumorosi, volano a basse quote e sono obiettivi facili».

Deportazioni e bambini

L’arcivescovo maggiore di Kiev denuncia nuove deportazioni. «Kherson, città sul Dnipro, nel sud dell’Ucraina, sta diventando il centro di un grande confronto. Gli occupanti stanno saccheggiando la città distruggendola, espellendo i suoi abitanti. La trasformano in un avamposto di future pesanti battaglie dove potrebbe essere versato molto sangue. Ma il cuore soffre soprattutto per i bambini orfani. I bambini orfani che sono privati ​​delle cure parentali e dunque, sono i più vulnerabili, in particolare, tra gli orrori della guerra. Abbiamo ricevuto informazioni che 46 ospiti della Casa del Bambino di Kherson sono stati deportati con la forza a Simferopol. Preghiamo per questi orfani, perché è dovere antico di ogni Vescovo in ogni comunità cristiana prendersi cura soprattutto delle vedove e degli orfani. Preghiamo per gli orfani che vengono rapiti in Ucraina e poi deportati verso una ignota destinazione finale».

Il sindaco di Energodar sostiene intanto che i russi non intendono restituire ai genitori dei bambini che erano stati portati da Energodar alla regione russa di Krasnodar per una “vacanza”. «Alcuni genitori che, nonostante la guerra, avevano inviato i loro figli a Krasnodar, hanno ricevuto segnali allarmanti. Gli occupanti gli hanno detto che i bambini rimarranno in Russia per un periodo indefinito” e di inviare vestiti più caldi, “rassicurandoli” sul fatto che i bambini potranno andare a scuola lì». Secondo il sindaco, i bambini sono ostaggi dei russi.

Una dichiarazione che ha causato orrore

Alcuni giorni fa Anton Krasovsky, conduttore televisivo di Russia Today, una testata sostenuta dal Cremlino,  parlando in diretta ha detto che i bambini ucraini che si oppongono alla Russia dovrebbero essere “annegati” o “bruciati”. L’emittente è da allora accusata di incitamento al genocidio. L’Ucraina ha chiesto che Russia Today venga messa al bando in tutto il pianeta: “Questo è un incitamento violento al genocidio, che non ha nulla a che fare con la libertà di parola”, ha osservato il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba.

Il direttore, Margarita Simonyan, ha dichiarato che il magazine ha sospeso il responsabile di tali espresiomi. «Le parole di Anton Krasovsky sono state brutali e disgustose. Forse Anton spiegherà che tipo di follia temporanea le ha innescate e perché sono uscite dalla sua bocca. È difficile credere che Krasovsky credesse sinceramente che i bambini debbano essere annegati».

Anton Krasovsky, sospeso per avere incitato alla violenza contro la popolazione ucraina, si è scusato dicendosi molto imbarazzato per essersi lasciato trasportare dai suoi commenti. «Beh, succede. Sei in onda, ti lasci trasportare e non riesci a fermarti. Chiedo perdono a tutti coloro che sono rimasti stupiti da ciò».

Oggi, Twitter ha oscurato l’account di Russia Today in seguito a un ricorso legale.

Disastro umanitario

Il Coordinatore umanitario delle Nazioni Unite in Ucraina, Denise Brown, ha dichiarato che nel Paese «l’entità del disastro umanitario è sbalorditiva». I numeri parlano di 18 milioni di persone, più del 40% dell’intera popolazione ucraina, bisognosi di aiuti umanitari. Circa 14 milioni di persone sono state costrette ad abbandonare le proprie case, di cui 6,2 milioni di sfollati interni e quasi 7,7 milioni rifugiati in altri paesi.

Con l’arrivo dell’inverno e la distruzione delle centrali elettriche, tra le priorità vi sono la  riparazioni dei centri collettivi, la fornitura di coperte, materassi, vestiti, cibo, generatori di ospedali. Brown riconosce in particolare lo sforzo di oltre 590 partner umanitari, organizzazioni umanitarie nazionali e locali, che ha permesso di aiutare già 13 milioni di persone nel Paese. Tuttavia, in alcune aree come Kharkiv, Kherson e Donetsk, la minaccia della presenza di mine e ordigni inesplosi ostacolano ancora le operazioni umanitarie. Denise Brown ha insistito sulla necessità di aiuti psicosociali a circa 10 milioni di civili traumatizzati dalla guerra, comprese donne e ragazze vittime di violenze sessuali. 

Nonostante le sofferenze, la comunità cristiana in Ucraina sostiene la Chiesa che a sua volta aiuta le persone più provate dalla guerra. Così riferisce mons. Vitaliy Krivitskiy, vescovo della diocesi di Kyiv-Zhytomyr:

«C’è una scoperta che ci sorprende e ci commuove: questo gregge provato dal dolore e dai lutti ci ha anche dimostrato che l’ obolo della vedova resiste. Nonostante le loro modeste pensioni, i fedeli ucraini stanno infatti donando tutto quello che possono per sostenere i sacerdoti che sono reperibili 24 ore su 24, celebrano la messa, impartiscono i sacramenti, sono a disposizione di chi ha sofferto un lutto e di chi è disperato per aver perso tutto quello che aveva».

La fondazione Acs nel 2021 ha  potuto aiutare in tutto il mondo 52.879 sacerdoti, in media uno su otto. La ripartizione delle offerte per Messe rispecchia le condizioni di povertà dei diversi continenti: il 29,8% è stato destinato all’Africa, il 36,5% all’Asia e al Vicino e Medio Oriente, il 16,3% all’America Latina e il 17,4% all’Europa occidentale e orientale. 

Papa Francesco

Il Papa, parlando nell’evento conclusivo del convegno «Il grido della pace» organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio, ha ricordato che la preghiera per la pace «è diventata un grido, perché oggi la pace è gravemente violata, ferita, calpestata: e questo in Europa, cioè nel continente che nel secolo scorso ha vissuto le tragedie delle due guerre mondiali. Siamo nella terza. Purtroppo, da allora, le guerre non hanno mai smesso di insanguinare e impoverire la terra, ma il momento che stiamo vivendo è particolarmente drammatico. Per questo abbiamo elevato la nostra preghiera a Dio, che sempre ascolta il grido angosciato dei suoi figli»..