Il concorso di poesia religiosa di Castagneto Carducci non è un’occasione mondana: è un evento dello spirito. Nasce tre anni or sono nell’ambito delle tante iniziative che caratterizzano le Feste Triennali del SS. Crocifisso, una scultura sacra trecentesca che da secoli (come ha voluto ricordare anche Cristiano Pullini, assessore al Turismo del Comune di Castagneto) rappresenta l’identità religiosa, ma anche, in senso più ampio, culturale, dei castagnetani.
Non importa presentare il paese, che prende il nome moderno di Castagneto Carducci da quello del poeta toscano che riconobbe in lui le proprie radici, come dimostra in tante poesie: tralasciando l’immortale Davanti San Guido, che nella vecchia scuola media imparavamo tutta, rigorosamente, a memoria (116 versi!), come dimenticare «Dolce paese, onde portai conforme / L’abito fiero e lo sdegnoso canto» (Traversando la Maremma Toscana)?
Un evento dello spirito: la giuria
Ebbene, quest’anno la seconda edizione del Premio di Poesia Versi d’Oro al SS. Crocifisso ha visto al lavoro una giuria di cinque persone su una sessantina di composizioni poetiche provenute da tutta Italia, sia sonetti che versi liberi. I componenti della giuria erano la prof. Debora Maccanti docente di lettere alla scuola media di Venturina, la prof. Cristina Bernazzi, anch’ella docente di lettere dello stesso istituto, la prof. Gloria Larini docente di latino e greco al liceo classico di Cecina, il francescano padre Pietro Bragagnolo della comunità di Piombino e la sottoscritta, che ha funto anche da presidente della giuria stessa.
È stato un lavoro sereno da parte di cinque persone, ognuna con le proprie sensibilità e competenze, che si è concluso con notevoli convergenze sui due premi da assegnare per le due diverse categorie in lizza. Purtroppo, due e non tre, perché per la prevista categoria della Lauda si è presentato un solo autore con due composizioni di alto livello, ma non poteva concorrere con se stesso: come ironicamente ha commentato l’autore in questione, il prof. Cinti, avrebbe vinto sicuramente lui… Ha mietuto ugualmente una vittoria, per un suo sonetto. Ma andiamo per ordine.
Le composizioni segnalate e la premiazione
I premi sono stati consegnati da Luciano Fabiani, Governatore della locale Confraternita di Misericordia. Per la sezione “Versi Liberi”, la scelta della giuria si è orientata decisamente su Resurrezione di Maria Felicetti. Spero che la possiate gustare come abbiamo fatto noi.
Resurrezione di Maria Felicetti
«Cos’è questo scroscio di campane
nell’aria nuova, primordiale?
Un canto regale e inaudito.
Sui gigli e sugli ulivi rinverditi,
sui roseti, sulla tomba vuota
incandescente la luce dilaga.
Invano la pietra arresta la parola creatrice
e il cuore s’attarda al lamento
Nelle periferie del lutto
a ungere il silenzio di aloe e mirra,
a seppellire il cielo
nell’ultimo bacio.
“Non è qui”. Altrove è l’Amato.
I teli, il sudario adagiati nel medesimo posto.
Esplode la notte
in un’onda centrifuga,
un urto possente di letizia
che dilata i confini del mondo,
mette ai piedi le ali
e sulle labbra lo scandalo della vittoria.
Corre la pace incontenibile
negli occhi bagnati di vertigine,
nel tempo che ricomincia a battere,
kairos della pienezza,
dell’amore ritrovato,
del grande risveglio.
Il principio si compie
nella maestà di un “Ecco!”,
chiave di volta che ricongiunge
gli antipodi rotti.
E la carne, vertice dell’indiviso,
si fa varco all’eterno».
L’autrice Maria Felicetti, nata a Taranto nel 1981, vive a Buccinasco (Mi). Ha frequentato il master biennale di alta formazione “Il Piacere della Scrittura” organizzato dall’Università Cattolica di Milano, e il laboratorio di poesia guidato dal poeta Pietro Federico. Pratica il giornalismo scrivendo articoli di cronaca locale. Ha pubblicato, su riviste ed antologie, racconti, fiabe, filastrocche e poesie, e in questi ultimi anni si è cimentata in concorsi letterari tra cui La Tempesta in Mare 2021, Fondazione il Pellicano, primo premio; Città di Sassari 2021, primo premio. Non possiamo che incoraggiarla a proseguire, data anche la sua giovane età, su questa strada in cui dimostra di possedere una maturità straordinaria, sia per l’uso del mezzo poetico, sia per lo spessore dell’approccio biblico. Auguri!
Il sonetto Morte e resurrezione di Federico Cinti
Molto diversa la carriera professionale di Federico Cinti, dottore di ricerca in filologia greca e latina, e docente di italiano e latino presso il Liceo scientifico «Leonardo da Vinci» di Casalecchio di Reno (Bologna).
Giovane anch’egli (non arriva ai cinquant’anni), ha dedicato la sua vita allo studio della patrologia e della letteratura latina del Rinascimento, oltre che della storia della filologia classica e della letteratura italiana tra Otto e Novecento, con numerose pubblicazioni di cui ricordo solo Erasmo da Rotterdam, Il lamento della pace (Rizzoli, Milano 2005); N. Machiavelli, L’arte della guerra (Barbera, Siena 2007); la silloge catulliana Poesie d’amore (Barbera, Siena 2006), la traduzione di Saffo in Poesie, frammenti e testimonianze (Rusconi, Rimini 2017, con C. Neri), G. Pascoli, Myricae (Rusconi, Rimini 2018); Piccola guida eccentrica di Bologna, Persiani, Bologna 2019; Piccola guida esotica di Bologna, Persiani, Bologna 2020; Piccola guida estatica di Bologna, Persiani, Bologna, 2022.
Tra le raccolte poetiche: Spirito in carme e glossa. Epigrammi notabili e notati (Bologna, Libreria Bonomo Editrice 2005), Ecatombe a Giulia (Bologna, AZ fastpress 2006), Speculum salutis. Un canzoniere (Cesena, il Pontevecchio 2009); Bestiario. Ritratti veri di persone false (Bologna, Persiani Editore 2013); San Martino di Tours (poemetto in ottave, ed. Pendragon, Bologna 2016), dedicato al santo patrono della sua città. Penso che possa bastare…
Morte e Resurrezione
«Andò in scena il dolore della vita,
sudore, sangue, insulti sulla via.
Un povero reietto in agonia
era il Signore su per la salita.
Giunse al Calvario.
Stretta tra le dita
teneva la sua croce, la follia
inflittagli dagli uomini. Maria
con lui pativa di ogni sua ferita.
Fu crocifisso, tutto era compiuto.
Rese al mondo il suo sirito di pace,
di perdono. Ora nulla era perduto.
Fu seppellito in un silenzio assorto.
Ma nel buio la morte fu incapace
di vincere la gloria del Risorto».
Menzioni di onore
Stabiliti abbastanza facilmente i due vincitori (medaglia d’oro e 400 euro di premio), la giuria ha proceduto a indicare le composizioni a suo giudizio meritevoli di una speciale menzione. Fra queste, una delle due Laude presentate dal prof. Cinti che, se non ha potuto con questa aggiudicarsi un premio, ha comunque ampiamente guadagnato una particolare segnalazione.
Mater Gaudiosa di Federico Cinti
«Dolce Madre, il tuo piangere sul viso
ti sfavilla di luce indefinita.
Nei tuoi occhi il Signore della vita
rifulse del suo limpido sorriso.
Raccolta in un silenzio di preghiera,
aliò l’alba sull’anima affannata.
Dintorno era un fruscio di primavera,
poco più in là la pietra rotolata.
Quante volte in quei giorni eri tornata
al sepolcro del Figlio con dolore.
Eri la Madre afflitta del Signore:
del tuo sangue purissimo era intriso.
Dolce Madre, il tuo piangere sul viso
ti sfavilla di luce indefinita.
Nei tuoi occhi il Signore della vita
rifulse del suo limpido sorriso.
Ti rallegrò l’azzurro aureo del cielo,
ti inebriò il fragrare della rosa.
Eri rinata dopo lo sfacelo,
così piena di grazia luminosa.
Ti abbracciò una potenza prodigiosa
in quell’attimo eterno sul sentiero:
tu, immacolata sposa del Mistero,
vedesti spalancarsi il Paradiso.
Dolce Madre, il tuo piangere sul viso
ti sfavilla di luce indefinita.
Nei tuoi occhi il Signore della vita
rifulse del suo limpido sorriso.
Ti raccontò ogni singolo segreto:
aveva vinto in croce sulla morte.
Con l’anima felice, il cuore lieto,
ne meditavi le parole assorte.
Ti fece del miracolo consorte,
custode della via della salvezza.
Eri la gioia sua, la sua dolcezza:
così tutto con te fu condiviso.
Dolce Madre, il tuo piangere sul viso
ti sfavilla di luce indefinita.
Nei tuoi occhi il Signore della vita
rifulse del suo limpido sorriso».
Akeldamà di Christian Martinelli
Sorvolo su altre poesie che hanno meritato un attestato di onore, ma voglio soffermarmi sulla composizione di un giovane autore alla sua prima opera poetica, Christian Martinelli di Castagneto Carducci.
Akeldamà
«Io non c’ero,
tra ferite e odio,
fra sangue e buio,
tra bugie e verità,
perdona.
La terra del sangue amaro,
io non c’ero
là, tra miseria e pentimento,
lussuosità
del peccato,
rabbi, tu che sei là dove io non sono.
Il bacio, che fu soffio di vento
mi dilaniava le membra,
io non c’ero e tu,
tra soffrir di paura,
tra tremori e urla.
Il coraggio mi scappò,
l’ingordigia mi divampò nell’anima malata.
In quei campi, là dove finì
La vita,
la tua passione,
la mia delusione.
Rabbi, potrai mai perdonare?
Risorgi e sii quella luce
che guida il mio buio eterno,
io non c’ero, ma tu sì,
regala la vita a chi vive
nella tua parola».
In sintesi
Una bellissima occasione di riflessione sui temi importanti della fede e della vita. Come dicevo, un evento dello spirito, di cui è stato sentitamente ringraziato Francesco Irrera, ideatore e principale animatore dell’iniziativa.
P.S.: a conclusione della cerimonia, un simpatico premio, consistente in un prodotto della Tenuta Sant ‘ Agata di Massimo Bacchetta, è stato assegnato dalla Giuria popolare alla poesia in Versi Liberi di Maria Felicetti.