
Che cosa unisce letterariamente la figura del Crocifisso, per noi anche troppo familiare, nei secoli pagani ancora scandalosa e folle, alla gloria del Risorto? Queste due dimensioni, infatti, sembrano antitetiche e inconciliabili, tanto che anche i discepoli immediati di Gesù, di fronte alla malaparata dell’arresto e poi della condanna e della Croce, si dileguarono.
Eppure, in una visione di fede cristiana, quella stessa visione che ha prodotto tanta arte e tanta cultura nella nostra società, gli opposti si congiungono e si conciliano nella persona del Crocifisso, “e la carne si fa varco all’eterno”.
La carne e la Redenzione
Nella visione cristiana, la Redenzione non è avvenuta nonostante la croce su cui è appesa la carne di un uomo, e la Redenzione non è affrancamento dalla carne: la carne (tutto l’uomo) è il luogo e il mezzo della Redenzione, e Redenzione non è fuggire la carne!
Sapete dove si trova questa congiunzione fra carne e Cielo, Crocifisso e Risorto, e cosa c’è già di paradisiaco nella Passione? Secondo il Vangelo di Giovanni, il giardino.
Il giardino (Képos)
All’inizio del cap. 18, Gesù entra in un giardino con i suoi discepoli, lì viene arrestato.
Il giardino rappresenta comunione:
- Comunione con Dio, con il creato in Genesi (parádeisos),
- Comunione tra il Diletto e l’Amata nel Cantico (képos).
Gesù è in comunione con i suoi, ma questa comunione viene infranta dai piani delittuosi di chi comanda.
La Passione è una comunione spezzata, che spezza anche la carne di Cristo, lacerata dal supplizio.
Abbastanza stranamente per noi, Giovanni dice che anche il luogo della crocifissione è presso un giardino.
Il racconto di Giovanni: la croce e il giardino
19 38Dopo questi fatti Giuseppe di Arimatea, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto, per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. 39Vi andò anche Nicodèmo – quello che in precedenza era andato da lui di notte – e portò circa trenta chili di una mistura di mirra e di àloe. 40Essi presero allora il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli, insieme ad aromi, come usano fare i Giudei per preparare la sepoltura. 41Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora posto. 42Là dunque, poiché era il giorno della Parasceve dei Giudei e dato che il sepolcro era vicino, posero Gesù.
La croce, il giardino e il sepolcro
La croce è in un giardino e nel giardino c’è un sepolcro e nel sepolcro viene posto Gesù.
Qui, e non a caso, Giovanni dice che deposero Gesù: έθηκαν (éthekan) aoristo di τίθημι (títhemi).
Sembra l’ultima parola della storia. Ma non si dimentichi una cosa: Gesù aveva detto, del discorso del Buon Pastore, che il Buon Pastore è colui che depone la vita per le sue pecore, per riprenderla di nuovo, e poi l’aveva fatto davvero simbolicamente, deponendo le vesti per lavare i piedi ai discepoli e poi riprendendole di nuovo: vi sembra che possa finire così?
La comunione ritrovata
Il luogo della crocifissione, il giardino, il sepolcro sono luoghi che si contengono l’un l’altro, ma il contenuto ultimo è Gesù. Dove è Gesù è la comunione con Dio che erompe, trabocca anche dalle ferite della sua carne straziata, dalle sue stigmate.
Dove è Gesù è il giardino del Paradiso, anche nell’infame luogo di una crocifissione e nell’impuro luogo di una sepoltura.
Ebbene, questo giardino in cui Gesù è sepolto come il chicco di grano è già il Paradiso della comunione ritrovata con Dio.
È il luogo delle nozze con l’umanità: non a caso la Maddalena cerca Gesù, il suo diletto, nel giardino: nel giardino insperabilmente lo trova, nel giardino correbbe trattenerlo a sé, ma il Diletto non si lascia trattenere, non è ancora il momento…