Abbiamo visto in oriente la sua stella

Abbiamo visto in oriente la sua stella. Natività, Giotto, Cappella degli Scrovegni, Padova
Natività, Giotto, Cappella degli Scrovegni, Padova. Si noti come per la prima volta nell’iconografia la stella abbia la forma di una cometa

Narra il Vangelo secondo Matteo, al capitolo due, che alcuni Magi videro sorgere la stella del re dei Giudei e seguendola giunsero dove si trovava il bambino Gesù.

Informazioni laconiche, ovviamente con significato teologico. La stella, nell’antico vicino Oriente, è nome e simbolo regale; ad esempio, il re Nabucodonosor veniva chiamato «Stella del Mattino»). Quindi il sorgere in cielo di una nuova stella simboleggia l’avvento di un nuovo re.

Esiste anche una profezia pronunciata dal veggente Balaam (Nm 24,17: «Io lo vedo, ma non ora, io lo contemplo, ma non da vicino: Una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele») che annunzia il sorgere in Israele di un re, rappresentato da una stella e da uno scettro.

Sapienti di Caldea, i Magi sono esperti nell’arte dello scrutare i cieli notturni. Leggono nel libro della natura l’avvento di un regno di pace e si sobbarcano un lungo viaggio per contemplare il Re. Giunti nella terra santa, però, smarriscono il segno celeste; se lo vogliono ritrovare, si devono rivolgere alle Scritture, per bocca degli scribi presenti alla corte di Erode il Grande. Dalla natura alla Scrittura: è il cammino di questi “nomadi della fede”, come sono stati chiamati.

Tale significato teologico non ha impedito che fedeli ed astronomi si siano comunque sempre chiesti se fosse possibile individuare realmente l’evento stellare di cui parla l’evangelista. Si sono moltiplicati nel tempo gli sforzi, con studi astronomici a partire dalle date plausibili. Bisogna però considerare che l’effettivo anno di nascita di Gesù Cristo è da anticipare dai quattro agli otto anni rispetto al nostro calendario. Ciò è dovuto all’errore compiuto nel VI secolo dal monaco medievale Dionigi il Piccolo quando fissava la nascita di Gesù al 753 ab Urbe condita. Ciò nonostante, questo divenne il calendario ufficiale nella cristianità.

Stella, cometa o pianeta?

La cometa di Halley. NASA, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=544352

L’idea che la stella dei magi fosse una cometa è da riportare ad Origene; ma si attesta definitivamente nella fantasia popolare dopo che Giotto, che aveva potuto ammirare la cometa di Halley di persona nel 1301, l’affrescò sopra la grotta della Natività nella Cappella degli Scrovegni a Padova. Gli astronomi alla fine, cercando riscontri, hanno ridotto il campo delle ipotesi a quattro soluzioni possibili. Di queste, solo la quarta ha maggiori possibilità di essere quella reale.

La prima: si trattò della cometa di Halley. Ipotesi da escludere perché in base ai calcoli orbitali della cometa ed alle documentazioni romane e cinesi a noi pervenute il passaggio avvenne nel 12 a.C.; la nascita di Gesù sarebbe invece da fissare tra l’8-7 ed il 4 a.C.

La seconda: fu un’altra cometa. Solo fonti cinesi, assai distanti dal Medio Oriente, riportano cronache di due comete o eventi luminosi in cielo il 5 ed il 4 a.C. Le fonti vicine non ne parlano.

La terza: si trattò di una supernova, cioè di un’esplosione stellare. Secondo gli astronomi questi fenomeni sono molto luminosi, ma durano al massimo qualche settimana. Il tempo non fu quindi sufficiente per guidare magi provenuti dall’oriente fino al luogo della Natività.

La quarta: fu una congiunzione planetaria, cioè l’allineamento prospettico di due pianeti che per chi li osserva dalla Terra appaiono come uno solo più grande e luminoso. Questa sembrerebbe l’ipotesi più plausibile. Il primo ad accorgersi che la stella di cui parla il vangelo poteva essere davvero una congiunzione planetaria fu Keplero. Keplero osservò (col cannocchiale) la luminosa congiunzione di Giove e Saturno del Natale 1623. Calcolò che una tripla congiunzione degli stessi pianeti nella costellazione dei Pesci si era già verificata intorno al 7 a.C.; e che era durata addirittura da maggio a dicembre. Dunque il tempo necessario per guidare i magi fino al luogo dove si trovava Gesù nel lungo tragitto dai lontani luoghi da cui provenivano.

La congiunzione planetaria

La plausibilità scientifica dell’identificazione della congiunzione planetaria con la stella di Natale evangelica carica dunque di grande significato e fascino l’evento astronomico cui si è potuto assistere anche ad occhio nudo a fine dicembre 2020, molti l’hanno visto: la «Grande congiunzione», come è stata chiamata, di Giove e Saturno.

Si tratta dell’allineamento visivo dei due maggiori pianeti del sistema solare. Essi non erano mai stati così vicini tra di loro dal 1623, e così visibili all’osservazione dalla Terra da centinaia di anni, dal 1226. Un fenomeno raro, che si ripeterà solo nel 2417. Il massimo di vicinanza e luminosità è stato raggiunto proprio nella notte del solstizio d’inverno del 2020, il 21 di dicembre. L’evento ha potuto essere scorto ad occhio nudo per diverso tempo. Devo dire che aver potuto contemplare questa grande “stella” luminosa nel cielo buio, pendente sopra il profilo oscuro dell’isola d’Elba, è stato stranamente emozionante. Chiunque avrebbe notato il fenomeno, anche senza saper niente del tutto. Tale dovette essere la visione dei Magi duemila anni fa.

Distanze astronomiche

Gli astronomi sottolineano che la «Grande congiunzione» è però solo ottica, non è reale. È data dalla inclinazione delle orbite di Giove e Saturno; erano queste che facevano apparire dalla Terra i due pianeti distanti tra loro appena un decimo di grado angolare, praticamente fusi insieme. Nella realtà distavano il primo 886.400.000 km dalla Terra, il secondo 1.619.600.000 km, e sono rimasti sempre assai lontani tra di loro.

Per ragioni di copyright non posso pubblicare le foto dell’evento astronomico. Rimando qui e qui a siti che le hanno postate.

La stella di Zeffirelli

Trovate qui anche il link che vi rimanda ad uno spezzone del “Gesù di Nazareth” di Franco Zeffirelli. Notate come la rappresentazione sia fedele all’evento astronomico. Quello che mi sfugge e mi risulta incomprensibile, nell’episodio, è il motivo della scelta che ha condotto il regista a presentare i Magi che si introducono nel regno di Erode senza presentarsi al re, come avviene nella narrazione evangelica.

Per un approfondimento sulla data del Natale, cliccare QUI.

CERCANDO LA STELLA

L’ho pubblicata più volte, ma mi piace riproporre una bella poesia di Edmond Rostand (celebre per il suo Cyrano de Bergerac) che ci insegna dove possiamo trovare, il più delle volte, la nostra stella:

I magi e la stella. Pubblico dominio
La stella

Persero la Stella, una sera; perché si perde

La Stella? A volte per averla troppo guardata.

I due re bianchi essendo sapienti di Caldea,

Tracciarono sul suolo cerchi col bastone.

Fecero dei calcoli, si grattarono il mento.

Ma la stella era fuggita, come fugge una idea.

E quegli uomini la cui anima aveva sete di essere guidata

Piansero, drizzando tende di cotone.

Ma il povero Re nero, disprezzato dagli altri due

Si disse: «Pensiamo alla sete che non è la nostra,

Bisogna dare lo stesso da bere agli animali».

E, mentre teneva il secchio per il manico,

Nell’umile cerchio di cielo in cui bevevano i cammelli

Vide la Stella d’oro, che danzava in silenzio.