
Colgo l’occasione di una intervista che ho rilasciato ieri a Telegranducato nello spazio orario della diocesi di Livorno per iniziare a parlare del vangelo secondo Marco, su cui torneremo in seguito perché sarà il Vangelo che accompagnerà il prossimo anno liturgico a partire dal 3 dicembre, prima domenica di Avvento.
Se ci volete dare un’occhiata, il video dell’intervista è questo:
Non è pesante, ho anche detto Barbara invece di Barnaba, quindi c’è da ridere.
Non è per fare pubblicità ad un mio libro che entro in questo discorso, ma perché è importante capire che quei piccoli scritti che chiamiamo Vangeli sono tutt’altro che semplici racconti, sia pure di fede, e tutt’altro che letture facili dove ognuno trova spontaneamente quel che fa per lui.
Oh, non c’è dubbio che siano testimonianze di fede che provocano il lettore e gli chiedono una risposta personale. Ma sono anche testi molto lontani da noi nel tempo (duemila anni) e nello spazio (provengono dalla cultura degli antichi semiti, molto diversa dalla nostra) che richiedono una lettura non banale per non essere fraintesi. Faccio un semplice esempio: in Luca 14,26 Gesù dice: «Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle ed anche la propria vita, non può essere mio discepolo». Bisogna dunque odiare le persone più care per seguire Gesù? Per rispondere a questa domanda dobbiamo conoscere l’uso che del termine odiare si faceva nell’ambiente storico di Gesù. E non ve lo dico.
Vangelo secondo Marco

Il vangelo secondo Marco è la forma primitiva di Vangelo, impostato come il cammino di un anno, dalla Galilea a Gerusalemme, verso la Pasqua del Signore. Non premette un prologo narrativo come Matteo e Luca, che ci avvicinano alla figura di Gesù fin dalla sua Concezione e Natività, né un grande prologo teologico come farà Giovanni. Tutto il mistero del Cristo è annunciato in parole sbrigative:
«Principio del vangelo di Gesù Cristo Figlio di Dio».
Parole sbrigative, ma dentro c’è già tutto. Il lettore di questo vangelo sa già Chi è Gesù; toccherà agli spettatori dei gesti di Gesù e agli ascoltatori delle sue parole cercare di rispondere alla domanda che pende sullo scenario: Chi è Costui, che anche il vento e il mare gli ubbidiscono? Infatti, man mano che il racconto procede sentiamo voci che proclamano che Gesù è il Figlio di Dio, ma sono la Voce del Padre (al battesimo e alla trasfigurazione) e le voci dei demoni, che ne hanno una conoscenza soprannaturale; gli uomini non lo sanno.
Chi sia Gesù, il Figlio di Dio, lo proclamerà il centurione vedendolo spirare in quel modo sulla croce. Un pagano! Un romano, appartenente al popolo degli oppressori di Israele! Ed ecco che con lui il Vangelo, cioè la Buona Notizia che Gesù è il Figlio di Dio Salvatore di tutti, ha raggiunto il cuore di Roma, cioè il cuore della storia.
Ma il discorso sarebbe molto, molto lungo. Un’altra volta…