
Lewis: la conversione, raccontata in una intervista televisiva. Il video QUI:
Domanda. Alla pagina 33 del saggio su C.S. Lewis c’è un passaggio molto interessante: «La sua vita sembra ormai impostata su di una routine, ma Dio ha appena cominciato con lui; gli sta parlando attraverso i libri». Poi avviene qualche altra cosa e stringe nuove amicizie.
Un passaggio importante per C.S. Lewis è quello delle amicizie che lo porteranno ad intraprendere un cammino sulla via della fede.
Lewis a 13 anni aveva perso la fede e nella sua autobiografia Sorpreso dalla gioia, sempre col suo solito spirito di humor tipicamente britannico (il senso dell’umorismo non gli mancherà mai), analizza le componenti di questa perdita della fede fin nell’adolescenza. Un solo passo a descrivere la sua confusione:
“…vivevo allora in un vortice di contraddizioni. Sostenevo che Dio non esiste. Ero anche molto arrabbiato con Dio per il fatto che non esisteva. E ce l’avevo con lui anche perché aveva creato il mondo”.
Lewis ha attraversato nella sua vita un lungo periodo di ateismo, quindi di rifiuto della fede tradizionale della propria famiglia – una fede, però, basata più sull’osservanza delle regole che sull’amore; una fede che faceva paura perché veniva veicolata anche attraverso la paura dell’inferno. I motivi sono complessi, non mi fermo, adesso, su questi.
Lewis: la conversione. Un fatto di libri

Comunque, tutta una serie di motivi l’aveva spinto a desiderare di liberarsi da questo fardello. E dobbiamo aspettare molti, molti anni, in pratica tutta la sua giovinezza, perché Lewis invece porti a maturazione una istanza di fede che in realtà è rimasta molto profonda nella sua anima. Il primo vacillare del suo ateismo è dovuto proprio ai libri; perché Lewis era un lettore accanito, naturalmente, ma incomincia quasi per caso a fare delle letture che lo scuotono.
Cito un autore fra tutti, credo abbastanza noto; G.K. Chesterton, il famoso convertito inglese al cattolicesimo. La lettura di Chesterton incomincia a fare breccia su Lewis il quale si accorge che tutti i libri – usa queste immagini un po’ colorite – incominciano a rivoltarglisi contro. Si accorge infatti che gli scrittori che gli piacciono di più sono proprio i cristiani, mentre gli altri che dovrebbero essere più consoni al suo modo di pensare li trova estremamente noiosi.
Lewis: la conversione. Un fatto di amici

I libri incominciano a fare la loro azione su questo ateismo che lui credeva incrollabile, ma il colpo di grazia glielo hanno dato le amicizie, perché nel 1926 Lewis viene a conoscere un certo collega…
Lewis aveva studiato a Oxford, aveva preso tre lauree e poi vi aveva incominciato a insegnare: sarà docente a Oxford fino al 1954, poi passerà a Cambridge sempre abitando a Oxford. Questo collega e amico che lo sorprende e che lo scuote è Tolkien, credo notissimo in Italia come autore del Fantasy Il Signore degli Anelli. Tolkien era un fervente cattolico e per questo Lewis rimane sorpreso che una persona che trova così affine come modo di pensare, di sentire, appartenga invece proprio a quel versante della fede che lui aveva sempre rifiutato. Lewis si trova circondato e assalito a questo punto non solo da libri cristiani ma anche da amici cristiani: Tolkien non è l’unico, evidentemente, ce ne sono molti altri. Sono proprio queste amicizie che gli danno il colpo di grazia. In particolare, Lewis ricorda una lunga conversazione notturna che ebbe con Tolkien, trascorsi pochi giorni dalla quale abbracciò il cristianesimo e quindi il ritorno alla fede della propria famiglia, però una fede incomparabilmente più matura. Non era più la fede da bambino che aveva che aveva rifiutato, ma era una fede adulta, avvincente, che lo spingeva quindi anche all’evangelizzazione.