
Il primo genere di sacrificio su cui vertono le norme dettate dal libro del Levitico è l’olocausto, l’offerta in cui la vittima viene interamente consumata dal fuoco, cioè offerta totalmente a Dio senza che l’uomo possa prenderne parte alcuna. Infatti il nome greco, olocausto (ὁλοκαύτωσις, da ὅλος “intero” e καυστός “bruciato”), significa “interamente bruciato”, mentre il nome ebraico, ‘olah ovvero “ciò che sale”, indica in altro modo che la vittima sale tutta in fumo.
L’olocausto: tipologie di vittime
Alle norme sull’olocausto è dedicato il cap. 1 del Levitico, secondo una articolazione tripartita in base all’animale che ne è l’oggetto:
- Un bovino (vv.3-9)
- Un ovino o caprino (vv. 10-13)
- Un uccello (vv. 14-17). Il sacrificio di uccelli è un’aggiunta ai sacrifici maggiori in modo da rendere possibile anche ai poveri fare le loro offerte.
Il soggetto di tutto il passo è l’offerente laico, cioè genericamente un ’adam, una persona, mentre al sacerdote sono riservati le azioni particolari che riguardano il maneggio del sangue. Questo fa pensare ad una datazione molto antica del rituale, precedente al tempo dell’esilio, perché in tempi successivi le mansioni dei sacerdoti si erano estese. Che però i testi risalgano ad epoche diverse sta a dimostrarlo la connotazione espiatoria dell’olocausto, che non gli era propria originariamente.
Antropomorfismo
La menzione dell’odore del sacrificio gradito al Signore è invece un forte antropomorfismo, cioè un modo di dire che parla di Dio come se si trattasse di un essere umano, attribuendogli sentimenti e gesti umani. È un modo fortemente approssimativo, ma si può comprendere come sia impossibile parlare di Dio adeguatamente (se ci fosse possibile, noi stessi gli saremmo pari, oppure Egli sarebbe al nostro livello e non sarebbe Dio). Perciò ci rifacciamo continuamente alla nostra esperienza umana per esprimere la sua grandezza inarrivabile, mentre Egli si china sulla nostra piccolezza adattandosi man mano alla nostra possibilità di comprensione e di impegno.
Quando i tempi saranno maturi, allora si comprenderà, anche nella Scrittura, che non è quello il tipo di sacrificio più gradito a Dio, ma è l’offerta interiore della propria vita da parte dell’uomo. Gesù ne darà la dimostrazione nel Vangelo di Giovanni (2,14 ss.), quando purificando il tempio di Gerusalemme dai traffici che vi si svolgevano darà la libertà proprio alle tre categorie di animali da sacrificio menzionate dal Levitico: buoi, pecore e colombe; e proclamerà di essere Lui il vero tempio di Dio (2,19 ss.).