Lettura continua della Bibbia. Gli appellativi dei profeti

Appellativi dei profeti
Giovanni Battista, Mosè e i Profeti. Di Wolfgang Sauber – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=8954701

Dei nomi usati nella Bibbia come appellativi dei profeti,

  1. alcuni indicano principalmente la natura della missione,
  2. altri la relazione del profeta con Dio,
  3. altri ancora i rapporti del profeta con gli uomini.

Appellativi dei profeti

Secondo la natura della missione

  1. Profeta viene dal greco prophétes, usato nei LXX e nel Nuovo Testamento, composto di phemí = “parlare” e di pro = “in luogo di” (e non “prima di”). Significa Colui che parla in luogo di Dio (e non “colui che pre-dice il futuro”). NAVÎ’ è il nome ebraico più frequente, forse dall’accadico NABU =“chiamare”, nel senso di chiamato (da Dio, oppure, in senso attivo. “colui che chiama”), ovvero da una radice verbale con il senso di parlare, od un’altra radice ancora che ha il senso di ribollire interiormente. La frequenza del termine è la seguente: massima nei Profeti anteriori (99 volte, cui si aggiungono le 10 volte del Deuteronomio) e in Geremia (95 volte). Seguono l’opera del Cronista (35 volte),  Ezechiele (17 volte), Zaccaria (12 volte) e Daniele (14 volte). Più ridotta la frequenza del termine in Osea (8 volte), Isaia (7 volte), Amos e Aggeo (5 volte ciascuno), Lamentazioni (4 volte), Michea e Salmi (3 volte ciascuno), Abacuc (2 volte). Una sola la ricorrenza in Genesi (20,7: Abramo), Esodo (7,1: Aronne nei confronti di Mosè), Numeri (11,29: lo spirito di profezia di Mosè condiviso con i 70 anziani; 12,6); Sofonia e Malachia.
  2. Secondo 1 Sam 9,9 («Una volta in Israele, quando uno andava a consultare Dio, diceva: “Su, andiamo dal veggente”, perché il profeta di oggi era chiamato in antico il veggente»), di uso più antico è RO’EH = veggente (da RA’AH = vedere), nel senso di colui che vede quello che sfugge agli altri.
  3. Si trova anche CHOZEH, da CHAZAH, verbo poetico per “vedere”, “avere visioni”.
  4. Uomo dello Spirito (Os 9,7) indica l’effusione dello Spirito che spinge il profeta a svolgere la sua missione.

Appellativi dei profeti in relazione a Dio

In relazione con Dio, il profeta viene detto

  • uomo di Dio (’îsh-elohîm: Mosè, Samuele, Elia, Eliseo),
  • Servo di JHWH (Geremia, Deutero-Isaia),
  • messaggero di JHWH (Ag 1,13: MAL’AK JHWH).

Appellativi dei profeti in rapporto agli uomini

In rapporto agli uomini, vengono usati nomi metaforici: sentinella (Is 52,8: «Una voce! Le tue sentinelle alzano la voce, insieme gridano di gioia, perché vedono con i loro occhi il Signore, che ritorna in Sion»; Is 21,11 s.: «“Sentinella, che resta della notte? sentinella, che resta della notte?”». Risponde la sentinella: “Viene il mattino e poi la notte; se volete domandare, domandate, convertitevi e venite”»), pastore (Zc 10,2 s.).

Rapporto con il re

A seconda del rapporto con il re si possono distinguere tre fasi nel profetismo antico:

  1. Al tempo di Davide, i profeti si pongono in un rapporto di vicinanza fisica e di distanza critica (Gad, Natan).
  2. Dopo Salomone, il profeta si tiene distante dal re e lo avvicina solo per interventi particolari (Achia di Silo promette il trono a Geroboamo I [I Re 11,29-39], poi gli annuncia la rovina; Michea figlio di Imla annuncia la disfatta ad Achab in 1 Re 22).
  3. Elia unisce la distanza dal re all’avvicinamento al popolo, e così pure Eliseo.

Secondo alcuni critici, il profeta è un’autorità carismatica esercitata al di fuori delle istituzioni (MAX WEBER), per altri è strettamente legata al culto analogamente ai sacerdoti (P. BERGER). D.L. PETERSEN (The Roles of Israel’s Prophets) ritiene inadeguate le categorie comunemente usate per definire l’azione profetica: non si tratta di un ufficio perché ne manca la stabilità della struttura, né di estasi perché normalmente questo fenomeno è assente, né di carisma perché poco conciliabile con la forte personalità dei profeti. Secondo questo studioso,

  • RO’EH è il profeta urbano, stabile, stipendiato
  • UOMO DI DIO un itinerante legato ai figli dei profeti, come Eliseo
  • CHOZEH il predicatore morale nel Nord come Osea
  • NABÎ’ il predicatore morale nel Sud come Gad.

Ma la singolare mobilità della terminologia non permette di dare ai vocaboli un significato troppo fisso. Alcuni personaggi (Samuele, Gad) sono chiamati sia  col nome di NABÎ’ che con quello di RO’EH o CHOZEH.

I falsi profeti

È da notare, tuttavia, che la narrazione biblica, accanto a figure significative di inviati da Dio, ci fa conoscere la presenza costante di profeti costituenti una categoria socialmente riconosciuta. In molti casi la narrazione ne contesta la veracità del messaggio (che annuncia pace invece di giudizio) e l’origine divina (perché parlerebbero di loro iniziativa), senza tuttavia qualificarli di per sé “falsi profeti” (come fanno invece i LXX). C’è chi li chiama profeti di corte o profeti di professione. È difficile dire se esistessero veramente due tipi diversi di profetismo, uno autentico ed uno non autentico, o se si trattasse di diverse manifestazioni di uno stesso fenomeno, nell’ambito del quale era arduo per i contemporanei discernere i veri portavoce del messaggio divino. I profeti erano accomunati da un’intenzione di fedeltà allo jahvismo, ed erano rivolti a guidare la vita concreta, soprattutto le strutture sociali e politiche, con tipi di intervento diversi. Le vie che seguivano potevano essere anche, ad un certo punto, devianti.