
Il culmine del cammino salvifico di Gesù è rappresentato, in Luca, da un passo che gli è esclusivo, la conversione di Zaccheo, ricchissimo pubblicano dalla moralità deprecabile ma anche dalle qualità naturali sfavorevoli, data la piccola statura che lo rende persino ridicolo – ridicolo, ma potente per il denaro.
Zaccheo…
Tutto sembra essere contro di lui, il difetto naturale e il peccato, l’emarginazione dalle case dei ben pensati, l’esclusione dal culto. Perciò è irresistibile per la grazia di Dio che evidentemente lavora con un’uggia, un logorio dentro di lui prima ancora di incontrare il Maestro: perché, come afferma la sapienza cristiana, nessuno cercherebbe Dio se Dio non l’avesse già trovato. Ciò che è impossibile agli uomini è possibile a Dio, aveva detto Gesù (Lc 18,25-27): con Zaccheo, il cammello è passato davvero per la cruna dell’ago.
… non teme il ridicolo…
Il capo dei pubblicani non teme di sfidare il ridicolo per rispondere a questo muto appello che entra nella sua vita, e poi si fa parola: Gesù raggiunge Zaccheo là dove si trova, in una comica posizione, come un bambino, sull’albero che ha scelto per ovviare alla sua bassa statura.
Alla lettera, Zaccheo “cercava di vedere Gesù chi è”: non solo di individuarlo tra gli altri, ma di capirlo nella sua identità.
Corre, anche, perdendo tutta la sua residua onorabilità, per non perdere il suo passaggio. In una casa per bene non sarebbe stato accolto per vedere Gesù dal terrazzo: si arrampica su un sicomoro. In un certo senso, il suo poco decoroso issarsi su un albero precorre l’innalzamento di Gesù sulla croce. Zaccheo sta già crocifiggendo la sua dignità.
… in un luogo infimo…
Zaccheo il ricco pubblicano si è fatto bambino per vedere Gesù che passa, e Gesù non passa oltre, lo chiama in quell’oggi della vita in cui la curiosità si sta facendo fede. Gesù, dice Luca, “venne sul luogo”. L’evangelista ha già parlato in 2,7 del luogo della deposizione di Gesù nella mangiatoia delle bestie, e ne parlerà di nuovo a proposito del luogo del Calvario in cui Gesù sarà crocifisso tra due malfattori (23,33).
Nei luoghi infimi della terra, Gesù pone la sua presenza: una stalla, il cuore di un peccatore, un luogo di esecuzione. Da questo luogo infimo, Gesù alza gli occhi, guarda dal basso. Gerico, situata nella depressione del Mar Morto, è la città più bassa del mondo, a 240 metri sotto il livello del mare; non esiste altro luogo sulla superficie del suolo in cui Dio possa scendere più in basso. Gesù si abbassa più di tutti e dal basso ci guarda e ci conosce tutti. È così che ci chiama per nome (“Zaccheo!”) e chiede di entrare nel nostro “oggi”.
…Oggi!
Oggi: la parola ricorre in Luca ben 19 volte sulle 41 in cui è presente nell’intero Nuovo Testamento. Nel suo “oggi”, Zaccheo accetta l’ospite in casa sua e si lascia concretamente cambiare la vita, non a parole ma con gesti molto reali.
Il ricco notabile di 18,18-23, nella sua rettitudine e perfetta osservanza della legge, non era riuscito ad accettare di spartire i suoi beni con i poveri. Zaccheo, che ha finora condotto una vita cattiva, va oltre: non solo restituisce maggiorato il maltolto, ma divide i beni che legittimamente gli appartengono con gli indigenti. Non si riduce forse in miseria, ma entra in un’ottica nuova che lo spinge verso la radicalità del Vangelo.
Avvicinandosi a Gerico, città inespugnabile nell’Antico Testamento, Gesù fa breccia prima nelle tenebre del mendicante cieco, poi nel cuore tenebroso del ricco: la roccaforte delle resistenze umane è conquistata, il Signore cammina per le sue strade.