
Al tempo di Zaccaria gli esuli sono tornati a Gerusalemme fin dal 538 a.C., ma il quadro storico che si presenta loro è di difficoltà. Essi provvedono a ricostruire le loro case, ma trascurano la ricostruzione del tempio. Poste le fondamenta per la ricostruzione del tempio fin dal 536, l’ostruzionismo dei Samaritani (Esd 4,1s) ma anche la debolezza della vita spirituale degli abitanti di Gerusalemme portarono alla sospensione dei lavori. Questi riprenderanno solo dopo sedici anni (520) per l’invito pressante dei profeti Aggeo e Zaccaria.
Zaccaria: Il quadro storico
La ricostruzione del tempio era di fondamentale importanza per la ripresa della vita spirituale della nazione. Il tempio non era solo il centro focale del culto, era anche il fulcro a cui potevano far riferimento i Giudei rimasti in Babilonia.
Aggeo
Il primo profeta ad intervenire perché gli abitanti di Gerusalemme riprendessero la costruzione del tempio era stato Aggeo, nello stesso anno 520 a.C., al tempo del re persiano Dario. Aggeo aveva ricordato che il Signore aveva donato scarsa prosperità alla terra, ma che la situazione sarebbe precipitata se il luogo di culto non fosse stato ricostruito. Dei suoi oracoli rimane un libro di soli due capitoli. La sua opera fu proseguita da Zaccaria.
Zorobabele
Grazie alle insistenze di Aggeo e Zaccaria, il tempio venne ultimato entro cinque anni, nel 515 a.C. Tuttavia, la successione dinastica davidica era ormai stata interrotta e la Giudea era sotto il dominio persiano. Il tempio era tornato a permettere il culto in Gerusalemme, ma la Casa di Davide non aveva più la sovranità. C’era veramente un principe di stirpe davidica, Zorobabele, che avrebbe potuto ristabilire la monarchia in Gerusalemme, ma l’indipendenza politica mancava ormai ad Israele e Zorobabele non poté mai regnare. Il potere civile fu gestito in parte dal sommo sacerdote Giosuè, il primo a rivestire questa carica dopo l’esilio di Babilonia. Non era questo, però, il disegno di Dio, ma che in Israele la funzione politica e la funzione religiosa fossero essercitate da due istituzioni distinte, la regalità e il sacerdozio.