Il deserto impone una vita austera, lontana da ogni desiderio inutile, da ogni gesto superfluo. Vi è spazio solo per il necessario; ciò che non è indispensabile non vi trova dimora.
11 «4La gente raccogliticcia, in mezzo a loro, fu presa da grande bramosia, e anche gli Israeliti ripresero a piangere e dissero: “Chi ci darà carne da mangiare? 5Ci ricordiamo dei pesci che mangiavamo in Egitto gratuitamente, dei cetrioli, dei cocomeri, dei porri, delle cipolle e dell’aglio. 6Ora la nostra gola inaridisce; non c’è più nulla, i nostri occhi non vedono altro che questa manna”».
Voglia di carne
La colpa viene data alla gente raccogliticcia che camminava insieme ad Israele, quella gente promiscua che era partita con loro dall’Egitto forse in cerca di libertà. Sarebbe questa a lamentarsi rimpiangendo la schiavitù di Egitto, e contagiando anche Israele nel suo rimpianto.
Si è già parlato – e vi ritorneremo – del dono della manna, quella resina zuccherina che ha sostentato Israele nel suo cammino nel deserto: orbene, adesso non basta più, c’è voglia di carne. Anzi, già che ci siamo, tanto per spingerci fino all’assurdo, anche di pesce (e se la carne si può trovare nel deserto, dubito assai che vi si trovi del pesce).
Voglia di carne, di pesce e di ogni delizia che a quanto pare rendeva leggera la schiavitù d’Egitto… era tutto gratis! Manca solo di dire: Quanto erano buoni gli egiziani, che ci donavano tutto quel ben di Dio!
A quanto pare, le difficoltà o forse la noia del presente fanno dimenticare che quei cibi “gratis” erano ben guadagnati con un lavoro schiavile. Cibo in cambio della libertà: un vero affare!
Forse è l’eccesso di disumanizzazione che impedisce all’uomo di rendersi conto della propria reale situazione e gli fa rimpiangere una condizione disumana ma gratificante nei suoi bisogni più bassi… la voglia di carne – e di pesce – che distoglie dall’apprezzare ciò che conferisce autenticità.