
Il numero di visitatori cresce di anno in anno. Visite di pellegrini anonimi, ma anche visite illustri di personaggi di spicco, come la regina Margherita, Paul Sabatier, accolti tutti con carità ruspante da F. Fortunato foresteraio.
Giugno 1904: Tremila Terziari salgono alla Verna in pellegrinaggio (“La Verna” II (1904) p. 127).
Visite illustri. 22 luglio 1904: la regina Margherita
È alla Verna la regina Margherita di Savoia (Cronache a. 1904 n. 6). Fra Fortunato foresteraio viene chiamato dal guardiano perché provveda a tutto il necessario: Mi raccomando, trattala bene questa signora, è la Regina! E fra Fortunato, il “Napoleone della Verna”, con piglio di infaticabile organizzatore, interviene a mettere ordine nel corteo, intimando (certo che se non fosse esistito avremmo dovuto inventarlo): “Prima salga la signora Regina, poi le damigiane!”, alludendo – questa è l’ipotesi prevalente – alle damigelle di corte (“La Voce della Verna” gennaio 1990).
3 settembre 1904. Visite illustri: Paul Sabatier
Visita la Verna Paul Sabatier. Lo stesso anno, il saggista inglese Edward Hutton manifesta il suo stupore per la scoperta di una Verna diversa da come aveva potuto immaginarla, una Verna che fa sentire viva, nel silenzio, nella semplicità e nella cordialità dei frati, la presenza di S. Francesco (Brilli p. 92 s.):
“Giunsi per la prima volta alla Verna con un po’ di esitazione, come se qualcosa di divino nascosto nella vita dell’Apostolo dell’Umanità si fosse perduto nel mero realismo dei suoi luoghi sacri. Ma non era così… Nei bui corridoi i frati ti passano accanto a tutte le ore del giorno diretti in chiesa; sorridono accogliendoti come un amico, in silenzio e con semplicità… In qualsiasi luogo delle Verna è viva la presenza di S. Francesco. Dalla cima della Verna si possono osservare rovine di fortezze protagoniste di innumerevoli guerre in cui un esercito dopo l’altro ha marciato vittorioso o è fuggito sconfitto; ogni collina ha una propria rocca posta sulla cima, ogni valle è un campo di battaglia dimenticato, ogni corso d’acqua si è tinto di sangue. Tutto è dimenticato, passato, finito… ogni vittoria non era altro che la tomba di un’idea. La Verna è l’unica fortezza toscana di quel periodo che è ancora attiva. È la fortezza dell’amore”.
1905: De Navenne e le sorelle Noyes

Ferdinand de Navenne descrive la Verna come un “monte che non ha forse uguali al mondo” (Brilli p. 106).
Esce a Londra la prima guida storica del Casentino in inglese, The Casentino and its Story, di Ella e Dora Noyes, che così descrive la foresteria:
“Uno degli spettacoli più interessanti alla Verna è la scura stanza di pietra della foresteria, proprio a lato del grande ingresso dove la povera gente, che qui non manca mai, si riunisce al riparo… Qui si può vedere una folla di vecchi canuti, con le spalle curve e visi rugosi, di vegliarde col capo chino, simili a sibille, di giovani contadini, con i loro fagotti, in viaggio per la Romagna, attraverso le montagne, di bambini allegri e stracciati, tutti accucciati, che chiacchierano davanti al camino dove qualcuno smuove il mucchio di braci ardenti, per avere una bella fiammata, fra il fumo azzurrino che sale” (Piroci p. 17).