Lettura continua della Bibbia. «Vieni dal Libano, o sposa» (Cantico 4,8-5,1)

«Vieni dal Libano, o sposa»
Lettera iniziale istoriata, Bibbia latina del XII secolo, Biblioteca della cattedrale di Winchester. Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=3966671

La parola spetta ancora al Diletto, che invita l’Amica accanto a lui: «Vieni dal Libano o sposa…». Questa volta l’appellativo «sposa», «kallah», fa pensare alla celebrazione delle nozze.

Lo sposo: «Vieni dal Libano o sposa…»

4 8Vieni con me dal Libano, o sposa,
con me dal Libano, vieni!
Osserva dalla cima dell’Amana,
dalla cima del Senìr e dell’Ermon,
dalle tane dei leoni,
dai monti dei leopardi.
9Tu mi hai rapito il cuore,
sorella mia, sposa,
tu mi hai rapito il cuore
con un solo tuo sguardo,
con una perla sola della tua collana!
10Quanto sono soavi le tue carezze,
sorella mia, sposa,
quanto più deliziose del vino le tue carezze.
L’odore dei tuoi profumi sorpassa tutti gli aromi.
11Le tue labbra stillano miele vergine, o sposa,
c’è miele e latte sotto la tua lingua
e il profumo delle tue vesti è come il profumo del Libano.
12Giardino chiuso tu sei,
sorella mia, sposa,
giardino chiuso, fontana sigillata.
13I tuoi germogli sono un giardino di melagrane,
con i frutti più squisiti,
alberi di cipro con nardo,
14nardo e zafferano, cannella e cinnamòmo
con ogni specie d’alberi da incenso;
mirra e aloe
con tutti i migliori aromi.
15Fontana che irrora i giardini,
pozzo d’acque vive
e ruscelli sgorganti dal Libano.

La sposa

16Lèvati, aquilone, e tu, austro, vieni,
soffia nel mio giardino
si effondano i suoi aromi.
Venga il mio diletto nel suo giardino
e ne mangi i frutti squisiti.

Lo sposo

5 1Son venuto nel mio giardino, sorella mia, sposa,
e raccolgo la mia mirra e il mio balsamo;
mangio il mio favo e il mio miele,
bevo il mio vino e il mio latte.
Mangiate, amici, bevete;
inebriatevi, o cari.

«Vieni dal Libano, o sposa…»

L’ambientazione del Cantico si sposta, come in un viaggio immaginario, dall’idillio campagnolo ad un luogo esotico, alla montagna aspra del nord: i monti dell’antiLibano, che confinano con la propaggine settentrionale di Israele, rifugi di bestie selvatiche. Il nome del Libano pare che derivi da Laban = bianco, cioè candido per le nevi. Alcune sue cime superano i 3000 metri. L’Ermon si erge nella parte meridionale dell’Antilibano dominando tutta la Palestina. L’Amana, da cui nasce il fiume Abana ricordato in 2Re 5,12, si trova a nord dell’Ermon. Il Senir è un’altra cima dell’Antilibano. Le tane dei leoni erano invece nel sud della Palestina, ma non importa: nel sogno tutto è possibile..

La bocca della sposa stilla latte e miele, le sue vesti hanno un profumo inebriante; la la sposa è un giardino chiuso, un hortus conclusus come si diceva nel nostro Medioevo, una fonte sigillata, perché il suo amore è riservato allo sposo. Ricordiamo che la vigna del cantico di Is 5,5 è recintata; ma il rimando principale è al Gan di Gn 2,8-17, il giardino primordiale (paradeîsos) dell’umanità ancora innocente. Tutti i più pregiati profumi fanno a gara a stordire quell’unico che vi si avventura, lo sposo; i frutti più squisiti gli vengono offerti. Tutti i sensi sono coinvolti a trascinare Lui e Lei nella pienezza dell’amore sponsale: la vista, l’udito, il tatto, l’olfatto, il gusto. Non manca niente a coronare la loro passione.

La sposa si appella anche ai venti: l’aquilone, il vento settentrionale, freddo e secco, con la sua azione gelida potrebbe disturbare l’amore. L’austro invece, il vento che viene dal sud, caldo e umido, segno del calore dell’amore, favorisce il diffondersi degli aromi. La sposa desidera che la sua terra sia come un giardino profumato, pieno di frutti, dove il Diletto possa trovare le sue delizie.

Ma anche gli amici sono chiamati in qualche modo a partecipare. Il nome che li designa,« re‘îm», rimanda al significato della parola «rêa‘» che noi traduciamo «prossimo», ma che invece è «commensale», «compagno». Nella logica del Cantico gli amici sono il corteggio che accompagna le nozze, gli amici dello sposo, che gioiscono della sua gioia. Sono invitati anch’essi a nutrirsi, a rallegrarsi delle nozze regali.

Nel Targum

Nel Targum, questo passo è riferito alla costruzione del Tempio ed alla celebrazione della liturgia:

«YHWH disse con la Sua Parola:”L’Assemblea di Israele (che assomiglia a una casta sposa) dimorerà con Me, e con Me saliranno al tempio. E i capi del popolo che abitano lungo il fiume Amana e che dimorano sulla cima della Montagna della Neve e le nazioni che si trovano in Hermon porteranno dei doni a te. E quelli che abitano in città forti (potenti come leoni) ti porteranno tributi: l’offerta dalle città delle montagne (che sono più forti dei leopardi).
 Il tuo amore è fissato sulla tavoletta del mio cuore, o mia sorella, Assemblea di Israele (che sono paragonabili a una casta sposa). Riparato sulla tavoletta del Mio cuore, è l’amore del più piccolo dei tuoi rabbini che è giusto come uno dei rabbini del Sinedrio e come uno dei Re della Casa di Giuda, sul cui collo è stata posta la corona della regalità.
Quanto è bello per Me il tuo amore, sorella mia, Assemblea di Israele. Quanto è buono per Me il tuo amore, più di quello delle settanta nazioni, e il buon nome dei tuoi giusti è più fragrante di tutte le spezie.
E quando i sacerdoti pregano nel cortile del Santuario, le loro labbra gocciolano miele che scorre. La tua lingua, o casta sposa, con le tue parole – le loro canzoni e le loro lodi sono dolci come latte e miele. E il profumo delle vesti dei sacerdoti è come il profumo dell’incenso.
Le vostre donne che sono sposate con i mariti sono caste come una casta sposa e come il Giardino dell’Eden in cui nessun uomo è autorizzato ad entrare tranne il giusto le cui anime vi sono inviate per mano degli angeli. E le tue vergini sono velate e nascoste in camere e sigillate in questo modo: come la sorgente di acqua viva che usciva da sotto l’Albero, era divisa in quattro sorgenti fluviali, e, se non fosse stata sigillata dal Grande e Santo Nome, sarebbe uscita e avrebbe inondato il mondo intero.
E i vostri giovani sono pieni di precetti (come i melograni), e amano le loro mogli e generano figli giusti come loro stessi. Il loro odore è come le piacevoli spezie del Giardino dell’Eden: cipressi con piante di nardo. Nardo e zafferano, fragranti calamo e cannella, con tutti i legni di incenso, pura mirra, legno d’aquilaria, con tutti i tipi di spezie.
E le acque di Siloah scorrono dolcemente con il resto delle acque che provengono dal Libano per innaffiare la terra di Israele per il bene di coloro che sono occupati con le parole della Legge (che sono paragonate a un pozzo di acque vive), e dal merito dell’oblazione dell’acqua versata sull’altare del Tempio che è costruito a Gerusalemme (che è chiamato Libano)”».
«L’Assemblea di Israele disse: “Che Dio, mio ​​amato, entri nel Tempio e accetti favorevolmente i sacrifici del Suo popolo”. Allora il Santo, benedetto Egli sia, disse al Suo popolo, la Casa d’Israele: “Sono venuto nel Mio Tempio che tu hai costruito per Me, o Mia Sorella, Assemblea di Israele. Ho fatto sì che la Mia Presenza dimorasse in mezzo a voi. E ho ricevuto favorevolmente il tuo incenso speziato che hai offerto per il Mio Nome. Ho mandato il fuoco dal cielo e ha divorato gli olocausti ed i sacri sacrifici. Le libagioni di vino rosso e vino bianco, che i sacerdoti versarono sul Mio altare, furono accolte favorevolmente. Ora venite, o sacerdoti che amate i Miei precetti, e mangiate ciò che resta delle offerte e deliziatevi con la ricompensa preparata per voi”».

Come si vede, se il primo quadro nella lettura targumica rappresenta l’esodo dall’Egitto e il il cammino nel deserto, questo secondo quadro celebra l’ingresso nella Terra promessa e la costruzione del Tempio con lo svolgimento delle sue liturgie, non solo sacrifici, ma anche e soprattutto parole e lodi dolci come latte e miele.