
Come può il vetro raccontare una storia? Può, se è una vetrata istoriata. Può darsi che in senso corrente si intenda l’aggettivo “istoriato” come “decorato”. Ma non si tratta di una qualunque decorazione: sono decorazioni a mano su carta (miniature), a stampa, sul legno, persino sul vetro, che sono collegate da un filo narrativo: cioè, raccontato una “storia”. E le vetrate istoriate della chiesa dell’Immacolata di Piombino hanno molto da raccontare. Vi racconto questa storia attraverso i lavori in corso delle classi di scuola media di mia figlia Maria.
Le vetrate istoriate della chiesa dell’Immacolata

Come in tutti i luoghi in cui si erano verificate le distruzioni della guerra, anche a Piombino si trattò di ricostruire. Ricostruire, e costruire: perché alcune realizzazioni furono fatte ex novo.

Il grande ricostruttore all’Immacolata fu P. Mammoli, parroco nel dopoguerra e poi per lunghi anni dal 1947 al 1971: e le cose da fare non gli mancavano.

C’era da ricostruire la chiesa del Cotone, distrutta dai bombardamenti; ancora più urgente la ricostruzione della scuola materna, distrutta con la chiesa. In entrambi i casi non si poté parlare di restaurare l’edificio, ma di demolirlo ed edificarlo altrove.

Un nuovo asilo sorse anche dove si trovava la vecchia stalla del convento, ed una Casa del Fanciullo nel vecchio vigneto. Aspetto degno di nota, padre Mammoli non volle dare una intitolazione religiosa al luogo di ritrovo dei ragazzi: avrebbe potuto intitolarlo a S. Francesco o a qualche santo della gioventù, ma preferì attribuirgli una intitolazione “laica”, non religiosa, in modo che chiunque potesse riconoscere il luogo come proprio senza dover possedere né tanto meno documentare una appartenenza cattolica.
Le vetrate istoriate del 1958

C’era anche da provvedere alle vetrate della chiesa, mandate in frantumi dai cannoneggiamenti. Le vecchie vetrate erano bianche, a fondo di bicchiere, ma P. Mammoli le voleva istoriate. Era il 1958, centenario dell’apparizione mariana a Lourdes: perciò la chiesa dedicata all’Immacolata avrebbe avuto vetrate su questo tema, che indubbiamente la resero più bella.
1l 16 giugno 1958 , scrive Mauro Carrara, “vennero collocati gli attuali vetri colorati, a cura della ditta “La Diana” di Nenci Giuseppe di Siena, eseguiti su disegni del P. Fiorenzo Toni, con inaugurazione ufficiale il 26 successivo”.

Queste vetrate, che seguono tutto il perimetro della chiesa, culminano con la bifora absidale.
Il rosone della facciata rappresenta la Madonna di Cittadella.
Lungo i lati si fa memoria di Santi, testimoni della fede di particolare significato per la comunità. In alcuni casi si trovano sopra i dipinti del Saltini di uguale soggetto.
A destra, partendo di fondo: S. Rita, S. Margherita da Cortona, S. Antonio da Padova, S. Anna, S. Tarcisio.
A sinistra, sempre partendo di fondo; S. Lucia, S. Elisabetta, S. Caterina da Siena, S. Cuore, S. Agnese.

L’espressione della vita della comunità si trova però nella bifora absidale. Nell’ovale è rappresentato il Nome di Gesù, tematica fondamentale per S. Bernardino e il movimento dell’Osservanza francescana. A destra è raffigurata l’Immacolata, patrona della chiesa e dell’Ordine francescano. Sotto di lei, il simbolo delle Opere del P. Giustino Senni: S. Chiara con alcune bambine. A sinistra è raffigurato, ovviamente, S. Francesco; sotto di lui, il simbolo degli asili d’infanzia: S. Francesco con alcuni bambini. Lo scenario è quello del Presepe di Greccio, evocato dalle immagini dell’asino e del bue e dallo stesso Bambino che il Santo tiene in grembo.

Le vetrate istoriate della chiesa dell’Immacolata di Piombino sono perciò come si esprime mia figlia Maria, “tremendamente didattiche: raccontano la fede della Chiesa e al tempo stesso raccontano la città.

Nello specifico, la bifora dell’abside offre lo spunto per parlare ai bimbi dell’invenzione del presepe da parte di san Francesco. La presenza dei bimbi ai piedi di Francesco, offrirà l’occasione per parlare in seguito anche dei francescani a Piombino. Realizzandone una piccola copia ispirata a quelle vere, gli alunni prendono confidenza con la storia di Francesco e poi con uno degli aspetti della storia di Piombino”.
Così, dall’osservazione sul posto e dall’esperienza di elaborazione personale, si prende confidenza anche con una materia non propriamente coltivata dalle nuove generazioni, la storia, e con i valori che ne derivano.