Verna: briciole di storia

Iniziamo qui un piccolo percorso di conoscenza della storia del santuario della Verna: briciole di storia, seguendo rigorosamente le tracce che ci forniscono le testimonianze scritte. Non faremo commenti: bastano i fatti, e alla Verna parlano anche le pietre.

Sulla vita di San Francesco, un testimone di prima mano è Tommaso da Celano, suo contemporaneo. Non dobbiamo neppure negare l’importanza di una tradizione orale ininterrotta, sulla quale si sono basati i primi storici della Verna, il Mariano e il Miglio. Ma che cosa ci dicono i primi documenti di cui disponiamo, sulle origini del santuario? Naturalmente, più si va indietro nel tempo, più questi si fanno rari.

Alle origini del Santuario

Il crudo sasso intra Tevero e Arno… Foto A. Ferrini. https://www.ilbelcasentino.it/la_verna-seq.php?idimg=3947

Gli Actus Beati Francisci et sociorum eius riferiscono la donazione del monte della Verna a San Francesco da parte di un signore della Toscana di nome Orlando (Actus IX, 13-21).

Si costruisce per S. Francesco una celletta di legno e terra (pauperculam de arborum ramis tugurium: prima cella) in cui il Santo si ritira in orazione. Viene pure costruito alla Verna con rami di albero un pauperculum tugurium per i frati, l’unico esistente quando Francesco vi si reca (Actus p. 33; Fioretti Cons. I; Mariano p. 32).

Secondo il Mariano, per desiderio di Francesco e per invito della Vergine si inizia ad edificare sul luogo una chiesina con le dimensioni della Porziuncola (Mariano p. 48 s.; Miglio p. 3 s): è la chiesina di Santa Maria degli Angeli. Si tenga presente, come scrive il Mariano stesso, che «Sancto Francesco murava con terra et legni, la quale materia in questo monte sì aspro non reggieva».

Estate 1224

“Letto” di San Francesco. Foto A. Ferrini. https://www.ilbelcasentino.it/la_verna-seq.php?idimg=3971

Presenza di Francesco alla Verna in preparazione delle feste dell’Assunta (15 agosto) e di S. Michele arcangelo (29 settembre). Il Santo si fa costruire una seconda cella in un luogo più appartato, sopra la scogliera poi detta delle Stigmate, separata dal resto del monte da una profonda fenditura che corre dal “Sasso Spicco” al “Letto di S. Francesco”. Il Celano (Vita I, 92), che scrive nel 1228/9, chiama la Verna “eremitorium”, e parla di un altare lì costruito, di un codice contenente i Vangeli posto sull’altare, e della disponibilità di carta e penna per scrivere.

Alla Verna, un falcone sveglia ogni notte San Francesco per la preghiera, tranne che quando lo vede sofferente più del consueto (San Bonaventura, Leg. Maj. VIII,10). I falchi, che da sempre hanno nidificato alla scogliera delle Stimmate, erano da molti creduti, in passato, quegli stessi dell’epoca di S. Francesco, tanto più che, si diceva, nessuna molestia li poteva allontanare da quel luogo. L’anonimo autore del Monte Santo ricorda come ai suoi tempi (1775) fossero ancora appesi alla Cappella della Croce, «per voto», gli archibugi che, «senza offendere alcuno», erano scoppiati in mano ai cacciatori che avevano voluto tirare ai falconi (Monte Santo p. 20 s.).

L’Impressione delle Stigmate

Questo bassorilievo, affisso all’ingresso della cappella delle Stigmate alla Verna, è forse la prima raffigurazione della Stigmatizzazione di San Francesco

Durante questa permanenza, S. Francesco ha la visione di un Serafino, riceve le Stigmate di Cristo nel suo corpo e scrive di proprio pugno le Lodi di Dio Altissimo e la Benedizione a F. Leone (Basilica di Assisi: Autografo di F. Leone sulla pergamena originale su cui S. Francesco scrisse le Laudes Dei; Celano II, parte II, 20).

Dunque, se per caso aveste salito il monte della Verna nell’anno del Signore 1224, avreste visto una foresta plurisecolare, una montagna selvaggia buona per lupi e briganti; ma anche, nei dintorni di quello che adesso è il Piazzale o Quadrante, due minuscoli poli di preghiera: una chiesetta solitaria con i tugurii dei frati – Santa Maria degli Angeli – e, verso la Scogliera delle Stigmate, una cella o tugurio isolato dagli altri in cui San Francesco si ritirava per pregare più intensamente. Ma forse non lo avreste visto a lungo nella sua cella: lo avreste trovato piuttosto, raccolto in orazione, nelle fenditure del monte, il “Letto” che porta il suo nome o il Sasso Spicco, come nelle piaghe del suo Signore.

Fonti di questo primo frammento di storia

TOMMASO DA CELANO, Vita prima (1228) e Vita seconda (1246-7), in Fonti Francescane, Assisi 1978 (FF 315- 569; 578-820)

BONAVENTURA DA BAGNOREGIO, Legenda Major (1263), in Fonti Francescane cit. (FF 1020-1329)

Actus Beati Francisci et sociorium eius (1327-37) a cura di Marino Bigaroni – Giovanni Boccali, Ed. Porziuncola, Assisi 1988

Considerazioni S. Stimmate (fine Trecento), FF 1896-1957

F. MARIANO DA FIRENZE, Dialogo del Sacro Monte (1522) a cura di Ciro Cannarozzi, Pacinotti, Pistoia 1930

P. AUGUSTINO DI MIGLIO, Nuovo Dialogo delle Devozioni del Sacro Monte della Verna, Stampa Ducale, Fiorenza 1568

Monte Santo ovvero descrizione del sacro Monte della Verna e delle più memorabili cose appartenenti, dato in luce da un Religioso dei Minori della più stretta osservanza, Ms. cart. pp. 157, 1775, Archivio della Verna