Se sfogliamo la nostra Bibbia, andando al Nuovo Testamento, ci accorgiamo che il primo libro che ci si presenta è il Vangelo secondo Matteo, non quello secondo Marco che pure è il più antico. Infatti, quello che nel Canone cristiano appare come il secondo Vangelo, dopo Matteo, è cronologicamente il primo, più antico e più “semplice” degli altri tre. Perché dunque viene solo per secondo?
L’ordine canonico
I più antichi codici, cioè i manoscritti, che riportano tutti i quattro Vangeli, li riportano già nell’ordine Matteo – Marco – Luca – Giovanni. Se Luca e Giovanni appaiono leggermente più tardivi rispetto ai primi due, per i primi due è vero il contrario: Marco, come redazione, precede anche Matteo. E allora perché viene per secondo?
Un Matteo aramaico
C’è una antichissima testimonianza, databile agli anni 110-120 (quindi vicinissimi all’epoca della composizione dei Vangeli), di Papia vescovo di Gerapoli, che affermava:
«Matteo ordinò in lingua ebraica (o aramaica) i detti (di Gesù), e ciascuno lo tradusse (o: interpretò) come meglio poté».
La notizia che Matteo scrisse in ebraico un testo riportante i detti del Signore è confermata da altri autori antichi, tra cui Ireneo, Origene, Eusebio e Girolamo, che parlano di lingua “ebraica” o “paterna”, il che potrebbe riferirsi anche all’aramaico.
Il testo primitivo di Matteo in aramaico sarebbe poi stato tradotto in greco, e come tale sarebbe circolato nella Chiesa primitiva e sarebbe stato assunto come Sacra Scrittura, mentre il testo originale, composto in una lingua parlata popolarmente solo nella Palestina del Primo Secolo, non sarebbe più stato diffuso, quindi non più ricopiato, e sarebbe scomparso.
È plausibile che prima dello scritto di Marco sia venuto un testo aramaico di Matteo, dato che questi si rivolgeva alle comunità giudeo cristiane. È plausibile che il nostro Vangelo secondo Matteo sia stato presto tradotto e magari rielaborato in greco per renderlo fruibile ad ogni tipo di comunità. Il greco era all’epoca la lingua franca dell’Impero romano, paragonabile all’odierno inglese nei rapporti commerciali e culturali, comunque internazionali.
Questa maggiore antichità di un Matteo aramaico spiegherebbe la precedenza che il Vangelo secondo Matteo ha sempre avuto nel canone e nelle nostre stesse Bibbie. Ma per quanto riguarda le attuali versioni che abbiamo dei quattro Vangeli, quella secondo Marco rimane la più arcaica.
Autore e data di composizione
L’attribuzione tradizionale a Marco, discepolo degli apostoli, è già attestata da Papia vescovo di Gerapoli, che all’inizio del secondo secolo affermava:
«Marco, che fu interprete di Pietro, scrisse con cura, ma non in ordine, ciò che ricordava dei detti e delle azioni del Signore. Poiché egli non aveva ascoltato il Signore né era stato uno dei suoi seguaci, ma successivamente, come ho detto, uno di Pietro. Pietro adattava i propri insegnamenti all’occasione, senza preparare un arrangiamento sistematico dei detti del Signore, cosicché Marco fu giustificato a scrivere alcune delle cose come le ricordava. Poiché egli aveva un solo scopo, non tralasciare nulla di quanto aveva ascoltato e di non scrivere nulla di errato» (Eusebio di Cesarea, Storia ecclesiastica, 3.39.15).
In effetti, il tocco realistico e vivace della narrazione di Marco sembra riecheggiare una relazione parlata. Secondo una antichissima tradizione, dunque, questo discepolo di Pietro avrebbe composto il Vangelo secondo Marco dopo la morte dell’apostolo, avvenuta verso il 67 a seguito della persecuzione neroniana, e il suo testo ne rispecchierebbe fedelmente la predicazione, tenuta in modo non sistematico dall’apostolo. Non dobbiamo però dimenticare che la formazione di un Vangelo è molto più complessa della semplice stesura da parte di un singolo autore. Infatti non diciamo “Vangelo di Marco” (o di Matteo, ecc.), come se fosse interamente opera sua, ma, più correttamente, “Vangelo secondo Marco” (o secondo Matteo, ecc.), rispettando la sua caratteristica di una tradizione a cui l’evangelista conferisce autorità ma che proviene da più lontano.
La redazione del Vangelo secondo Marco si potrebbe ragionevolmente collocare tra il 67 e il 70, prima cioè della caduta di Gerusalemme, che esso non descrive con grande accuratezza, a differenza dei Vangeli secondo Matteo e Luca, composti successivamente.
Destinatari
Sicuramente l’autore o redattore del Vangelo secondo Marco non ha scritto per comunità palestinesi, data l’insistenza dell’evangelista nel tradurre le espressioni aramaiche e nello spiegare le usanze di quel tipo di ambiente. Fin dal III secolo i Padri ne affermano l’origine romana, confermata dai numerosi latinismi che ricorrono nel greco di Marco più che negli altri vangeli (kentyríon = centurione, xéstes = stoviglie, spekoulátor = guardia, kodrántes = quadrante, praitórion = pretorio).