
Iniziamo la nostra Lettura continua della Bibbia con il Vangelo che porta il nome di Matteo, il primo nell’ordine canonico ma non il più antico: il Vangelo più arcaico è quello secondo Marco. Vediamo le caratteristiche fondamentali del Vangelo secondo Matteo.
Autore
La notizia più antica sull’autore del primo Vangelo risale a Papia vescovo di Gerapoli (70-130), che di Matteo, dopo aver parlato di Marco, afferma: «Matteo coordinò quindi i detti nella lingua degli Ebrei, traducendoli ognuno come poteva». Secondo Papia, Matteo aveva composto prima un Vangelo in ebraico o aramaico, di cui non è rimasta traccia, poi lo aveva tradotto in greco, lingua che non padroneggiava completamente.
Ricordiamo che i libri biblici il più delle volte non hanno un autore letterario individuale, ma sono frutto di tradizioni trasmesse nella comunità. Nel caso dei Vangeli, queste tradizioni sono trasmesse, e poi fissate per scritto, sotto l’autorità apostolica. Potremmo dire che Matteo non è colui che ha messo il punto finale al Primo Vangelo, ma colui al quale la tradizione del Vangelo si rifà e dal quale trae autorevolezza.
Matteo: chi era costui?
L’evangelista Matteo viene identificato dalla tradizione con il pubblicano chiamato da Gesù mentre sedeva al banco della gabella; gli altri evangelisti lo denominano Levi, figlio di Alfeo. Il fatto che proprio il suo Vangelo non abbia timore di chiamarlo con il nome Matteo, marchiando l’apostolo come pubblicano (quindi, collaborazionista con i romani e traditore del suo popolo), conferma la validità di questa attribuzione insieme alla sua umiltà.
Il Vangelo secondo Matteo non è il resoconto spontaneo e diretto di un testimone oculare, ma, come gli altri, segue fonti precedenti. Questo non impedisce che all’origine della tradizione particolare vi sia un nucleo primitivo di testimonianze di una persona autorevole della cerchia apostolica: Matteo, appunto. Un dato singolare nel primo Vangelo è la menzione di una grande quantità di monete, il quadrante, l’assario, il denaro, il didramma, il talento; i tipi di monete di maggior valore ricorrono in Matteo almeno 28 volte, mentre Marco menziona solo una volta il denaro e monete di infimo valore, e Luca solo otto volte. Questo spiccato interesse per le grosse somme sembrerebbe frutto di una deformazione professionale…
La vocazione di Matteo nell’interpretazione di Zeffirelli: QUI.
I destinatari
I destinatari di Matteo sono i giudeo-cristiani, cioè ebrei convertiti al cristianesimo. Infatti il linguaggio del Vangelo di Matteo è fortemente giudaizzante e le problematiche sono tipiche di quel mondo (osservanze cultuali, rapporto con la legge e con le Scritture).
Il compimento delle antiche Scritture è esplicitato nel Vangelo di Matteo una quarantina di volte, ma le citazioni dell’Antico Testamento, se si comprendono anche le semplici allusioni, sono quasi 150. I profeti sono nominati 35 volte, la Legge 8 volte, 4 volte «la legge e i profeti». Tipica è la formula, che ricorre 15 volte, «e questo avvenne affinché si adempisse la parola del profeta…».
Impostazione
Matteo riprende quasi tutto quanto è presente in Marco (606 versetti sul totale di 661), però abbrevia i racconti, spogliandoli di tutti i particolari più vivi e rendendoli più chiari e organici.
Ha poi molto in comune con Luca, soprattutto i detti (fonte Q), e molto materiale proprio, che costituisce un quarto del libro.
Matteo mantiene l’impostazione geografica e cronologica di Marco (in un anno di vita pubblica, il primo ministero in Galilea, il viaggio a Gerusalemme, la Pasqua a Gerusalemme). Però, fedele alla propria ebraicità, Matteo articola tutto il materiale imperniandolo su cinque grandi discorsi di Gesù alternati con materiale narrativo, e costruendo così un Pentateuco cristiano:
1.- Prologo – Vangelo dell’infanzia (cap. 1-2)
2.- La preparazione al ministero (cap. 3-4)
3.- Discorso della montagna (cap. 5-7)
4.- Le opere di Gesù: i miracoli (cap. 8-9)
5.- Discorso della missione (cap. 10)
6.- La contestazione verso Gesù (cap. 11-12)
7.- Discorso delle parabole (cap. 13)
8.- La fede in Gesù Figlio di Dio (cap. 14-17)
9.- Discorso ecclesiale (cap. 18)
10.- Il confronto con Israele (cap. 19-23)
11.- Discorso escatologico (cap. 24-25)
12.- Il mistero pasquale (cap. 26-28)
Iconografia

Quando la comunità cristiana ha iniziato a rappresentare gli evangelisti sotto le forme dei quattro esseri viventi dell’Apocalisse (Ap 4,7: leone, vitello, uomo, aquila; cfr. Ez 1,10), l’evangelista Matteo è stato associato alla figura umana. Poiché tutti questi esseri simbolici sono dotati di ali, il simbolo di Matteo ha finito per diventare un uomo con le ali, cioè un angelo.
I motivi di queste scelte sono poco chiari, se non per l’aquila che certamente rappresenta Giovanni con la sua vista acuta e con il suo volo altissimo.
La ragione dell’associazione di Matteo con l’uomo alato può derivare dal fatto che il Vangelo secondo Matteo inizia con la genealogia umana di Gesù