Per Amarena: «Uomini e bestie tu salvi, Signore»

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Uomini e bestie tu salvi, Signore! Ci crediate o no, lo dice la Bibbia: si trova nel salmo 36 al v. 7, parlando della misericordia e della giustizia di Dio che quindi non sono riservate agli uomini. Una misericordia alta fino ai cieli, una giustizia profonda come il grande abisso. Ma intanto, noi, che stiamo facendo?

Un mattoncino nelle nostre mani

Mi riesce difficile, in questo momento, concentrarmi sulla vicenda di una mamma orsa, mentre penso alle oltre 2800 vittime umane del terremoto in Marocco, alle migliaia di persone morte o disperse a causa del ciclone Daniel in Cirenaica ed ai più di 500 bambini uccisi (per non parlare degli adulti) in questi 19 mesi di attacchi russi in Ucraina.

Per le vittime della natura, però, possiamo far poco se non soccorrere i superstiti, e per una guerra le dinamiche vanno molto al di là delle possibilità delle singole persone. Invece, a proposito di un rapporto rispettoso con le creature di Dio, sta proprio ai singoli sensibilizzarsi ed educarsi. Un mattoncino – ma ben venga anche un solo mattoncino – in un processo di pace universale.

Uomini e bestie tu salvi, Signore

Uomini e bestie tu salvi, Signore. La visione biblica offre l’idea di una grande comunità che abbraccia l’universo e che è a sua volta abbracciata dall’amore di Dio. Una comunità fatta di esseri molto diversi fra loro per sensibilità e capacità di emozioni e di intelligenza, in cui l’uomo, per quanto sappiamo, si distanzia rispetto agli altri esseri per molte qualità ed è perciò responsabile di essi come di tanti fratelli minori. Sono diversi, tutti questi esseri, anche quanto alla capacità di soffrire. Scriveva un grande cristiano, C.S. Lewis:

«Se Dio crea, vuole che qualcosa sia, senza che sia Lui stesso… È possibile che, più perfetta è la creatura, più violenta debba essere questa separazione? Sono i santi, non la gente comune, a sperimentare “la notte oscura”. Sono gli uomini e gli angeli, non le bestie, a ribellarsi. Le creature inanimate dormono nel grembo del Padre. La “natura ascosa” di Dio opprime forse in un modo più doloroso proprio quelli che in qualche modo sono più vicini a Lui, e quindi Dio stesso, fattosi uomo, dev’essere il più abbandonato da Dio di tutti gli uomini?» (Miracles, trad. it. La mano nuda di Dio, Roma 1987, 52). 

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La scala degli esseri

Lewis disegna una grande scala degli esseri in cui le creature inanimate dormono come in un sonno felice tra le braccia di Dio, mentre man mano che questa scala viene salita si ottiene una maggiore sensibilità e quindi anche capacità di sofferenza. Gli animali, nel loro semplice cuore di bestia, possono soffrire. Ma non è Dio che vuole che le creature animate soffrano. Il suo sogno, che è il sogno del profeta Isaia, e che sta in noi realizzare, è la grande pace e la grande gioia dell’amore: quando

«In quel giorno, un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e d’intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore…

Il lupo dimorerà insieme con l’agnello; il leopardo si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un piccolo fanciullo li guiderà. La mucca e l’orsa pascoleranno insieme; i loro piccoli si sdraieranno insieme. Il leone si ciberà di paglia, come il bue. Il lattante si trastullerà sulla buca della vipera; il bambino metterà la mano nel covo del serpente velenoso» (Is 11,1 ss.).

Sì, proprio l’orsa, parola di Isaia, crescerà i suoi piccoli insieme a quelli della mucca… D’accordo, è un simbolismo e forse non va preso proprio alla lettera, ma deve essere il traguardo che ci proponiamo quello di una armonia ritrovata con tutti. E che un’intera nazione sia capace di commuoversi per la sorte di un’orsa e dei suoi cuccioli torna a suo onore: c’è speranza, se l’amore alla vita si accende anche per le creature non umane.

Umanità

Possiamo non parlare di gerarchia fra gli esseri, ma dobbiamo riconoscere, tra di essi, una scala, dal più semplice al più complesso. È la scala evolutiva. Maggiore è la complessità, maggiore è la responsabilità. Solo gli esseri che stanno più in alto possono abbassarsi al livello degli altri per prendersene cura, il contrario invece non è possibile. Il filosofo Montaigne si metteva a giocare con la sua gattina miagolando come se anche lui fosse un gatto, ma, dice C.S. Lewis, la sua gattina non si mise mai a parlare con lui di filosofia. Più complessa è la mente, maggiore è l’onere della cura.

Essere uomini (appartenenti alla specie umana, all’umanità) significa essere umani (dotati di umanità). In tal senso leggo nel dizionario Hoepli questa definizione di umanità:

«Superiorità intellettuale e morale che è o dovrebbe essere o è ritenuta propria dell’uomo e che si manifesta con la benignità, la comprensione, la solidarietà e simili». 

Pensiamoci.