
Bergoglio è Papa? No, risponde Farè: perché, secondo lui, non ha l’assenso pacifico e universale della Chiesa. Ma se non lo ha, è perché lo contesta proprio lui con qualche altro che come lui non ha motivazioni fondate… Ecco la sua “logica”.
Pacifica Universalis Ecclesiae Adhaesio secondo Farè
«C’è chi ha invocato il principio della Pacifica Universalis Ecclesiae Adhaesio, adesione pacifica universale della Chiesa, per difendere la validità delle elezioni di papa Francesco. Sebbene non sia codificato come norma giuridica, questo concetto è stato sviluppato in ecclesiologia. Si basa sul dogma dell’indefettibilità della Chiesa e riguarda la legittimazione di un Papa attraverso l’accettazione pacifica e universale da parte dell’intera Chiesa. Vi sono almeno due argomenti che contrastano con l’applicazione di questo principio nel caso che stiamo trattando.
- Il primo: come dimostrato dall’avvocato Ferro Canale, questo principio che ricordo non è norma giuridica ed è in contrasto con il diritto canonico. L’avvocato Ferro Canale illustra due casi nei quali il diritto prevede casi di elezione papale nulla, invalida, pur in presenza di adesione universale. Anche la storia della Chiesa mostra come l’adesione universale non sia sempre stata garanzia di veridicità del Papa, dato che esiste il caso dell’antipapa Giovanni XXIII il cui nome rimase nell’Annuario Pontificio per 500 anni prima di essere espunto.
- Il secondo: se anche si ritenesse valido il principio, non sarebbe applicabile al caso che stiamo affrontando perché esso presuppone una profonda comunione e consenso all’interno della Chiesa stessa, elementi attualmente inficiati dalla presenza di numerosi voci discordanti e persistenti nel tempo per quanto minoritarie. Di conseguenza non si può parlare di un consenso pacifico universale.
Inoltre è importante considerare che il dibattito sulla validità delle elezioni del Cardinale Bergoglio è stato soggetto a censura mediatica ed ecclesiastica. I fedeli privati di informazioni complete non possono avere espresso un’accettazione pienamente informata; anche l’adesione dei cardinali potrebbe essere condizionata dal ricatto o dal timore. Del resto, diversi ecclesiastici che hanno osato esprimere opinioni divergenti anche solo rispetto alle posizioni dottrinali di Bergoglio sono incorsi in rimozioni fulminee e inspiegabili».
La risposta
Allora, fatemi capire. Fin qui Farè ha tranquillamente citato e applicato ipotesi di dottrina del Diritto italiano che con il diritto canonico non hanno niente a che fare (come la presunta sostanziale differenza tra «Dichiaro di rinunciare» e «Io rinuncio») o addirittura inventate (come l’idea che l’intitolazione «Declaratio» invaliderebbe l’atto) o la distinzione e divaricazione radicale tra munus e ministerium non comprovata dal Diritto canonico, tutt’altro. E adesso afferma che il principio della Pacifica Universalis Ecclesiae Adhaesio, non essendo norma giuridica, non si possa applicare quando va a vantaggio della validità dell’elezione di papa Francesco? Ma questo è il gioco di Berlicche: «Testa vinco io, croce perdi tu!».
Inoltre, le voci discordanti accampate da Farè come dimostrazione che Francesco non è Papa sono le voci messe su da lui e dai pochi della sua parte. Sono obiezioni fragili, opinabili e perciò trascurabili…
Il caso di Giovanni XXIII (non Giuseppe Roncalli, papa Giovanni di santa e benedetta memoria, ma quello del tardo Medioevo) è del tutto particolare, in quel periodo confuso dello scisma di Occidente. Fu il Concilio di Costanza a deporlo nel 1415. Però non fu deposto in quanto antipapa, ma in quanto papa corrotto, per simonia, scandalo e scisma. I dubbi sulla validità della sua elezione si protrassero a lungo. Gregorio XII, che in seguito fu riconosciuto come vero Papa, si dimise, e fu l’ultimo ad abdicare prima di Ratzinger.
La risposta degli esperti Boni – Ganarin
«All’improvvisazione canonistica si somma la pretestuosità di affermazioni con le quali si liquidano frettolosamente gli argomenti avversi, come la pacifica universalis Ecclesiæ adhæsio circa l’elezione di Francesco, da trascurarsi senza scrupoli poiché vi sarebbero «numerosi voci discordanti e persistenti nel tempo, per quanto minoritarie» che escluderebbero «un consenso “pacifico e universale”» (p. 12).
Ma non è possibile che le perplessità di qualcuno, tanto fragili quanto opinabili, possano pregiudicare la formazione di tale consenso e determinare la nullità dell’elezione di un papa presuntamente “dubbio”: la portata universale dell’adesione non equivale a un’unanimità delle convinzioni esistenti nel popolo di Dio e, laddove vi siano minoranze dissenzienti, queste devono farsi portatrici di supposizioni seriamente motivate e adeguatamente suffragate, perché altrimenti si ingenerano unicamente confusione e disorientamento, a grave detrimento sia della salus animarum sia dell’unitas Ecclesiæ, che per converso dovrebbero essere preservate con la massima cura».
Sintetizzo
Francesco non sarebbe Papa perché non ha il consenso di tutta la Chiesa? Falso:
- Il principio Pacifica Universalis Ecclesiae Adhaesio è applicabile al suo caso. Sicuramente lo è più di tanti altri principi che Farè ha tranquillamente usato in modo del tutto pretestuoso.
- Nel caso di Francesco, le voci discordanti sono saltate fuori solo molto tempo dopo l’elezione, e mai da parte di coloro che lo hanno eletto, fra i quali certamente esisteva chi non lo voleva come Papa e non lo aveva votato. Ma nessuno di loro ha mai messo in dubbio la validità dell’elezione…
- La validità dell’elezione di papa Francesco non è messa in dubbio nemmeno dai Lefreviani, oppure dai tradizionalisti come Aldo Maria Valli. Francesco è per loro un Papa che sbaglia dal punto di vista dottrinale (come anche i suoi predecessori a partire da Giovanni XXIII e da Paolo VI), ma non è usurpatore.
- La citazione del caso di Giovanni XXIII va piuttosto a svantaggio della teoria di Farè. Questo prelato, infatti, dopo aver comprato il titolo cardinalizio, fu eletto papa nel 1410 quando c’erano già un papa a Roma (il papa legittimo Gregorio XII) e un antipapa ad Avignone (Benedetto XIII). Quindi la sua elezione non godeva certo del consenso pacifico ed universale di tutta la Chiesa, che era divisa in tre… La situazione era così confusa che a seguito del Concilio di Costanza sia Giovanni XXIII che Benedetto XIII furono processati e deposti, mentre il papa legittimo Gregorio XII abdicava per riunificare la Chiesa facendo tabula rasa e permettendo l’elezione di un nuovo Pontefice che avesse il consenso di tutti: Martino V. Vi sembra un caso da portare ad esempio?
- Ciliegina sulla torta: per un cattolico, l’adesione o non adesione da dare al Papa sarebbe frutto di, come dice Farè, una informazione mediatica completa? Non esiste, in quel grande corpo che è la Chiesa, qualcosa come il sensus fidei? Non esiste il senso o istinto della fede che anima il Corpo di Cristo anche nei semplici fedeli? Adesso lo Spirito Santo non può prescindere dai mezzi televisivi e telematici? Magari se ne serve proprio il diavolo, il Divisore per eccellenza che si fa d’oro quando mette zizzania…
- Quanto alla rimozione di sacerdoti che hanno sollevato critiche, vi ricordo che Minutella e Cornet, altri come loro e adesso anche questo Farè, si sono “scomunicati” da soli, togliendosi dalla comunione con la Chiesa poiché hanno reciso la comunione con il suo vertice su questa terra. La scomunica latae sententiae è, per così dire, automatica: scatta da sola quando qualcuno si mette in tale condizione. È invece la scomunica ferendae sententiae quella che deve essere comminata a seguito di un processo ecclesiastico. Hanno fatto tutto da soli!