Lettura continua della Bibbia. «Una stella spunta da Giacobbe» (Num 24,17)

«Una stella spunta da Giacobbe»
Balaam benedice Israele. Gerard Hoet (1648-1733) and others, Figures de la Bible, 1728 – Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=6921741

Gli oracoli di Balaam sono in progressione. Il primo oracolo esalta l’elezione, la forza numerica e l’elezione di Israele. Il secondo ne dà il motivo: il rifiuto dell’idolatria e la fede nel Signore. Il terzo oracolo celebra la superiorità di Israele sui nemici. Cacciato dal re, Balaam pronuncia spontaneamente un quarto oracolo che rappresenta il vertice della profezia:

«una stella spunta da Giacobbe
e uno scettro sorge da Israele» (Num 24,17).

Lo Spirito di Dio

Il fatto che l’asina di Balaam abbia deviato tre volte dal percorso avrebbe dovuto metterci sull’avviso. Allo stesso modo, infatti, Balaq ordina per tre volte a Balaam di maledire Israele, e per tre volte la richiesta fallisce. Soltanto alla fine Balaam riesce a vedere quello che avrebbe dovuto vedere, secondo le sue vanterie, fin dal principio. In tal senso, la vicenda dell’asina funge da parabola anticipatrice degli eventi successivi in una sorta di prefigurazione.

Così, è solo dopo diversi tentativi di maledire gli Israeliti su ordine del re di Moab, Balaq, che lo spirito scende su Balaam (24,2) che finalmente per la prima volta “vede” che è «bene agli occhi del Signore benedire Israele». Abbandona i preparativi rituali che aveva precedentemente utilizzato per suscitare la rivelazione, perché adesso percepisce veramente la volontà di Dio.

Per la prima volta in questo racconto sentiamo parlare della ruacḥ di Dio, dello spirito divino che animerà i giudici, i carismatici, i profeti. Anche antichi testi del Vicino Oriente e della Grecia attestano un tipo di comportamento noto come profezia estatica in cui una persona viene sopraffatta da una forza divina. Per Balaam significa entrare in uno stato di temporaneo possesso divino, che attraverso l’oracolo poetico trasferirà ai suoi ascoltatori. La parola che usa e ripete in 24,3–4 e 15–16 (ne’um), nella Bibbia normalmente suggella una dichiarazione profetica.

«Una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele»

A questo oracolo viene riconosciuto un carattere messianico.

La stella e lo scettro sono due immagini regali che indicano rispettivamente lo splendore di una dinastia e il potere detenuto dal sovrano. Si tratta, dunque, del sorgere di un re.

Il re di cui si parla sconfiggerà i popoli nemici come Moab ed Edom. Storicamente, il re israelita che riuscì per primo nell’impresa fu David (2 Samuele 8), ed è a lui che secondo Ibn Ezra l’oracolo si riferisce. Molti commentatori tuttavia vi hanno visto un’allusione alla venuta del Messia, ad esempio Nachmanide che si attiene all‘identificazione rabbinica di Edom con Roma: «La caduta di Edom sarà compiuta per opera del Messia: il nostro attuale esilio sotto il dominio di Roma è considerato come Edom». Come altro popolo che sarà distrutto è menzionato Amalek, che in effetti sarà sconfitto da Saul e da David (1 Samuele 15; 30), mentre i Keniti, alleati storici degli ebrei, saranno deportati dagli assiri. La profezia omette di dire che anche il regno di Israele subirà la deportazione. A sua volta, l’Assiria sarà sopraffatta dai Kittim, popolazione mediterranea (i popoli del mare, oppure i macedoni). La storia sarà un avvicendamento di guerre in cui ogni vincitore sarà a sua volta sconfitto: perché nessuno può sfuggire alla volontà di Dio.

Il capo dell’insurrezione giudaica del 132-135 E.V. si fece chiamare Bar Kokhevah ovvero Figlio della Stella, con allusione a questo preciso oracolo, credendo di realizzarlo in se stesso con l’avvallo di Rabbi Aqivah. I Targumim di Onkelos e di Jonatan addirittura sostituiscono i termini re e messia ad astro e scettro.