Lettura continua della Bibbia. Una satira per Balaam

Una satira per Balaam
Balaam e l’asina. Cronache di Nuremberg (1493), f 30r. Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=1067180

Prima di passare oltre con la comprensione di questo racconto fantastico, dobbiamo porci una domanda: perché Dio è adirato per la partenza di Balaam quando nel versetto precedente gli ha concesso il permesso di partire?

Contraddizioni

Alcuni rabbini cercarono di risolvere il problema suggerendo che Dio era adirato perché Balaam aveva comunque l’intenzione di maledire Israele (ad esempio, Rashbam, ovvero Samuel ben Meir, 1085–1158 circa). Secondo altri, Balaam credeva che Dio avrebbe cambiato idea e gli avrebbe permesso di maledire Israele.  Il testo, tuttavia, non accenna minimamente a queste possibilità.

La maggior parte degli studiosi moderni, ispirandosi all’ipotesi documentaria di Julius Wellhausen, ha spiegato l’incoerenza attribuendo la prima parte del racconto alla Fonte E, e il racconto di Dio che si adira e manda un angelo per fermare Balaam come tradizione J. Infatti il messaggio dell’angelo è lo stesso messaggio di Dio nel racconto iniziale del sogno, modalità di rivelazione tipica di questa fonte (v. 20).

Una satira per ridimensionare Balaam

Potrebbe anche trattarsi di un inserimento successivo dovuto alla volontà di ridimensionare la figura di Balaam presentata inizialmente in modo troppo positivo. Con l’aggiunta della storia dell’asino, infatti, il lettore è spinto a modificare la sua comprensione della relazione di Balaam con Dio. L’autore del racconto dell’asina sottolinea la cecità spirituale di Balaam, rimproverato dalla sua stessa asina prima ancora che da un angelo del Signore.

Tuttavia, poiché Balaam dovrà pur benedire Israele, il racconto dell’incontro con l’angelo dopo la lite con l’asina concede a Balaam di pentirsi. Balaam ammette i propri peccati (22,34), come pure di aver colpito l’asina ed essere stato cieco davanti all’angelo. L’indovino viene quindi avvertito ancora una volta di dire solo ciò che il Signore vorrà.

L’episodio dell’asina, fortemente ironico, è finalizzato a schernire Balaam, il celebre e osannato divinatore, le cui parole sono così potenti che il re Balak così le definisce: «Chi benedice è benedetto e chi maledice è maledetto». Balaam non riesce nemmeno a governare la propria asina e deve colpirla col bastone ripetutamente, ma senza alcun risultato.

Già il Midrash Tanchuma  aveva già notato questa ironia (Balaq 13):

«Questo può essere paragonato ad un medico che viene a curare con un incantesimo un uomo che è stato morso da un serpente velenoso. Lungo la strada vede un geco e inizia a cercare un bastone con cui ucciderlo. Gli dissero: “Non puoi catturare questa creatura, come puoi curare qualcuno dal morso di un serpente velenoso con un incantesimo?” Questo è ciò che disse l’asina a Balaam: “Non puoi nemmeno uccidermi, come puoi pretendere di sradicare un’intera nazione”. [Balaam] rimase in silenzio e non riuscì a trovare risposta. I nobili di Moab rimasero scioccati, poiché videro un miracolo (=un animale parlante) come non si era mai verificato prima».

Mentre il grande indovino non può far altro che ricorrere alla forza bruta – e far perdere la pazienza a un personaggio è un modo di rappresentarne la fragilità e la stupidità -, il semplice animale gli insegna la saggezza, ponendogli una domanda in stile pedagogico – sapienziale. Balaam, il famoso veggente, che si congratulerà con se stesso affermando di essere l’uomo dall’occhio penetrante che «vede le visioni dell’Onnipotente» (24,4.16), non è in grado di vedere – per tre volte di seguito! – ciò che ha proprio di fronte a sé e che invece è visto chiaramente dalla sua asina.

La storia dell’asina rappresenta una forma di scherno che trasforma le caratteristiche più importanti di Balaam come acclamato veggente in oggetto di derisione, presentandolo come uno sciocco patetico, iracondo e sprovveduto chiamato a rendere conto dalla sua stessa asina davanti a uno degli angeli di Dio. L’orgoglio umano esce del tutto scornato dal confronto con un umile animale.