Lettura continua della Bibbia. Una ricostruzione ideale?

Una ricostruzione ideale?
Scena di battaglia. Maciejowski Bible, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=16857545. Gli illustratori del Medo Evo non pensavano di falsare la realtà storica facendo indossare agli ebrei di due millenni prima gli abiti dell’epoca cavalleresca…

Nella lettura della Bibbia bisogna sempre ricordare quale sia il messaggio “propter nostram salutem”, “per la nostra salvezza”, distinguendolo dal veicolo espressivo che lo trasmette. Le informazioni di carattere storico date dagli agiografi appartengono alla cultura e alla mentalità del tempo, per cui possono anche non corrispondere alle ricostruzioni più accurate che i nostri storici, con i loro strumenti più raffinati, sono in grado di fare. Occorre anche tener conto del genere letterario del testo che stiamo leggendo, perché si può trattare di un resoconto propriamente storico, ma anche dell’ampliamento poetico e midrashico di un nucleo molto remoto (come è il caso di Giobbe), di una pura invenzione (come la favola degli alberi che si volevano dare un re), di un canto epico come la saga dell’Esodo e, appunto, di Giosuè.

Con questo non si vuol negare il radicamento storico delle “storie” della Bibbia, perché esse non si disperdono nelle nebbie del tempo, come i miti, ma si rivelano ben innestate in una esperienza reale effettivamente fatta dal popolo. Il modo di raccontarle, tuttavia, può essere di tipo cronachistico, con precisione di particolari, ma anche di tipo epico, ed allora si fa uso di enfasi e di idealizzazioni che richiedono una decodificazione prima che si possa andare al cuore degli eventi.

Una ricostruzione ideale?

Per venire a noi, l’elaborazione di questa storia che nel tempo dell’esilio gli agiografi dell’opera deuteronomistica (Deuteronomio, Giosuè, Giudici, Samuele, Re) hanno redatto è certamente innestata in un tessuto storico. Attesta certamente l’esodo di un gruppo di israeliti dall’Egitto e il loro insediamento nella terra di Canaan: terra in cui Israele entrò, si consolidò, e da cui poi dovette subire l’allontanamento. È naturale che questa storia sia stata letterariamente celebrata in modo epico, durante e dopo l’esilio, per dare ragione e speranza del ritorno dall’esilio stesso.

Una ricostruzione ideale, dunque. Bell’ideale, direte voi, consistente nell’occupare la terra altrui cacciandone o, peggio, sterminandone tutti gli abitanti… Infatti, bisogna andare al di là del significato letterale dei testi, e cercare di coglierne il vero messaggio: la necessità della purezza di comportamenti e della fedeltà al Dio dell’Alleanza, espresse attraverso il simbolismo dello sterminio dei popoli pagani, corrotti e corruttori. A noi interessa ciò che Dio ci vuole insegnare raccontandoci quegli antichi avvenimenti. La Bibbia è parola di Dio, e la sua essenza non sta nelle notizie topografiche, storiche o sociologiche, ma nell’insegnamento che deve parlare al cuore.