Anne Perry: una omicida divenuta giallista

Anne Perry. Di Thesupermat – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=18906796

Possibile che per scrivere appropriatamente di omicidi se ne debba aver commesso uno? No di certo, non si è mai visto. Gli scrittori di gialli sono persone integerrime, solo che hanno la mente criminale, riescono a mettersi nei panni dell’assassino – quindi anche del detective. Ma questa affermazione viene clamorosamente smentita dalla vita di una delle più famose autrici di gialli storici, Anne Perry, recentemente scomparsa all’età di 85 anni. Sì, signori, Anne Perry, pseudonimo di Juliette Hulme, fu condannata appena sedicenne per concorso in omicidio. Una omicida divenuta giallista!

Vite spezzate: un omicidio subito scoperto

Juliet, classe 1938, era figlia del professor Henry Hulme, eminente fisico e rettore dell’Università di Canterbury in Nuova Zelanda. Quando il padre si trasferì all’Università di Cambridge sempre in Nuova Zelanda, la ragazza era tredicenne. Qui conobbe Pauline Parker, figlia di operai, una ragazza con cui entrò in forte amicizia, costruendo con lei un mondo immaginario, una dimensione parallela chiamata il Quarto Mondo: una sorta di paradiso non cristiano dove avrebbero voluto ritirarsi. Quelle fantasticherie di altri tempi possono richiamare la situazione odierna degli adolescenti che tendono a vivere in un mondo virtuale scollegato dalla realtà.

Il delitto

Dopo tre anni, la famiglia di Juliet era in forte crisi e ormai in procinto di separarsi, per cui la ragazza avrebbe dovuto trasferirsi in Sud Africa da un parente. Juliet pensò che l’amica avrebbe potuto andare con lei. Ma la madre di questa, Honora Rieper, era fermamente contraria. Così Juliet e Pauline pianificarono di ucciderla, colpendola alla testa con un mezzo mattone infilato dentro a una calza. Pensavano che un colpo solo sarebbe bastato, ma non fu così. La dovettero colpire per ben venti volte. Era il 1954 e le due amiche avevano 16 anni. Dissero che la donna era caduta ed aveva battuto la testa, ma la realtà dei fatti fu subito scoperta. In casa di Pauline fu trovato un diario con annotazioni rivelatrici, l’arma del delitto fu presto individuata.

Il processo per omicidio di due ragazzine provocò una risonanza internazionale suscitando la pubblica indignazione. Il 29 agosto 1954 Juliet e Pauline vennero condannate per omicidio. Essendo appena sedicenni, scamparono dalla pena di morte ed ottennero l’ergastolo, ma furono scarcerate dopo soli cinque anni di detenzione con il divieto assoluto di incontrarsi di nuovo una volta liberate.

Dopo la scarcerazione, Juliet visse in Inghilterra, poi negli Stati Uniti e infine si trasferì in Scozia con la madre. Nel 1979 pubblicò il suo primo romanzo, Il boia di Cater Street (The Cater Street Hangman), con lo pseudonimo di Anne Perry. Fu un successo che le aprì una intensa vita letteraria, che le valse il Premio Agatha alla carriera. Ironia della sorte: dopo aver commesso un delitto tanto maldestro lasciandosi dietro tutte le prove sufficienti all’incriminazione, Juliet – Anne divenne a tavolino una maestra del crimine!

Due investigatori vittoriani: l’ispettore Pitt e l’investigatore Monk

I due principali filoni letterari seguiti dall’autrice, entrambi di genere Mistery, sono costituiti dalle indagini di due diversi detectives, Pitt e Monk, e si raccomandano principalmente per l’accurata ricostruzione storica del periodo vittoriano. La serie nata per ultima, quella di William Monk, è stata ambientata nell’era vittoriana (1850-1860) in un periodo precedente rispetto alla serie nata per prima, quella di Thomas Pitt (1880-1890 e oltre). Del resto, la regina Vittoria ha regnato 64 anni, superata in questo solo dai 70 anni di regno di Elisabetta II, mentre la prima Elisabetta si è dovuta “accontentare” di “soli” 45 anni sul trono… lunga vita alle regine!

L’ispettore Pitt

Non è solo a investigare l’ispettore Pitt. Suo malgrado, nelle indagini si infiltra sempre sua moglie Charlotte, spesso insieme alla sorella Emily. Sulla coppia, oltre che sulla trama gialla e sulla ricostruzione d’epoca, è imperniata tutta la serie. Una coppia male assortita, apparentemente. Charlotte, appartenente ad una famiglia della buona società londinese, si declassa sposando un poliziotto, di ceto decisamente inferiore al suo nella visione perbenistica vittoriana.

William Pitt ha però avuto una particolare sorte nel suo umile lavoro di poliziotto. Infatti, essendo stato educato insieme ad un coetaneo, figlio di una grande famiglia, ha acquisito cultura, buone maniere e un linguaggio forbito. Tutte qualità che stupiscono in una persona trasandata nel vestire, con le tasche sformate piene di pezzi di spago, lapis, carte spiegazzate e attrezzi vari. Ma questo è il motivo per cui gli verranno assegnato i casi delicati riguardanti la nobiltà e l’altissima società inglese. Altissima società che le indagini svelano impietosamente nel suo volto ipocrita e vizioso sotto una maschera di perfetta integrità…

Una parte di rilievo nelle indagini viene spesso assunta dalla (quasi) prozia Vespasia, anziana ma così bella e così ricca e così nobile che a differenza di tutti gli altri può dire e fare tutto quello che vuole, per cui riesce, deus ex machina, ad entrare là dove nessun altro avrebbe osato… è comunque un personaggio simpatico e ben rappresentato, e se ne sente la mancanza quando è assente dalla trama.

La serie dell’ispettore Pitt è costituita da 32 romanzi pubblicati fra il 1979 e il 2016. A questi dobbiamo aggiungerne altri 6, a partire dal 2018, incentrati sul figlio minore di William e Charlotte, l’avvocato Daniel Pitt. Particolare commovente: l’ultimo romanzo, del 2023, è stato pubblicato postumo, un giorno dopo la morte dell’autrice.

William Monk

Non molto diversa è la situazione di William Monk, l’investigatore smemorato che avendo perso, a causa di un incidente, ogni ricordo personale, è costretto a ritrovare con fatica una sua identità. Anche lui non è solo, perché troverà moglie (si sposeranno 4 anni dopo il loro incontro) nella persona di Hester Latterly, una infermiera che durante la guerra di Crimea (quella dell’Ottocento) è stata al fianco di Florence Nightingale e che si occupa attivamente delle condizioni del più miserabili fino ad aprire una clinica per prostitute malate. La serie che riguarda Monk comprende 24 volumi pubblicati fra il 1990 e il 2018. Moltissimi altri romanzi, una quarantina, sono stati scritti dall’autrice su temi diversi.

I romanzi

I libri di Anne Perry imperniati sull’ispettore Pitt e su William Monk si leggono bene per l’interesse tenuto vivo soprattutto dalla ricostruzione dell’epoca vittoriana. Sono rappresentati abbastanza bene i personaggi principali; gli altri rimangono sullo sfondo. Le trame gialle sono piuttosto ben costruite, ma la risoluzione del mistery è di solito affrettata e poco soddisfacente: un difetto che ho riscontrato praticamente in tutti i suoi romanzi. Vi avrà qualcosa a che vedere il fatto che l’autrice, quando commise il “suo” delitto, fu subito scoperta? Di tutt’altra tempra sono gli scrittori di gialli storici come Ellis Peters (la serie di Fratello Cadfael: QUI), Ch.J. Sansom (con l’avvocato Matthew Shardlake: QUI) e persino Paul Harding (serie di fratello Athelstan) (per altri gialli vedere QUI).

Si tratta, comunque, di una letteratura piacevole per chi ama il genere. Trovate i gialli di Anne Perry nella collana dei Gialli Mondadori, ma anche raccolti in volume in varie edizioni. Certamente, l’aspetto inconsueto è che l’autrice di gialli che parlano di omicidi è stata realmente un’omicida lei stessa, anche se da ragazzina che viveva in un mondo fantastico alimentato da una sorta di folie-à-deux. Il clamore che la sua vicenda suscitò a livello internazionale fece sì che questa venisse trasposta sul grande schermo per ben due volte: in un film francese del 1971, E non liberarci dal male (Mais ne nous délivrez pas du mal), e nel 1994 in un film neozelandese, Creature del cielo (Heavenly Creatures), diretto da Peter Jackson. Trovate il film QUI.