
David cerca la riconciliazione. Ma alla fine del capitolo 19 scopriamo l’inizio di un nuovo conflitto tra la tribù di Giuda e le tribù d’Israele. Una ribellione era appena finita, ma prima che il suo corteo reale giunga in Gerusalemme già se ne profila un’altra. Una nuova secessione. Questa volta è Seba, un Beniamita, uomo senza valore, che avvelena gli animi e convince tutto Israele ad abbandonare il re appena ritornato. Solo gli uomini di Giuda rimangono fedeli al vero re. David deve cercare di ricucire anche questo strappo.
Le concubine del re e i disordini familiari
Innanzi tutto David si trova a risolvere il problema delle sue dieci concubine di cui Assalonne si era appropriato per dimostrare di fronte a tutto il popolo di essere subentrato al padre come vero re: l’ennesimo caso di uso e abuso della donna per scopi politici. David, che aveva fallito nel proteggere queste donne, non poteva lasciarle abbandonate e provvede a loro come a delle vedove, disonorate e invisibili a tutti.
Le ferite lasciate dal tradimento possono produrre gravi conseguenze sugli altri per tutta la vita. La poligamia è per David un costume consolidato alla sua epoca e nemmeno vietato dalla legge; è però vietato farne uno strumento di potere, uno sfoggio di ricchezze e di potenza come era, all’epoca, infatti, possedere un harem numeroso. David, uomo dalle marcate caratteristiche di generosità, non sembra avere la stessa sensibilità nei rapporti familiari. Accumula mogli e concubine con disinvoltura, disinteressandosi dei loro sentimenti; carpisce la moglie di un altro come fosse un oggetto, e manda a morte il marito tradito perché l’adulterio non venga scoperto; ama i figli ma questi non si amano fra di loro e lui stesso non li capisce e non li sa gestire.
Una nuova secessione: guerra fratricida
Adesso tocca alla ribellione di Seba, che ha causato una nuova guerra civile. Viene inseguito, ma Ioab, prima di occuparsi del nemico del re, finge un bacio di affetto ed uccide a tradimento il suo rivale Amasa’ che lo aveva soppiantato come capo dell’esercito (17,25). Anche lui mette il proprio interesse (mantenere il potere come secondo in comando) al di sopra dell’interesse comune.
Poi si accinge a prendere la città in cui Seba si è rifugiato, disposto a distruggerla pur di vendicarsi del nemico. Non ha riguardo per gli innocenti che vi sono dentro. Viene fermato da una donna saggia: «Tu cerchi di far perire una città che è una madre in Israele. Perché vuoi distruggere l’eredità del Signore?» (20,19). Sarà l’intervento di questa donna senza nome a frenare Ioab e ad ottenere che si accontenti dell’uccisione del ribelle. Si è innescata una spirale di morte, ed è già tanto se non ne vanno di mezzo gli innocenti.