Dopo il vertice di trepidazione e di spiritualità toccato con il racconto del sacrificio del figlio, che si scopre essere piuttosto il sacrificio del padre, ridiscendiamo nella lettura di Genesi a due racconti abbastanza raso terra, perché parlano di faccende terrene. Il primo è il resoconto delle trattative per l’acquisto di un terreno da adibire a sepoltura (più “terra” di così! Per il commento, vedere QUI), l’altro è il capitolo 24 in cui si narrano i maneggi per ammogliare un figlio. Abramo cerca, infatti, una moglie per Isacco.
Nel capitolo 22 Abramo si era sentito dire dal Signore:
«Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non hai risparmiato tuo figlio, il tuo unigenito, io ti colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. Si diranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce» (Genesi 22,16-18).
Subito dopo, il testo annotava: «Dopo queste cose, fu annunciato ad Abramo che anche Milca aveva partorito figli a Nacor, suo fratello… Betuèl generò Rebecca» (Genesi 22,20-23).
Una moglie per Isacco
Provvidenzialmente, dal fratello di Abramo, Nacor, esce una progenie da cui può scaturire un matrimonio per Isacco in un puro regime di endogamia, cioè di unione nuziale all’interno dello stretto nucleo familiare. Se è da Isacco che Abramo dovrà avere una discendenza numerosa come le stelle del cielo e come la sabbia della spiaggia del mare, Isacco dovrà pure prendere moglie e avere figli!
A questo punto Abramo manda il suo servo più anziano e fidato, con una carovana di ricchi doni, nel suo paese d’origine, per prendervi una moglie per il figlio. Il nome del servo, citato in Genesi 15,2, è Eliezer di Damasco, cioè «Il mio Dio è aiuto», e ci vuol dire che il buon esisto della missione è legato solo all’aiuto di Dio. La narrazione, piena di particolari, intende proprio manifestare il puntuale aiuto di Dio nel compimento dell’incarico, tanto che la prima fanciulla che il servo incontra al pozzo è proprio quella giusta, Rebecca, della famiglia del fratello di Abramo.
La storia è piena di sollecitudine, non solo verso questo viaggiatore fedele al suo padrone, ma anche verso i dieci cammelli assetati cui la fanciulla provvede con prontezza. La scena trova infatti il suo centro di gravità presso il pozzo, che era all’epoca il luogo pubblico d’incontro e anche il luogo dell’idillio.
Matrimonio combinato, ma…
Rebecca, che si distinguerà per un carattere piuttosto determinato e abituato ad ottenere quello che vuole (non per niente il suo nome significa «Intrappolatore»), non sembra un oggetto passivo nella logica del racconto. Infatti, il narratore fa dire ai suoi parenti: «Chiamiamo la giovinetta e chiediamolo dalle sue labbra» (v. 27). La scelta è sua, mentre Isacco pare del tutto ignaro.
«Così Rebecca e le sue ancelle si alzarono, salirono sui cammelli e seguirono quel uomo. Il servo prese con sé Rebecca e partì. Intanto Isacco rientrava dal pozzo di Lacai-Roì; abitava infatti nella regione del Negheb. Isacco uscì sul far della sera per svagarsi in campagna e, alzando gli occhi, vide venire i cammelli.
Alzò gli occhi anche Rebecca, vide Isacco e scese subito dal cammello. E disse al servo: “Chi è quel uomo che viene attraverso la campagna incontro a noi?”. Il servo rispose: “È il mio padrone”. Allora ella prese il velo e si coprì. Il servo raccontò a Isacco tutte le cose che aveva fatto. Isacco introdusse Rebecca nella tenda che era stata di sua madre Sara; si prese in moglie Rebecca e l’amò. Isacco trovò conforto dopo la morte della madre» (Genesi 24,60-67).
A scatola chiusa
Può sembrare per noi molto strano e incerto questo matrimonio a scatola chiusa, in cui prima ci si sposa e poi ci si innamora, ma è stata la normalità fino a qualche generazione fa, e in molti luoghi è ancora così.
La tradizione secondo cui lo sposo non deve vedere la futura sposa il giorno prima delle nozze, in fondo, è un residuo dell’usanza di combinare i matrimoni: gli sposi si vedevano per la prima volta in occasione del rito nuziale. Questo non impedisce, a quanto pare, che l’amore fra i due nasca davvero, come il fatto di essersi conosciuti e scelti non impedisce che – magari poco dopo – non ci si piaccia più! Per spiegarci meglio questo tipo di mentalità, proviamo a pensare che esiste un tipo di amore che prescinde dal fatto di aver prima conosciuto la persona amata. È l’amore per i figli, che si amano a scatola chiusa, prima ancora di vederli e di sapere come sono fatti…