
Perché i gatti tigrati hanno una M in fronte? Guardateli bene: la M maiuscola è molto evidente nel disegno della loro pelliccia, sopra gli occhi. Ebbene, è la M di Maria… Tutto iniziò quando un gatto si trovò nel presepe. Più di duemila anni fa.

La leggenda del gatto della Madonna

Narra una gentile anche se fantasiosa leggenda che, quando Maria e Giuseppe dovettero cercare riparo in una stalla a Betlemme, la trovarono abitata da un gatto, che il locandiere voleva scacciare; ma la Madonna lo pregò di non mandarlo fuori al freddo, di lasciarlo restare. Il tigrato per sua natura avrebbe preferito stare alla larga dagli esseri umani, ma questa Famiglia lo attraeva particolarmente, e quando nacque il Bambino gli si acciambellò accanto per tenerlo caldo e lo addormentò con le sue fusa.

In seguito il gatto difese la Sacra Famiglia da topi e serpenti (c’è chi dice che uno di questi serpenti fosse il diavolo in persona). Non solo: quando la Sacra Famiglia fuggì in Egitto si associò ad altri randagi per fermare i soldati di Erode con le loro astute schermaglie e il loro piccolo indomito cuore felino. Il gatto uscì malconcio da questa battaglia, ma riuscì pur sofferente a raggiungere la Sante Persone che amava. Maria e Giuseppe detersero le sue ferite, e il Bambino Gesù lo guarì con una carezza. Anche la Madonna lo benedisse e lo accarezzò sulla fronte, ed ecco formarvisi quella M maiuscola, l’iniziale del nome di Maria…

Naturalmente niente di tutto questo è vero, però… avete notato quanto ai gatti piace stare dentro il presepe?

Questo è un precedente illustre di associazione del gatto alla Sacra Famiglia: la Madonna della Gatta di Federico Barocci (1598). La maternità di Maria è come allusa e richiamata nella maternità della gatta – la natura che in qualche modo sente e annunzia il Divino.
Gatti nei secoli



L’origine della M frontale è spiegata in modo analogo nel mondo musulmano, una cui leggenda narra che la M fu impressa per riconoscenza da Maometto alla sua gatta Muezza, che lo aveva difeso da un serpente velenoso.

Dal punto di vista scientifico, è ovvio, si tratta solo di una particolarità cromatica legata al pelo tigrato. Ma che sia un segno di riconoscenza miracoloso per la generosità di un animale talvolta tanto bistrattato e spesso tanto frainteso… bene, sembra una giusta ricompensa per la dedizione di cui, invece, il micio si rivela capace.

Nel Medioevo il gatto ebbe cattiva fama, che migliorò assai quando i progressi dell’agricoltura portarono all’accumulo di grandi quantità di cereali nei granai, che i topi attaccavano.

È così che fu selezionata la razza certosina, dai monaci omonimi: importati dall’Oriente dai templari, questi gatti furono allevati nelle certose a difesa dei granai e dei preziosi manoscritti custoditi nelle biblioteche. Pare inoltre che i gatti certosini si distinguano per la loro pazienza…

I gatti comunque si rivelarono perfettamente compatibili con la vita monastica, per la loro indole solitaria, discreta e – se così si può dire – contemplativa, ed anche per la capacità di passare repentinamente dal sonno alla veglia, qualità richiesta in sommo grado ai monaci per l’alzata della preghiera notturna.










E per i randagi…

Molti dei gatti delle nostre case, ed anche molti cani, sono randagi che hanno trovato una famiglia grazie all’opera dei volontari che si prendono cura di loro. Penso ai miei tre, Emilia, Brando ed Aslan, e sono grata all’Enpa di Piombino che ha fatto ricorso a me per dar loro una sistemazione. Ma penso anche a quanti rimangono per strada in un ambiente che non è concepito per loro come lo sarebbe l’ambiente naturale, e che sono, in fondo, vittima dei nostri egoismi. Abbandonati o maltrattati, hanno bisogno essi pure di essere aiutati per i mali che patiscono.
Sì, certamente, impegnarsi ad alleviare la sofferenza degli esseri umani è uno stretto dovere non solo di carità ma anche di giustizia. Tuttavia, questo non impedisce di prendersi cura anche di queste creature più piccole che spesso sono vittime – sempre innocenti – della violenza umana. E talvolta, se gli uomini non se ne preoccupano, sembra che ci pensi la Provvidenza… Sentite questa storia di Natale che viene dal Messico.
La cagnolina che partorì nel Presepe

In Messico, la città di Palenque aveva allestito un presepe in un parco pubblico. Sorpresa: pochi giorni prima di Natale, una madre ha partorito sulla paglia del presepe… è una cagnolina randagia, in cerca di un luogo sicuro ed asciutto per dare alla luce la sua cucciolata.
Il parto è avvenuto fra le tradizionali statue di Maria e di Giuseppe, dei Magi, dell’asino e del bue; forse, presenze rassicuranti anche per chi non ne comprende il significato. Così, mentre le case degli uomini respingevano la madre, un presepe le ha dato accoglienza. Non vi sembra di aver già sentito questa storia?
Oh, niente di trascendentale. Però, questo fatto ha commosso e messo in movimento tutti: le autorità hanno deciso di non cacciare la cagnolina, la popolazione ha deciso di nutrirla, i veterinari hanno deciso di curare lei e i piccoli; un’organizzazione di salvataggio animale sta provvedendo a cercare una casa per la famigliola. Una storia a lieto fine, insomma. A volte basta così poco per fare tanto del bene…
Buone Feste dai randagi…

E Buone Feste dai gatti della colonia felina Enpa del Castello di Piombino, godetevi il video QUI.
Ecco alcuni ospiti.







Infine, ecco il filmato di una gattina che ha fatto del presepe la propria casa, senza recargli alcun danno: QUI.
Un video delizioso, anche se “costruito”: QUI.