Lettura continua della Bibbia. Una famiglia devota

Una famiglia devota
Gesù fra i dottori nel tempio. Icona russa ottocentesca. Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=18347682

Dopo le scene della Natività, Luca ci lascia all’oscuro per oltre dieci anni. Torna a narrare in occasione di una Pasqua, con un ultimo episodio dell’infanzia di Gesù che apre una finestra sulla vita quotidiana della sua famiglia. Una famiglia devota.

Una famiglia devota

Gesù, dodicenne, è ancora minorenne per la Legge di Mosè: è a 13 anni, infatti, che il maschio diviene legalmente adulto assumendo tutti gli oneri e quindi anche gli onori che la Legge impone.

Questo è un primo dato di cui tener conto, perché stando ai termini di legge solo Giuseppe, maschio adulto, era tenuto a compiere il pellegrinaggio a Gerusalemme per celebrare la Pasqua: Maria in quanto donna, e Gesù in quanto non ancora maggiorenne, ne erano esenti. La devozione di questa famiglia è dunque grande, se si accinge tutti gli anni ad intraprendere il viaggio a Gerusalemme, faticoso e dispendioso, al completo, anziché mediante la sola figura del capofamiglia.

Come è possibile che Giuseppe e Maria non si accorgano che Gesù non è con loro quando ripartono per Nazareth? Semplice: non perché abbiano troppi figli di cui occuparsi (sarebbe ridicolo in ogni modo), ma perché i pellegrini formavano due carovane distinte, le donne con le donne e gli uomini con gli uomini; i bambini maschi potevano stare indifferentemente con gli uni o con le altre. Facile pensare che il figlio fosse con il coniuge…

E indubbiamente Gesù dimostra una notevole autonomia rispetto ai suoi, al punto da rimanere nel tempio per interrogare i maestri. I bambini ebrei avevano i padri per maestri, e per gli orfani, o per i piccoli che non avevano un padre capace di istruirli nella Legge, c’erano le scuole di paese, a spese della comunità: una situazione di alfabetizzazione, credo, unica nelle civiltà antiche.