Se molti personaggi nella storia di David mostrano di saper leggere i segni dei tempi, Saul è invece un re senza discernimento. La sua è una bella storia iniziata bene e finita male.
Il discernimento che porta Samuele a consacrare Saul re sembra confermato sia dalla sorte che lo designa, sia dalla dimostrazione di umiltà del prescelto.
Tutto inizia infatti con una professione di piccolezza (benché Saul sia un pezzo d’uomo che sorpassa di tutta la testa i suoi concittadini), con tutti i crismi dei racconti di vocazione. Al messaggio del profeta, il chiamato risponde con l’obiezione: «Non sono io forse un Beniaminita, della più piccola tribù d’Israele? E la mia famiglia non è forse la più piccola fra tutte le famiglie della tribù di Beniamino? Perché mi hai parlato in questo modo?» (1 Sam 9,21). Tocca appunto al profeta rassicurarlo e dargli segni in abbondanza affinché il consacrato dal Signore possa assumersi il compito assegnatogli da Dio.
Le battaglie di Saul sono trionfi per lui. Tuttavia Saul ripone la sua sicurezza in certezze umane; l’attesa dell’arrivo di Samuele genera in lui sfiducia, tanto che giunge a commettere un abuso offrendo personalmente e illecitamente l’olocausto.
Saul viola poi anche la legge dello sterminio, riservandosi i beni del popolo vinto e il re sconfitto, presumibilmente per stabilire con lui un patto di vassallaggio. Il rifiuto che Dio manifesta nei suoi confronti provoca lo scontento di Saul, attaccato personalmente al re da lui unto e consacrato:
15 10 Allora fu rivolta a Samuele questa parola del Signore: 11«Mi pento di aver fatto regnare Saul, perché si è allontanato da me e non ha rispettato la mia parola». Samuele si adirò e alzò grida al Signore tutta la notte…
20Saul insisté con Samuele: «Ma io ho obbedito alla parola del Signore, ho fatto la spedizione che il Signore mi ha ordinato, ho condotto Agag, re di Amalèk, e ho sterminato gli Amaleciti. 21Il popolo poi ha preso dal bottino bestiame minuto e grosso, primizie di ciò che è votato allo sterminio, per sacrificare al Signore, tuo Dio, a Gàlgala».
22Samuele esclamò:
«Il Signore gradisce forse gli olocausti e i sacrifici
quanto l’obbedienza alla voce del Signore?
Ecco, obbedire è meglio del sacrificio,
essere docili è meglio del grasso degli arieti.
23Sì, peccato di divinazione è la ribellione,
e colpa e terafìm l’ostinazione.
Poiché hai rigettato la parola del Signore,
egli ti ha rigettato come re».
27Samuele si voltò per andarsene, ma Saul gli afferrò un lembo del mantello, che si strappò. 28Samuele gli disse: «Oggi il Signore ha strappato da te il regno d’Israele e l’ha dato a un altro migliore di te »… 35Samuele non rivide più Saul fino al giorno della sua morte; ma Samuele piangeva per Saul, perché il Signore si era pentito di aver fatto regnare Saul su Israele.
È evidente qui il divario tra il pensiero umano del profeta e quella che egli invece, e suo malgrado, discerne e persegue come la volontà del Signore. Samuele non condivide il disegno di Dio, ma non lo contrasta.
Al contrario, il Signore si è già scelto come re un uomo secondo il suo cuore ma la decisione viene disattesa completamente da Saul. Saul mostra continuamente di essere un re privo di discernimento. Vede intorno a sé i segni che gli indicano la strada e li rifiuta…
Un re secondo il cuore di Dio
1 Samuele 16 1Il Signore disse a Samuele: «Fino a quando piangerai su Saul, mentre io l’ho ripudiato perché non regni su Israele? Riempi d’olio il tuo corno e parti. Ti mando da Iesse il Betlemmita, perché mi sono scelto tra i suoi figli un re».
Qui si inserisce la storia di David, che sarà invece un re con il cuore aperto a Dio.
È lo Spirito di Dio, e non la considerazione umana, che fa riconoscere David come l’Unto del Signore: è il più piccolo di tutti i suoi fratelli, insignificante rispetto a loro. Qui Dio dirige direttamente la storia orientandola su David. Ma sarà poi la sua presenza nascosta a farlo salire al trono. Ecco come andranno le cose.
Salita al trono
L’ascesa al trono di David sembra non voluta ma casuale, anzi, forzata dalle circostanze avverse messe in atto da Saul.
La capacità musicale e l’abilità guerresca di David lo portano a corte. La sua storia prende forma modellandosi su ciò che il cattivo spirito di Saul provoca:
- Lo allontana da sé facendolo capo di migliaia, il che lo fa divenire popolare
- La trappola dei filistei che David deve uccidere come prezzo nuziale si rivolge a favore di lui, procurandogli un successo ancora maggiore
- La guerra che Saul gli scatena contro riduce David ad allontanarsi dalla corte facendosi dei seguaci sempre più numerosi.
L’intenzione di David di regnare non è spontanea, ma è praticamente innescata e sostenuta dall’ostilità di Saul. Saul lo fa con intenzioni negative, ma con la sua ostilità gioca un ruolo determinante nella storia di David. Da qui si potrebbe anche imparare che se si teme che qualcuno ci danneggi non si deve allontanare, ma piuttosto tenere vicino per controllarlo, contenerlo e neutralizzarlo, facendone un alleato, non un avversario…
Un re senza discernimento
Saul nel suo bisogno di rassicurazione ricorre addirittura alla divinazione che aveva proibito, facendo evocare lo spirito di Samuele (cap. 28: Dio si è allontanato da me: non mi ha più risposto, né attraverso i profeti né attraverso i sogni) e ottenendo solo lutto. Non ha voluto leggere i segni dei tempi nella sua storia, adesso la storia lo respinge…
Saul è l’esempio migliore di mancanza di discernimento. Fa tutto quello che va contro il suo stesso interesse, combattendo contro un fantasma che si è costruito da solo e sprecando le sue risorse in questo. Invece di combattere i nemici reali, combatte Davide. Il discernimento richiede una continua riconsiderazione delle circostanze mutate, ma Saul rifiuta di vederle: vuole eliminare il problema eliminando fisicamente colui che gli rappresenta il problema. Questo metodo non è mai vincente.