Guerra in Israele. Settimo giorno: un nuovo esodo?

Un nuovo esodo
Bombardamento israeliano a Gaza. By Palestinian News & Information Agency (Wafa) in contract with APAimages, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=138773940

Un nuovo esodo. È un nuovo esodo quello ordinato da Israele al settimo giorno di guerra, ma questa volta al contrario. L’esercito israeliano ha ordinato «l’evacuazione di tutti i civili di Gaza City dalle loro case a sud per la loro sicurezza e protezione e lo spostamento nell’area a sud di Wadi Gaza», un corso d’acqua situato a sud della città. Si tratta di un milione e centomila residenti. «Sarà permesso di tornare a Gaza City solo quando verrà fatto un altro annuncio che lo consentirà», ha avvertito l’esercito, precisando anche:

«Stiamo combattendo un gruppo terroristico, non la popolazione di Gaza. Vogliamo che i civili non subiscano danni, ma non possiamo convivere con il dominio di Hamas-Isis vicino al nostro confine». I militari israeliani stanno pianificando un’operazione di terra contro Gaza dopo l’attacco di sabato di Hamas.

L’esercito, ha spiegato il contrammiraglio Daniel Hagari portavoce dell’esercito israeliano, vuole minimizzare le perdite civili e massimizzare i danni inflitti a Hamas. L’ordine di evacuare i palestinesi ha lo scopo di garantire libertà di azione e di aggravare il danno contro Hamas, organizzazione che deve essere distrutta. Ci vorranno diversi giorni per l’evacuazione, ha aggiunto, ma chi non rispetta la raccomandazione di lasciare Gaza City mette in pericolo la sua famiglia. Hagari ha anche fatto notare che similmente in questi giorni anche un numero molto elevato di israeliani è stato costretto ad abbandonare le proprie abitazioni situate nel sud e nel nord di Israele per raggiungere località più sicure.  

L’Onu chiede la revoca dell’ordine di evacuazione, che riguarda 2 milioni e 100mila persone: «Un’evacuazione di tale portata – dice il portavoce del segretario generale Guterres, Stéphane Dujarric – è impossibile senza causare conseguenze umanitarie devastanti».

Un nuovo esodo

Un nuovo esodo
I medici trasportano un bambino palestinese ferito all’ospedale Al-Shifa di Gaza City a seguito di un attacco aereo israeliano. By Palestinian News & Information Agency (Wafa) in contract with APAimages, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=138775640

Hamas ha continuato gli attacchi missilistici dalla Striscia di Gaza, ma sembra aver ridotto il ritmo di questi attacchi. I morti dall’inizio del conflitto sono 1.300 da parte israeliana con circa 3.300 feriti, di cui 28 in condizioni critiche e 350 in gravi condizioni.  Sale a 258 il numero dei caduti fra i militari israeliani. Tra le vittime di altre nazionalità, sale a 27 il bilancio degli americani uccisi da Hamas in Israele; i dispersi sono 14. 

Sulla Striscia i raid aerei israeliani sono continuati per tutta la notte, colpendo 750 obiettivi militari:  «12 grattacieli, tunnel sotterranei, complessi e postazioni militari, case di alti funzionari che fungevano da quartier generale, depositi di armi, sale di comunicazione e agenti nelle organizzazioni terroristiche che sono stati eliminati». Questo è stato reso noto da  un portavoce delle forze armate israeliane.L’esercito israeliano ha bombardato da sabato l’enclave palestinese di Gaza con 6 mila bombe, per un totale di 4 mila tonnellate di esplosivo.

Da da parte palestinese il bilancio dei morti civili è salito a 1.799, tra cui 500 bambini e 276 donne, con 6.388 feriti.  Tra questi, comunica Hamas, sono inclusitredici ostaggi, tra cui alcuni stranieri, uccisi negli attacchi israeliani a Gaza.  Alcuni degli ostaggi uccisi hanno una doppia cittadinanza. 

Un nuovo esodo: 423.000 sfollati

Un nuovo esodo, veramente, di proporzioni bibliche. Gli sfollati sono 423.000, con l’aumento del 25% in 24 ore. Circa due terzi hanno trovato riparo in scuole gestite dall’Unrwa, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi.

Molte migliaia di persone, 400.000 secondo l’Onu, hanno lasciato a precipizio le proprie abitazioni e si stanno dirigendo a sud. Si tratta di una marcia di almeno 10 chilometri, intrapresa da intere famiglie. Chi non dispone di mezzi di trasporto sta fuggendo a piedi con qualche bagaglio. Una fonte dell’ospedale ha riferito che medici e pazienti resteranno nella zona di pericolo, in assenza di ambulanze e di soluzioni adeguate per il ricovero dei malati più gravi. 

L’Organizzazione mondiale della salute (Oms) dichiara che è impossibile evacuare i pazienti vulnerabili dagli ospedali nel nord di Gaza. L’Onu, che ha perso già 11 dipendenti negli attacchi israeliani, ha trasferito le proprie strutture nel sud del paese, mentre la Mezzaluna Rossa Palestinese ha deciso di non lasciare la zona nord della striscia di Gaza. «Nonostante le minacce di bombardamento da parte dell’occupazione la decisione è stata presa… non ce ne andremo. I nostri medici svolgeranno i loro compiti umanitari. Non lasceremo le persone ad affrontare la morte da sole», si legge in una sua nota.

Hamas considera solo una guerra psicologica l’avvertimento di spostarsi verso sud e chiede agli abitanti del nord della Striscia di ignorarlo l’avvertimento di Israele.

Anzi, secondo testimoni Hamas ha bloccato diverse persone che avevano lasciato le loro abitazioni per dirigersi verso il sud della Striscia di Gaza, intimando loro di ritornare verso il nord dell’enclave palestinese.

Un nuovo esodo: ma non dal valico di Rafah

Il valico di Rafah, con l’Egitto, è l’unico praticabile per uscire da Gaza. L’Egitto ha avviato intensi colloqui con Israele e gli Stati Uniti per consentire la consegna di aiuti e carburante attraverso il valico di Rafah. Ha anche smentito di averlo chiuso: «Il valico di frontiera di Rafah tra l’Egitto e la Striscia di Gaza è aperto al traffico e non è stato mai chiuso dall’inizio del crisi attuale». Però è inagibile perché «le strutture sul lato palestinese sono state distrutte a causa dei ripetuti bombardamenti israeliani». L’Egitto chiede a Israele «di evitare di prendere di mira il lato palestinese del valico in modo che gli sforzi per le riparazioni abbiano successo» e permettano il transito, «un’ancora di salvezza per sostenere i fratelli palestinesi nella Striscia di Gaza».

Gaza sotto assedio

Di Tasnim News Agency, CC BY 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=138702066

Israele interromperà le forniture di acqua e di elettricità alla Striscia di Gaza fino a quando Hamas non rilascerà le 150 persone rapite sabato. Lo ha scritto in un tweet il ministro dell’Energia israeliano Israel Katz. «Aiuti umanitari a Gaza? Nessun interruttore elettrico sarà acceso, nessuna pompa dell’acqua sarà aperta e nessun camion di carburante entrerà finché i rapiti israeliani non saranno tornati a casa. Nessuno può insegnarci la morale».

Abu Mazen condanna l’omicidio dei civili da entrambe le parti

Il presidente dell’Anp, Abu Mazen, ha condannato le uccisioni di civili, da entrambe le parti. Ha rimarcato la necessità di passare all’azione politica per porre fine all’occupazione e raggiungere la pace, sottolineando la sua condanna per l’uccisione di civili o gli abusi da qualunque parte vengano. Ha chiesto il rilascio di civili, prigionieri e detenuti, sottolineando anche «la necessità di fermare il terrorismo dei coloni contro il popolo palestinese nelle città, nei villaggi e nei campi in Cisgiordania».

La condanna da parte del Centro islamico d’Italia

Il segretario generale del Centro islamico culturale d’Italia, Abdellah Redouane, dichiara: «Rinnoviamo il nostro appello alla pace: la violenza si condanna sempre. Le religioni hanno il ruolo di seminare la pace, non di accendere fuochi».