
Un momento oscuro getta la sua ombra su Saul.
Disperazione di Saul
In quei giorni i Filistei radunarono il loro esercito per combattere contro Israele. […] Quando Saul vide l’accampamento dei Filistei, rimase atterrito e il suo cuore tremò di paura. Saul consultò il Signore, e il Signore non gli rispose né attraverso sogni, né mediante gli Urim, né per mezzo dei profeti. Allora Saul disse ai suoi ministri: «Cercatemi una negromante, perché voglio andare a consultarla» (1 Samuele 28,1-7).
Saul (1 Sm 28), preso da invincibile paura dei Filistei, prova a consultare Dio attraverso i sogni, gli urîm, i profeti, ma Dio tace. Saul ricorre allora ad un mezzo che egli stesso aveva proibito, una negromante, letteralmente donna padrona dello spirito di un morto (’ESHETH BA‘ALAT – ’ÔB) Ma lo spirito (’elohîm) di Samuele che gli appare si limita ad annunciargli morte e disfatta dovute all’antico peccato di disobbedienza.
Incoerenze e sorprese
Notiamo anche qui la confusione mentale e l’incoerenza del re che nella sua disperazione ricorre proprio ad un mezzo che aveva rigorosamente bandito, l’uso delle arti magiche e la negromanzia. Ma notiamo anche la sorpresa della donna, probabilmente una ciarlatana che sino ad allora è campata alle spalle del prossimo sfruttandone con trucchi la credulità, e si vede invece colta alla sprovvista dalla reale apparizione di un defunto. Non posso non pensare alla ciarlatana di Ghost (1990), una magnifica Whoopi Goldberg nella scena in cui la maga fasulla si trova realmente davanti uno spirito: QUI.
Evidenziamo però anche, come fa il testo, le buone azioni compiute dalla donna, benché eserciti pratiche rigorosamente proibite dalla Torah. I gesti di accoglienza che compie nei confronti dell’uomo disperato che ha davanti, infatti, sono gli stessi che l’agiografo aveva attribuito nientemeno che ad Abramo verso i tre viandanti (Genesi 18). Nonostante il suo grave peccato, la donna conosce una certa forma di riscatto per la sua generosità verso l’ospite. Nonostante l’elezione divina e la dignità regale, Saul va paradossalmente verso l’autodistruzione. Questo accade, suggerisce l’autore, quando chi è investito di un ministero lo usa come carriera personale e non come servizio del popolo di Dio: sofferenze infinite per sé e per gli altri.