Viaggio nella Bibbia. Un grave errore di David (1 Samuele 21-22)

Achimelekh consegna a David la spada di Golia. Di Aert de Gelder – Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=4036276

David, nella sua nuova vita di fuggiasco, commette un grave errore. Un errore madornale, anzi: espone alle ire di Saul i sacerdoti di Nob. Lo fa per salvaguardare la propria vita, ma non pensa alle conseguenze sulla vita degli altri. La sua condotta causa una sofferenza indicibile di cui si riconoscerà responsabile.

David tra i sacerdoti di Nob

1 Samuele 20 2«Davide si recò a Nob dal sacerdote Achimelekh. Achimelekh, turbato, andò incontro a Davide e gli disse: “Perché sei solo e non c’è nessuno con te?”. 3Rispose Davide al sacerdote Achimelech: “Il re mi ha ordinato e mi ha detto: Nessuno sappia niente di questa cosa per la quale ti mando e di cui ti ho dato incarico. Ai miei uomini ho dato appuntamento al tal posto. 4Ora però se hai a disposizione cinque pani, dammeli, o altra cosa che si possa trovare”. 5Il sacerdote rispose a Davide: “Non ho sottomano pani comuni, ho solo pani sacri: se i tuoi giovani si sono almeno astenuti dalle donne, potete mangiarne”. 

6Rispose Davide al sacerdote: “Ma certo! Dalle donne ci siamo astenuti da tre giorni. Come sempre quando mi metto in viaggio, i giovani sono mondi, sebbene si tratti d’un viaggio profano; tanto più oggi essi sono mondi”. 7Il sacerdote gli diede il pane sacro, perché non c’era là altro pane che quello dell’offerta, ritirato dalla presenza del Signore, per essere sostituito con pane fresco nel giorno in cui si toglie. 

8Ma era là in quel giorno uno dei ministri di Saul, trattenuto presso il Signore, di nome Doeg, Idumeo, capo dei pastori di Saul. 9Davide disse ad Achimelekh: “Non hai per caso sottomano una lancia o una spada? Io non ho preso con me né la lancia né altra arma, perché l’incarico del re era urgente”. 10Il sacerdote rispose: “Guarda, c’è la spada di Golia, il Filisteo che tu hai ucciso nella valle del Terebinto; è là dietro l’efod, avvolta in un manto. Se vuoi, portala via, prendila, perché qui non c’è altra spada che questa”. Rispose Davide: “Non ce n’è una migliore; dammela”».

David si ritrova, nella sua fuga, a pensare troppo per sé causando dolore agli altri, incolpevoli dei peccati di Saul. Anche questa è una tipologia di sofferenza dell’innocente con una causa precisa: il comportamento sconsiderato degli altri.

Il sacerdote Achimèlekh si accorge che colui che gli si presenta ha l’aria di un fuggitivo ed ha timore ad accoglierlo. Ha ragione: David agisce per la propria sicurezza in modo quanto meno irriflessivo, mettendo in pericolo colui che lo accoglie. Innanzi tutto mente per tranquillizzarlo. Poi, pur di assicurarsi il cibo, chiede ad Achimelekh il «Pane della Presenza». È, questo, il pane posto all’interno del Tabernacolo, che poteva essere consumato solo dai sacerdoti (Lev 24,9).

Nel Midrash (Yalkut Shimoni, 1 Sm 130) , i rabbini giustificano David richiamando il principio secondo cui, essendo la vita umana il valore più prezioso su questa terra, «un eventuale pericolo di vita respinge [persino] lo Shabbat». In altri termini, per preservare la vita umana, gli altri precetti passano in secondo piano e possono essere trasgrediti, tranne il divieto di idolatria, di omicidio e di adulterio.

Ma David non cerca soltanto del cibo: chiede anche un’arma. L’arma che ottiene non è un’arma qualunque. È quella di Golia, cioè proprio quella che il giovane David aveva disprezzato come misero strumento umano di salvezza di fronte alla salvezza che viene da Dio. La chiede, oltre tutto, incautamente, alla presenza di un servo fedele di Saul, Doeg l’Edomita (21,8), esponendo in tal modo il sacerdote ad essere considerato dal re un traditore.

Intermezzo comico: David si finge pazzo

Questo episodio, sia detto per inciso, è veramente spassoso:

1 Samuele 20 11«Quel giorno Davide si alzò e si allontanò da Saul e giunse da Achis, re di Gat. 12I ministri di Achis gli dissero: “Non è costui Davide, il re del paese? Non cantavano in coro in onore di lui:
Ha ucciso Saul i suoi mille
e Davide i suoi diecimila?”.
13Davide si preoccupò di queste parole e temette molto Achis re di Gat. 14Allora cominciò a fare il pazzo ai loro occhi, a fare il folle tra le loro mani; tracciava segni sui battenti delle porte e lasciava colare la saliva sulla barba. 15Achis disse ai ministri: “Ecco, vedete anche voi che è un pazzo. Perché lo avete condotto da me? Non ho abbastanza pazzi io perché mi conduciate anche costui per fare il folle davanti a me? Dovrebbe entrare in casa mia un uomo simile?”».

Dalla padella nella brace. David in una città filistea, dopo aver ucciso il suo campione e, in aggiunta, 200 filistei come dote nuziale. È pazzo? No, non è pazzo, ma dovrà fingere di esserlo. In base al detto Il nemico del mio nemico è mio amico, David, visto come nemico di Saul a sua volta grande nemico dei filistei, avrebbe dovuto considerarsi al sicuro; ma ha sbagliato i suoi calcoli. La sua vita è in pericolo, non resta che fingersi meshuggah, pazzo – il pazzo è intoccabile, nelle civiltà antiche che considerano la follia come una forma di possessione divina.

David riesce molto bene nella simulazione, qui come prima davanti al sacerdote. Ma l’aspetto più comico consiste nella reazione del re. In base alla mia esperienza di dirigente scolastica, posso sottoscrivere la sua protesta: «Non ho già abbastanza matti intorno a me, che me ne dobbiate portare anche un altro?». Vi assicuro che anch’io la mia parte di matti l’ho avuta…

Le conseguenze 

1 Samuele 22 18«Allora il re disse a Doeg: “Accostati tu e colpisci i sacerdoti”. Doeg l’Idumeo si fece avanti e colpì di sua mano i sacerdoti e uccise in quel giorno ottantacinque uomini che portavano l’efod di lino. 19Saul passò a fil di spada Nob, la città dei sacerdoti: uomini e donne, fanciulli e lattanti; anche buoi, asini e pecore passò a fil di spada. 

20Scampò un figlio di Achimelekh, figlio di Achitub, che si chiamava Ebiatar, il quale fuggì presso Davide. 21Ebiatar narrò a Davide che Saul aveva trucidato i sacerdoti del Signore. 22Davide rispose ad Ebiatar: “Quel giorno sapevo, data la presenza di Doeg l’Idumeo, che avrebbe riferito tutto a Saul. Io devo rispondere di tutte le vite della casa di tuo padre. 23Rimani con me e non temere: chiunque vorrà la tua vita, vorrà la mia, perché tu starai presso di me come un deposito da custodire”».

Doeg l’Edomita acquista prestigio informando il re (in modo menzognero) che Achimelekh ha fornito di propria volontà nutrimento e armi a David e consultando addirittura Dio per lui, ciò che di solito si faceva per il re prima di andare in guerra. Ne segue non solo la morte di Achimelekk e degli altri sacerdoti, ma anche la strage dell’intera popolazione.

Davanti ad Ebiatar, l’unico scampato, David mostra la sua franchezza. Ammette il proprio errore e si assume totalmente la responsabilità di quanto è accaduto. Pur nel suo peccato – se non altro di imprudenza -, David si rivela imperfetto, ma almeno in grado di riconoscere i propri errori e di cercare di riparare. Al confronto, Saul, da giusto che era, si ritrova uomo corrotto, che non indietreggia di fronte a niente pur di conservare il potere. Non riesce ad ammettere le proprie responsabilità, e si rivela incoerente: una delle sue colpe era stata proprio quella di non aver voluto, per interesse personale, applicare la legge dello sterminio, mentre la applica adesso nei riguardi di una innocua e inerme città sacerdotale. David saprà imparare dai propri errori. Saul vi morirà dentro.