Lettura continua della Bibbia. Il ragazzo dallo spirito muto (Marco 9,9-29)

Guarigione del giovane dallo spirito muto. Alfred Ernest Child, vetrata nella cattedrale di San Brendano, Loughrea, Irlanda. Di Andreas F. Borchert, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=92139544

La guarigione di un giovane dallo spirito muto: un nuovo miracolo profondamente significativo che fa seguito alla Trasfigurazione del Signore.

La sofferenza del Figlio dell’uomo

9 9Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. 10Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.
11E lo interrogavano: «Perché gli scribi dicono che prima deve venire Elia?». 12Egli rispose loro: «Sì, prima viene Elia e ristabilisce ogni cosa; ma, come sta scritto del Figlio dell’uomo? Che deve soffrire molto ed essere disprezzato. 13Io però vi dico che Elia è già venuto e gli hanno fatto quello che hanno voluto, come sta scritto di lui».

La visione della gloria di Gesù potrebbe mettere in ombra il mistero della croce. Elia è già venuto, dice Gesù, nella persona del Battista, che ha preceduto il Cristo nella persecuzione e nella morte su di una via che anche il Cristo percorrerà. Ma il Figlio dell’uomo «si rialzerà» (9,9). Che cosa questo significhi, ancora gli apostoli non lo comprendono, e non lo comprenderanno finché non lo incontreranno Risorto.

Un giovane dallo spirito muto

9 14E arrivando presso i discepoli, videro attorno a loro molta folla e alcuni scribi che discutevano con loro. 15E subito tutta la folla, al vederlo, fu presa da meraviglia e corse a salutarlo. 16Ed egli li interrogò: «Di che cosa discutete con loro?». 17E dalla folla uno gli rispose: «Maestro, ho portato da te mio figlio, che ha uno spirito muto. 18Dovunque lo afferri, lo getta a terra ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti».  19Egli allora disse loro: «O generazione incredula! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo da me». 20E glielo portarono. Alla vista di Gesù, subito lo spirito scosse con convulsioni il ragazzo ed egli, caduto a terra, si rotolava schiumando. 

21Gesù interrogò il padre: «Da quanto tempo gli accade questo?». Ed egli rispose: «Dall’infanzia; 22anzi, spesso lo ha buttato anche nel fuoco e nell’acqua per ucciderlo. Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci». 23Gesù gli disse: «Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede». 24Il padre del fanciullo rispose subito ad alta voce: «Credo; aiuta la mia incredulità!». 25Allora Gesù, vedendo accorrere la folla, minacciò lo spirito impuro dicendogli: «Spirito muto e sordo, io ti ordino, esci da lui e non vi rientrare più». 26Gridando e scuotendolo fortemente, uscì. E il fanciullo diventò come morto, sicché molti dicevano: «È morto». 27Ma Gesù lo prese per mano, lo fece alzare ed egli stette in piedi.
28Entrato in casa, i suoi discepoli gli domandavano in privato: «Perché noi non siamo riusciti a scacciarlo?». 29Ed egli disse loro: «Questa specie di demòni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera».

Una questione di fede

Nel lungo episodio successivo (9,14-29), i discepoli si mettono ancora in luce negativa: non riescono a liberare un ragazzo posseduto da uno spirito muto, probabilmente epilettico; non hanno sufficiente fede. Come nel caso del sordo muto e del cieco di Bethsaida, anche questo ragazzo è leso nella sua relazionalità: lo spirito di cui è preda lo sequestra da ogni rapporto umano, benché non riesca ad ucciderlo. Anche se non è cieco né sordo, le convulsioni gli inibiscono parola e sguardo.

La fede dei discepoli non è bastante a guarirlo. Fede dimostra, invece, il padre del ragazzo, proprio mentre confessa di non averne (9,24). Si rende conto di avere una fede imperfetta, ma non si arrende. È consapevole di aver incontrato colui in cui si può avere fede, se una qualche fede si può avere.

Fede in Colui che, come il ragazzo a lui affidato, si risveglierà (egheiro) e starà in piedi (anistemi), i due verbi della resurrezione (9,27). È già un anticipo di resurrezione di Gesù, cui i discepoli possono associarsi solo con la preghiera. Essi, di fronte alla potenza del Signore, si rammaricano di non possederla: perché noi no? È la preoccupazione del potere quella che impedisce alla preghiera di nutrirsi di Lui e quindi di agire in Suo nome, con la Sua autorità…

Guardate come è efficace la rappresentazione che Zeffirelli ha fatto di questo tipo di miracolo, anche se la scena si riferisce anche all’indemoniato della sinagoga di Cafarnao: QUI.