Gli animali nella Bibbia. Quinta parola chiave: Vita

Un futuro per gli animali
Foto di Jeff Jacobs da Pixabay 

Che vi sia un futuro, insieme all’uomo, anche per il creato e per gli animali, non sembra da mettere in dubbio. Naturalmente questa – come le altre – è un’opinione teologica: non ci sono dogmi in proposito.

È vero che i salmi e altri libri sapienziali affermano che gli animali periscono, ma in quei passi dicono la stessa cosa degli uomini. La rivelazione biblica è progressiva e dato che è incentrata sul rapporto dell’uomo con Dio, nel campo della vita futura degli uomini ha fatto passi da gigante (passando dall’immagine di un triste sheol alla gioia eterna condivisa con Dio). Non altrettanto per quanto riguarda direttamente gli animali.

Come osserva C.S. Lewis, anche se gli animali fossero veramente immortali, non è detto che il Signore ce lo avrebbe rivelato nella Bibbia:

«La cortina è stata strappata a un certo punto, e a uno soltanto, per rivelare le nostre necessità pratiche immediate e non per soddisfare la nostra curiosità intellettuale. Se gli animali fossero davvero immortali, è improbabile, da quello che posso capire del metodo di Dio nella rivelazione, che Egli avrebbe rivelato questa particolare verità. Perfino la dottrina della nostra immortalità appare tardi nella storia del giudaismo. L’argomento tratto dal silenzio è dunque molto debole» (C.S. Lewis, Il problema della sofferenza, 116 s.).

D’altra parte la Rivelazione ci dice pochissimo non solo sugli animali, nostri compagni su questa terra, ma anche sugli angeli, per noi messaggeri e tutori. Il silenzio su alcuni aspetti dell’esistenza animale non deve, quindi, essere immediatamente considerato segno di trascuratezza o di disprezzo. Anzi, la Scrittura ci permette di riflettere sul destino ultimo delle creature animali.

Risorgeranno anche gli animali?

«Risorgeranno tutti, anche le zanzare?». La domanda posta in questo modo è, ovviamente, umoristica e un po’ provocatoria e C.S. Lewis immagina che gli venga rivolta da qualcuno che lo voglia prendere in giro per le sue idee animaliste:

«una domanda a cui si dovrebbe rispondere sullo stesso livello facendo presente che, se succedesse il peggio, un cielo per le zanzare e un inferno per gli uomini si potrebbero combinare insieme in maniera molto soddisfacente» (Ib., 116).

Dante del resto l’aveva già fatto, del resto, nell’anti-inferno, con gli ignavi tormentati dagli insetti (Inferno, canto III).

A parte la provocazione, la domanda sulla sorte futura degli animali è una domanda seria e chiede di essere esaminata alla luce della Scrittura e della riflessione teologica.

Alcuni testi biblici come l’inno cristologico della lettera ai Colossesi o il capitolo 8 della lettera ai Romani parlano della redenzione di tutto il cosmo che è stato creato in Cristo e per Cristo, e lasciano intravedere la salvezza e la trasfigurazione gloriosa di tutto il creato nel suo insieme. Nella prospettiva di una salvezza universale che non conosce confini e del dilagare della vita in ogni essere creato, possiamo collocare alcuni sorprendenti testi patristici. Ad esempio,  Efrem Siro si riferisce esplicitamente al rinnovamento delle creature nell’ultimo giorno: «Alla fine dei tempi, queste stesse creature saranno fatte nuove» (S. Efrem Siro, Commento al Diatessaron, 5,12).

Fra i Padri latini basti ricordare un bel testo di sant’Agostino nel Commento al vangelo di Giovanni:

«Quello stesso che ha salvato te, quegli salverà il tuo cavallo, quegli la tua pecora – veniamo agli esseri più umili (“minima”) –  quegli la tua gallina» (S. Agostino, Tractatus in Evangelium Johannis 34, 3 in CCL 36, 312).