Quello di un fico che non ha frutti è uno strano episodio, cui Matteo toglie un po’ della sua stranezza, perché Mc 11,13 commenta anche che «non era la stagione dei fichi», e dunque che colpa avrebbe il fico di non portare frutti? Ma l’episodio è anomalo anche perché in esso Gesù non compie un miracolo per il bene del miracolato, ma fa seccare la pianta, quindi provoca un danno, unico caso fra tutti i segni e prodigi operati dal Signore.
Infatti, Gesù maledice il fico, che in Mc 11,21 solo il giorno dopo viene riscontrato ormai seccato. Ancora una volta, in Matteo, l’elemento determinante è l’efficacia della fede, contrapposta all’esitazione. Anticipo subito che si tratta di una sorta di parabola in atto: secondo i rabbini, lo studioso della Torah (il fico rappresenta lo studio della legge) deve portare frutto ogni giorno; ma Gesù trova ormai inaridita la pianta.
Gesù, tuttavia, è in questo modo autore di uno strano gesto che si fatica a comprendere: la maledizione di un fico che non ha frutti, perché, precisa Marco, non ne era neppure la stagione!
Il simbolismo del fico
Il simbolismo del fico è già attestato nell’Antico Testamento e ha riscontro nella tradizione rabbinica. I rabbini paragonavano la Legge a un fico, perché su questa pianta, dicevano, si riesce sempre a trovare un frutto, pur di cercare fra le foglie (Tb Er 54a). Lo studioso della Legge, dunque, vi trova frutti in qualunque stagione, e deve essere sempre pronto a fruttificare egli stesso.
Nell’Antico Testamento, l’albero di fico e la vite potevano rappresentare Israele, e i loro frutti rappresentavano i buoni. Secondo Michea, Dio cerca invano frutti in Israele: «Non un grappolo da mangiare, non un fico per la mia voglia. L’uomo pio è scomparso dalla terra, non c’è più giusto fra gli uomini» (Mi 7,1). Stessa cosa in Ger 8,13. Il simbolismo del fico, quindi, poteva riferirsi all’esistenza di uomini giusti o alla fruttuosità dello studio della Legge.
Vediamo con più precisione quale sia il significato fondamentale dell’episodio evangelico.
La sterilità del fico
Teniamo presente che il contesto dell’episodio è quello dell’ingresso di Gesù nel tempio, con la conseguente constatazione della sua profanazione. Gesù vuole condannare una religiosità esteriore, simboleggiata dalle foglie senza frutti. La forma diviene formalismo non sostanziato da frutti di carità né di giustizia.
La maledizione del fico
Che cosa significa, allora, la maledizione del fico? Nei vangeli canonici non esistono altri miracoli punitivi, a differenza di quanto avviene nell’Antico Testamento. Inoltre, questo è anche l’unico miracolo di Gesù, insieme alla guarigione dell’indemoniato di Gerasa (in Matteo gli indemoniati sono due), dove si verifica un danno. In questo secondo caso, però, la distruzione della mandria non è causata direttamente da Gesù, ma è provocata da una follia indotta dal demonio.
La maledizione del fico ha solo un valore parabolico, profetico: preannuncia la fine del culto nel Tempio con la sua distruzione da parte dei Romani. Per questo aspetto, la maledizione del fico ribadisce il significato della cacciata dei mercanti dal tempio: come nel cap. 7 di Geremia, dove si rimprovera ai mercanti di aver fatto del tempio una spelonca di ladri, e per questo si assicura che l’ira del Signore si abbatterà sui colpevoli. All’albero inaridito corrisponde cioè il tempio che in un prossimo futuro sarà abbattuto.
L’episodio è presente, in modo ancora più complesso, in Marco, mentre è omesso da Luca come passo di difficile comprensione per i suoi destinatari provenienti dal paganesimo.