
Un anno e tre mesi di guerra. Uno degli enigmi di questi giorni è la sorte di Bakhmut. «L’abbiamo conquistata», dice la Wagner. «No», smentisce Kiev.
Il giallo di Bakhmut
Secondo Yevgeny Prigozhin, capo della compagnia militare privata Wagner, le forze regolari dell’esercito russo, con la scusa di una riorganizzazione, si sono date alla fuga a Bakhmut. Il capo di Wagner riconosceva anche di aver perso 5 chilometri quadrati di territorio vicino a Bakhmut, mentre le forze ucraine avevano completamente liberato la strada da Chasiv Yar a Bakhmut, fondamentale per fare arrivare i rifornimenti da Kiev.
Secondo l’Istituto per lo studio della guerra (Isw), i contrattacchi ucraini degli ultimi giorni hanno molto probabilmente reso impossibile un accerchiamento russo nell’area di Bakhmut, anche se Mosca ha concentra le sue riserve per combattere intorno alla città, rallentando il ritmo delle avanzate ucraine.
Poi, a sorpresa, il 21 maggio Prygozhin ha annunciato di aver conquistato la città. Sarà vero? Kiev dice di no: della città (quel mucchio di macerie che è rimasto) le forze ucraine tengono ancora solo una piccola parte, ma continuano ad avanzare ai fianchi.
L’Isw ritiene che la dichiarazione del fondatore del Gruppo Wagner potrebbe essere un tentativo di fuorviare le truppe ucraine. Ribadisce anche che «La vittoria di Prygozhin sui restanti distretti di Bakhmut è puramente simbolica, anche se fosse vera. Gli ultimi isolati di Bakhmut orientale, che, secondo Prigozhin sono stati catturati dalle forze del gruppo Wagner, non sono importanti né dal punto di vista tattico né operativo. La loro cattura non fornisce alle forze russe un territorio operativamente significativo per continuare le operazioni offensive o alcuna posizione particolarmente forte da cui difendersi da possibili contrattacchi ucraini». Il centro studi statunitense sottolinea poi che i continui contrattacchi ucraini a nord, ovest e sud-ovest di Bakhmut complicheranno qualsiasi ulteriore avanzata delle truppe russe oltre la città nel breve termine, e che «È improbabile che le forze stanche di Wagner siano in grado di continuare le operazioni offensive al di fuori della città».
Prigozhin e Mosca
Prigozhin non cessa intanto di attaccare i vertici militari russi, affermando che il ministero della Difesa russo tenta di edulcorare la situazione ed esprimendo il suo timore che questo atteggiamento «stia portando e porterà a una tragedia globale per la Russia. Perciò, dovremmo smetterla subito di dire bugie».
Isw commenta che secondo fonti anonime del Cremlino le dichiarazioni di Prigozhin stanno disturbando seriamente i vertici russi. Ci si può benissimo credere: leggiamo quanto ha dichiarato in un’intervista rilasciata ad un blogger russo.
«La guerra ha reso l’Ucraina la nazione più famosa del mondo. Paradossalmente, la Russia voleva smilitarizzare l’Ucraina, ma invece l’ha militarizzata con le migliori armi del mondo. Abbiamo fatto dell’Ucraina una nazione che è conosciuta da tutti in tutto il mondo. Sono come i greci o i romani nel loro periodo di massimo splendore. L’Ucraina è diventata un Paese conosciuto ovunque». Smilitarizzazione? «Se l’Ucraina all’inizio dell’operazione speciale aveva 500 carri armati, ora ne ha cinquemila. Se allora erano in grado di mettere in campo 20 mila soldati, ora ne hanno 400 mila. Come abbiamo fatto? I due obiettivi chiave della guerra non solo sono falliti per la Russia, ma hanno funzionato al contrario».
Russia: attacchi nelle regioni di confine
Mosca ha attribuito subito la colpa all’Ucraina, ma i partigiani russi di Freedom of Russia e il Corpo dei volontari russi hanno annunciato in diversi messaggi di aver lanciato dei raid al confine tra Russia e Ucraina e di aver messo le loro bandiere nelle località di Bezlyudovka, Churovichi e Lyubimovka, nelle regioni russe di Belgorod, Bryansk e Kursk. Hanno anche lanciato un appello: «Cittadini della Russia, siamo russi come voi. L’unica differenza è che non vogliamo più giustificare le azioni dei criminali al potere e vogliamo che la dittatura del Cremlino finisca. Le prime bandiere di una Russia libera all’alba sulle città liberate».
Le autorità hanno evacuato diversi villaggi e hanno dispiegato ulteriori forze di sicurezza nell’area. Mosca sta affrontando così una minaccia sempre più grave alla sicurezza nelle sue regioni di confine, con perdite di aerei da combattimento, attacchi con ordigni esplosivi improvvisati alle linee ferroviarie e azioni partigiane dirette. Quasi certamente, commenta l’Intelligence britannica, la Russia userà questi incidenti per sostenere la narrazione ufficiale secondo cui è la vittima della guerra.
Martedì scorso, per la prima volta, Andriy Chernyak, dell’intelligence militare ucraina, ha riconosciuto una forma di cooperazione con il Corpo dei Volontari russi e la Legione Russia Libera: «Certo, comunichiamo con loro. Certo, condividiamo alcune informazioni. E, si potrebbe dire, collaboriamo anche con loro». Ha però escluso qualsiasi diretto coinvolgimento delle forze ucraine negli attacchi spiegando che si tratta di un’iniziativa portata avanti da russi.
Riservisti e mezzi antiquati
L’intelligence del ministro della Difesa britannico descrive la situazione dell’esercito russo:
«Nel febbraio 2022 il raggruppamento di forze militari russe che operano in Ucraina era composto da soldati professionisti, ampiamente equipaggiato con veicoli ragionevolmente moderni e si era esercitato regolarmente, aspirando a operazioni complesse e congiunte, ma ora è composto per lo più da riservisti mobilitati, scarsamente addestrati e sempre più dipendenti da attrezzature antiquate, con molte delle sue unità gravemente sotto organico: è improbabile che l’organizzazione attuale sia in grado di coagulare efficacemente un effetto militare su larga scala su 1.200 chilometri di linea del fronte sotto stress».
Cremlino: non è una guerra
Il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov risponde ad una domanda inespressa:
«Naturalmente è molto difficile confrontare i potenziali militari di Russia e Ucraina. E ci si può chiedere: perché i russi agiscono così lentamente? Perché i russi non stanno facendo la guerra. Non stiamo facendo una guerra. È una cosa completamente diversa fare una guerra: è la distruzione totale delle infrastrutture, è la distruzione totale delle città. Noi non stiamo facendo questo. Cerchiamo di preservare le infrastrutture e le vite umane».
Peccato solo che negli ultimi giorni i civili uccisi dagli attacchi russi siano, nelle varie regioni, 63 fra cui un bambino (Kherson 16 più un bambino; Sumy 4; Donetsk 32; Kharkiv 6 civili; Kupyan 2; Zaporizhzhia 1; Odessa 1).
L’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani ha confermato, fra il 24 febbraio 2022 e il 14 maggio 2023, la morte di 8.836 civili e il ferimento di 14.985 in Ucraina a seguito dell’invasione della Russia. L’Onu ha sottolineato che il bilancio delle vittime non è aggiornato ed è molto più alto perché ci sono ritardi nel ricevere informazioni da alcuni luoghi dove sono in corso intensi combattimenti, e molti rapporti devono ancora essere confermati. Questo vale, ad esempio, per gli insediamenti di Mariupol (regione di Donetsk), Lysychansk, Popasna e Severodonetsk (regione di Luhansk), dove, secondo i rapporti, si sono verificati numerosi casi di morte o ferimento di civili. Soltanto a maggio in Ucraina sono morti 93 civili e ne sono stati feriti 331. Credo che ogni commento sia superfluo.