Tempo di guerra. Un anno e 20 giorni

Kramatorsk (regione del Donetsk) dopo il bombardamento del 14 marzo 2023. Di National Police of Ukraine – https://www.facebook.com/photo/?fbid=544533267816708&set=pcb.544533424483359 (the whole post, page on website), CC BY 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=129592497

Abbiamo superato un anno di guerra e abbiamo già compiuto i primi 20 giorni del secondo. Che cosa sta succedendo?

Bakhmut

La presidenza ucraina ha deciso di proseguire con la difesa della città. Gli intensi combattimenti stanno causando serie difficoltà su entrambi i fronti e un crescente numero di vittime. Il capo del gruppo mercenario Wagner che sta guidando l’offensiva russa, Evgheni Prigozhin, ha affermato che una ritirata dei suoi uomini comporterebbe il crollo dell’intero fronte.

Migliaia di persone sono state uccise e ferite nella battaglia per Bakhmut, dove molti edifici sono ancora presenti poche migliaia di civili ancora presenti (meno di 4.000, tra cui 38 bambini), da mesi confinati in seminterrati senza acqua corrente, elettricità e gas. Bakhmut era una città industriale e ospitava 70.000 persone (compresi 12.000 bambini). Data la situazione, il Consiglio dei ministri ucraino ha approvato un meccanismo di evacuazione forzata dei bambini dalle zone di combattimento, applicabile al momento solo alla città di Bakhmut. I minori che dovranno essere evacuati saranno accompagnati da un genitore o un tutore.

Secondo il segretario americano alla Difesa, Lloyd Austin, Bakhmut ha un’importanza più simbolica che operativa e una sua eventuale caduta non darebbe necessariamente uno slancio allo sforzo bellico di Mosca in Ucraina. Tuttavia, secondo Philip Ingram, ex colonnello dell’intelligence militare britannica e analista militare, sarebbero più di 30 mila i soldati russi morti nel tentativo di prendere la città. Bakhmut appare essere, nell’economia della guerra, una insignificante città su un fronte di 1.200 chilometri, mentre i russi la considerano come un trampolino di lancio per occupare altre città, Kramatorsk e Sloviansk, e cercare di prendere il resto del Donbass. 

L’utilizzazione del gruppo Wagner a Bakhmut

A giudizio dell’Institute for the Study of War, il Ministero della Difesa russo starebbe «deliberatamente utilizzando il gruppo Wagner a Bakhmut come capro espiatorio per la presa della città». Si tratterebbe cioè di una sorta di resa dei conti fra il ministro della Difesa russo Sergey Shoigu e il capo dello stato maggiore russo Valery Gerasimov con il fondatore della milizia Yevgeny Prigozhin. Secondo lo Isw, una strategia del Cremlino di sacrificare le forze di Wagner nella battaglia per Bakhmut arriverebbe dopo la «implacabile campagna di diffamazione» di Prigozhin contro il Ministero della Difesa russo iniziata nel maggio 2022. La campagna si è basata sui fallimenti dell’esercito russo durante la controffensiva ucraina a Kharkiv e Donetsk ed è improbabile che Wagner torni al livello di sostegno che aveva ricevuto nella primavera del 2022.

Il gruppo Wagner

Il capo del gruppo paramilitare russo Wagner, Yevgeny Prigozhin, si è lamentato ripetutamente della mancanza di munizioni al fronte e dei ritardi nelle consegne. Cita due possibili ragioni per il ritardo: «Ordinaria burocrazia o tradimento». Prigozhin aveva anche rivolto dure critiche al ministro della Difesa russo, Serghei Shoigu, e al capo di Stato Maggiore, Valery Gerasimov, accusandoli di tradimento per essersi rifiutati di fornire munizioni al suo gruppo.

Ha poi denunciato di esser stato tagliato fuori dai telefoni di comunicazione speciali con le autorità russe, come reazione al fatto che da settimane si lamenta della mancanza di munizioni per i suoi uomini. «E un’altra cosa importante che hanno fatto, hanno bloccato tutti i passaggi in tutte le istituzioni in cui vengono prese le decisioni».

Metà detenuti reclutati da Wagner morti o feriti 

Secondo l’intelligence del Ministero della Difesa britannico, circa la metà dei detenuti che il gruppo paramilitare Wagner ha schierato in Ucraina sono morti o rimasti feriti e le nuove iniziative di reclutamento difficilmente riusciranno a compensare le perdita in battaglia. Infatti «nelle ultime settimane il fondatore del Gruppo Wagner Yevgeny Prigozhin ha perso l’accesso al reclutamento nelle carceri russe a causa dei suoi continui scontri con la leadership del ministero della Difesa russo. Se il divieto dovesse persistere, Prigozhin sarà probabilmente costretto a ridurre la portata o l’intensità delle operazioni di Wagner in Ucraina. L’oligarca probabilmente sta orientando i suoi sforzi di reclutamento verso cittadini russi liberi».

I britannici affermano anche che dall’inizio del mese di marzo i reclutatori di Wagner hanno tenuto conferenze sulla carriera anche nelle scuole superiori di Mosca, distribuendo questionari intitolati «domanda di un giovane guerriero» per raccogliere i dati di contatto degli studenti interessati. 

Sanzioni Ue «ragionevoli» contro Prigozhin

Prigozhin ha dichiarato che le sanzioni europee contro di lui e la società da lui fondata sono giustificate perché abbastanza ragionevoli e non ha intenzione di contestarle in tribunale. Ha rilasciato la dichiarazione dopo che un tribunale europeo ha annullato le sanzioni Ue imposte a sua madre, Violetta Prigozhina, stabilendo che non è stato dimostrato il suo collegamento alle azioni di suo figlio in Ucraina. Nella lista nera europea figurava il nome della madre 83enne di Prighozin. La donna ha impugnato la decisione e oggi i giudici si sono espressi a suo favore.

Una bomba da 1,5 tonnellate

Settimane fa, i russi hanno sganciato una bomba da 1,5 tonnellate nella regione di Chernihiv, in Ucraina. Il bersaglio era un obiettivo ancora ignoto. Il generale Leonardo Tricarico, ex capo di Stato maggiore dell’Aeronautica e attuale presidente della fondazione Icsa, così commenta in una intervista all’Adnkronos:

«Ogni tanto la Russia mette in circolazione notizie terrificanti sulla letalità dei sistemi d’arma posseduti con l’intento di seminare terrore e fiaccare la volontà di combattere e resistere degli avversari. La bomba da 1500 kg non sfugge a questa logica anche se, rassegnando gli inventari delle più disparate aeronautiche, si può rilevare la disponibilità di sistemi ben più performanti, come, ad esempio, la Daisy Cutter statunitense del peso di 8500 kg. Oltretutto, contrariamente a quanto si legge sui giornali, non è vero che la bomba sia immune alla risposta della contraerea: il pilota russo che la sgancia comunque si espone a un rischio.
Non essendo la bomba russa propulsa da alcun motore, pur essendo planante espone il velivolo lanciatore alla risposta della contraerea e nel caso dell’Ucraina in fase di irrobustimento significativo con i sistemi occidentali. Altro punto particolarmente interessante e di non semplice valutazione sarebbe conoscere quanti sistemi la Russia possiede, essendosi finora segnalata nella guerra nei cieli come dedita ad usare armamento non preciso o sofisticato. Il punto vero sarebbe quindi sapere su quanta autonomia possa ancora contare con questi ritmi. Al di fuori di questi exploit di propaganda a beneficio della sua opinione pubblica e ad intimidazione dell’avversario».

Carenza di armamenti

Secondo l’intelligence militare britannica, per far fronte alla perdita di veicoli corazzati pesanti, l’esercito russo sta spostando attrezzature obsolete in Ucraina, in particolare per riequipaggiare la prima divisione di carri armati della Guardia (1 Gta) di T-62, cari armati che hanno 60 anni e che presentano molte vulnerabilità sul campo di battaglia, inclusa l’assenza di moderne armature reattive esplosive.

L’intelligence del ministero della Difesa britannico afferma che «la carenza di munizioni per l’artiglieria russa è probabilmente peggiorata, tanto che in molte zone del fronte è in vigore un razionamento estremamente stringente delle munizioni… sarebbe proprio questo il motivo fondamentale per cui nessuna formazione russa è stata recentemente in grado di generare un’azione offensiva operativamente significativa. La Russia ha quasi certamente fatto ricorso al rilascio di vecchie scorte di munizioni precedentemente classificate come non utilizzabili». 

Altra cosa che l’intelligence militare britannica fa notare è che la Russia lancia attacchi massicci meno frequentemente che nel passato perché non ha sufficienti munizioni e ha bisogno di un intervallo di tempo più lungo per raccogliere una quantità sufficiente di proiettili da lanciare su suolo ucraino. «L’intervallo tra le ondate di attacchi sta probabilmente aumentando perché la Russia ora ha bisogno di accumulare una massa critica di missili di nuova produzione direttamente dall’industria».