
È trascorso un anno di guerra, da quando la Russia ha mandato le sue truppe in Ucraina invadendola. Con quale risultato? La progettata guerra – lampo che avrebbe dovuto prendere Kiev in pochi giorni si è presto trasformata in una brutale, logorante guerra di trincea.
Secondo Putin
La Russia non può essere sconfitta sul campo di battaglia, ha proclamato il presidente russo Putin nel suo discorso all’Assemblea federale il 21 febbraio, riprendendo le solite argomentazioni della macchina propagandistica russa.
Secondo l’ex ufficiale russo, e oggi seguito blogger militare, Igor Girkin, nel suo discorso il presidente Putin non ha ammesso i problemi comportati all’esercito dall’invasione dell’Ucraina. «Ok, è chiaro: l’operazione militare speciale continuerà nella sua attuale modalità oscura. Non è stata dichiarata guerra né un’operazione antiterrorismo e non lo sarà. Va tutto bene nell’esercito e si sta facendo ancora meglio. Non una parola su fallimenti e sconfitte».
Il Trattato nucleare
Nel suo discorso Putin ha annunciato la sospensione della partecipazione di Mosca al Trattato nucleare New Start di riduzione e limitazione delle armi strategiche offensive sottolineando che la Russia non si ritira dall’accordo. La Duma, la Camera bassa del Parlamento russo, ha approvato la sospensione. Il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo Dmitry Medvedev ha dichiarato che la sospensione del trattato è legata alla necessità diincludervi gli arsenali nucleari strategici di Gran Bretagna e Francia.
Il vice ministro degli Esteri Serghei Ryabkov ha ribadito che per la Russia una guerra nucleare rimane inammissibile: è «impossibile sconfiggere una potenza nucleare», e ciò spiega l’inammissibilità stessa di una guerra nucleare.
Le critiche di Prigozhin
Critiche, invece, sono venute in questi giorni dal fondatore del Gruppo Wagner, Evgheny Prigozhin, il quale ha denunciato «un grave problema» nel rifornimento di munizioni per i suoi mercenari – e ciò conferma le sue divergenze con il ministero russo della Difesa. «Le questioni che ho sollevato sulle munizioni rimangono irrisolte. L’industria ha raggiunto la produzione richiesta» dal Paese ma la Wagner non riesce ad avere le munizioni necessarie in Ucraina, «malgrado tutte le mie conoscenze», ha detto Prigozhin. A Prigozhin qualcuno ha invece consigliato di scusarsi con una persona di potere che avrebbe offeso. «Ditemi chi è, così che i miei uomini sappiano per chi stanno morendo. Ogni giorno a causa della mancanza di munizioni muoiono il doppio di mercenari Wagner e di altre unità militari e non siamo autorizzati a usare quelle che si trovano nei magazzini».
In conclusione, Evgeny Prigozhin ha vinto la sua battaglia con i vertici russi, o almeno così sostiene. «Per ora è solo sulla carta, ma ci hanno detto che i documenti importanti sono stati firmati». Ringrazia perciò tutti coloro che si sono spesi per «esercitare le pressioni finali».
Putin in discorso video il 23 febbraio
La Russia festeggia il 23 febbraio il Giorno del difensore della patria. La ricorrenza, nata nel 1918 in onore dei militari e diventata in seguito la festa di tutti gli uomini, dai bambini agli anziani, una sorta di contraltare all’8 marzo delle donne. Col tempo, la festa si è allontanata dall’originario significato militare, per abbracciare un patriottismo basato sulla difesa non solo della patria, ma anche della famiglia. In tale occasione, Putin ha annunciato, in un discorso video pubblicato sul sito del Cremlino, che sarà data particolare enfasi al potenziamento dell’armamento nucleare del Paese. Putin ha affermato che i sistemi missilistici russi di punta basati sui silo Sarmat, armati con missili balistici intercontinentali orbitali pesanti a propellente liquido in grado di trasportare cariche nucleari, entreranno in servizio nel 2023, come pure i missili ipersonici Zirkon a bordo delle navi.
Il punto sulla situazione
L’Institute for the Study of War

I dati dell’Institute for the Study of War mostrano che, dopo aver occupato circa 132.000 kmq di terra ucraina, la Russia ne ha perso un quinto. Ora controlla 103.000 kmq di terra ucraina, interamente nel sud e nell’est, pari al 17% dell’Ucraina, che è un Paese di 595.000 kmq, ossia il doppio dell’Italia.
La Russia controlla ancora la maggioranza della terra in ciascuna delle regioni che ha cercato di annettere illegalmente l’anno scorso: Lugansk, Donetsk, Kherson e Zaporizhzhia. Tuttavia, dopo il 30 settembre, le forze russe hanno perso terreno in tutte queste regioni a eccezione di Zaporizhzhia. Ciò è particolarmente evidente a Kherson, dove la Russia controllava il 93% della regione a giugno, mentre ora ne detiene il 73%. La tendenza negli ultimi due mesi si è leggermente invertita a Donetsk. Dopo aver controllato il 51,5% a metà dicembre, la Russia ora controlla il 54% del territorio.
Secondo l’Intelligence tedesca
Secondo l’Intelligence tedesca, ad un anno dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina Mosca non sembra voler aprire a negoziati ma punta «a concludere le ostilità sul campo di battaglia ottenendo una posizione di vantaggio da cui poi poter dettare i termini di un eventuale futuro accordo». Questa l’analisi di Bruno Kahl, capo del Bnd, l’intelligence tedesca per l’estero, citato dai media di Rnd, Redaktionsnetzwerk Deutschland.
Mosca è in grado di inviare ancora molti soldati al fronte. Dei 300mila mobilitati lo scorso autunno, una parte è ancora impegnata nell’addestramento. La Russia ha inoltre «un ulteriore potenziale di mobilitazione» potendo raggiungere anche un milione di mobilitati, «se questo venisse considerato necessario al Cremlino».
Malgrado questo vantaggio,però, l’Ucraina è ancora in grado di difendersi in modo molto efficace. «Sul lungo periodo diventa una lotta difficile e potrà concludersi con un successo da parte ucraina se l’Occidente darà un appoggio continuo».
In Lugansk
Secondo l’Institute for the Study of War (ISW), la Russia non sembra avere risorse per aumentare la portata dell’offensiva nell’oblast di Lugansk. La fase principale delle operazioni offensive russe nell’oblast di Lugansk «è in corso e la Russia probabilmente non dispone di sufficienti riserve disponibili per aumentare drasticamente la portata o l’intensità dell’offensiva di questo inverno. L’assenza osservata di diverse unità di carri armati critici suggerisce che l’esercito russo continua ad avere difficoltà nel sostituire l’equipaggiamento – in particolare i tank – perso durante le precedenti operazioni offensive fallite. Le forze russe quasi certamente hanno ancora alcune unità meccanizzate in riserva, ma è improbabile che l’impegno di queste riserve limitate sulla linea del fronte dell’oblast di Lugansk cambi radicalmente il corso dell’offensiva in corso».
La flotta russa aumenta in Mediterraneo
Secondo il Capo di Stato maggiore della Marina militare, Enrico Credendino, «Gli effetti immediati sulla nostra sicurezza della guerra in Ucraina si sono riverberati ancora una volta sul mare e sono l’aumento impressionante dei numeri della flotta russa nel Mediterraneo e nel Mar Nero a un livello che non si vedeva nemmeno ai tempi della guerra fredda. Il numero di navi russe nel Mediterraneo è aumentato, un numero alto che non è una minaccia diretta al territorio nazionale ma aumenta tantissimo la tensione. I russi hanno un atteggiamento aggressivo che non era usuale nel Mediterraneo e prima era evidente solo nel Baltico. Il rischio di incidente è possibile e quando c’è un incidente di questa natura non si sa mai dove si può andare a finire».
Monito dell’Unicef: emergenza bambini ucraini

Secondo l’Unicef, 7,8 milioni di bambini sono stati privati di un anno di vita. Così si esprime il portavoce dell’Unicef Italia Andrea Iacomini:
«A un anno dall’inizio della guerra in Ucraina, 438 bambini sono stati uccisi e 854 feriti. Circa 3,4 milioni di bambini hanno bisogno di assistenza umanitaria nel paese. 1,5 milioni di bambini sono a rischio di depressione, ansia, disturbo da stress post-traumatico e altre patologie mentali, più di 5 milioni di bambini hanno subito un’interruzione nella loro istruzione, 2 bambini ucraini rifugiati su 3 non sono attualmente iscritti al sistema scolastico del paese ospitante, oltre 1.000 strutture sanitarie sono state danneggiate o distrutte, così come oltre 2.300 scuole primarie e secondarie.
Questi non sono solo numeri: i bambini ucraini hanno sopportato 365 giorni di violenza, traumi, perdite, distruzione e sfollamento da quando la guerra si è intensificata nel febbraio 2022. I 7,8 milioni di bambini del paese sono stati privati di 365 giorni di giochi, ricordi, istruzione e tempo con amici e familiari. Questa guerra ha già privato i bambini ucraini di un anno della loro vita. Non possiamo permettere che questa li privi anche del loro futuro. I bambini ucraini hanno bisogno di pace e noi dobbiamo aiutarli a riprendersi e a ricostruire le loro vite». Sono anche raddoppiati i bambini che vivono in povertà, passati dal 43% all’82%.
Campi di rieducazione
Secondo l’Università di Yale, seimila minori ucraini sono stati portati in Russia e in Crimea per essere «rieducati» politicamente in almeno 43 campi e altre strutture. Nei campi ci sono bambini che hanno ancora i genitori o un tutore familiare, ma anche quelli che la Russia considera orfani ed altri che erano affidati alle istituzioni statali ucraine prima dell’invasione.
Il ricercatore Nathaniel Raymond ha dichiarato: «lo scopo principale delle strutture del campo che abbiamo identificato sembra essere la rieducazione politica».
L’Assemblea Onu approva la risoluzione con 141 sì
L’Assemblea Generale Onu ha approvato con 141 voti a favore, 7 contrari e 32 astenuti una risoluzione in cui si sottolinea «la necessità di raggiungere, il prima possibile, una pace completa, giusta e duratura in linea con la Carta delle Nazioni Unite». Quattro i punti fondamentali: una pace in linea con la Carta delle Nazioni Unite, l’unità e integrità territoriale di Kiev, la cessazione delle ostilità e il ritiro immediato delle forze russe e la necessità di garantire la responsabilità per i crimini più gravi commessi sul territorio dell’Ucraina.
Sono sette i paesi che hanno votato contro la risoluzione: oltre alla Russia, Siria, Bielorussia, Eritrea, Nord Corea, Nicaragua e, per la prima volta, il Mali. Cina e India sono tra i 32 Paesi che si sono astenuti sulla risoluzione in Assemblea Generale Onu che chiede una pace giusta in Ucraina. Tra gli astenuti ci sono anche Cuba, Pakistan, Angola, Etiopia, Algeria, Sudafrica, Zimbabwe.