
Il momento più solenne e importante dell’Anno liturgico è il Triduo pasquale, dalla sera del Giovedì Santo alla Domenica di Resurrezione. È un’unica celebrazione che si stende su tre giorni.

La Settimana Santa però inizia con la Domenica delle Palme, in cui si fa memoria di due momenti contrapposti della vita del Signore: l’ingresso glorioso in Gerusalemme, momento di acclamazione, e la Passione.
La Passione, Morte e Resurrezione sarà poi celebrata diffusamente nel solenne Triduo Pasquale.
Triduo pasquale
Giovedì Santo

Il Giovedì Santo, in orario pomeridiano, si celebra la Messa in Coena Domini (“Nella Cena del Signore”), caratterizzata dalla ripetizione del gesto di Gesù della Lavanda dei piedi.

Al termine della Messa In Coena Domini, si omettono i riti finali, e si repone invece il Santissimo in un altare appositamente allestito per l’adorazione: l’altare della Reposizione. È questo, infatti, il giorno in cui si ricorda l’istituzione dell’Eucaristia.

Le chiese restano aperte fino a mezzanotte per consentire l’adorazione da parte dei fedeli. È consuetudine anche visitare le chiese del circondario, in quello che viene popolarmente chiamato, almeno dal tempo di S. Filippo Neri, il Giro delle Sette Chiese.

La chiesa può essere antica o moderna, il tabernacolo può essere barocco o lineare, a esprimere le sensibilità dell’epoca di appartenenza, ma è in questo giorno il centro di ogni attenzione e cura.

Un tempo, anche se erroneamente, i tabernacoli della Reposizione venivano chiamati Sepolcri, come se in essi fosse chiuso il corpo morto di Gesù. Vi è, invece, custodito il Corpo vivo del Signore! Si faceva, comunque, a gara per addobbarli nel modo migliore, e spesso i risultati erano delle composizioni fantastiche.

Mia madre comprava ogni anno delle cinerarie dal fioraio per portarle in chiesa a decorare il Tabernacolo. Ma c’erano anche persone (non ho mai saputo chi fossero) che preparavano le vecce, piante che venivano tenute in una stanza buia, per cui crescevano bianche e cadenti, prendendo l’aspetto di vecchie donne canute e piangenti. Oggi forse si configurerebbe come un maltrattamento… anche se l’insieme era molto suggestivo a vedersi.

Oggi si preferisce invece la semplicità e la presenza di simboli che rimandino al Mistero celebrato.
Venerdì Santo

La chiesa è spoglia, l’altare è nudo, le campane tacciono, vietato anche il suono di campanelli. Quando ero piccola, al posto dei campanelli i chierichetti suonavano le raganelle, piccoli crepitacoli di legno che producevano appunto un suono aspro e, per così dire, “legnoso”. Per riavere squilli di campane dovremo aspettare il Gloria della Veglia pasquale. È il regno del silenzio. Un invito a meditare ed a sperare.

Il Sabato Santo è la prosecuzione di questo silenzio e di questa attesa…
Veglia pasquale

La Veglia pasquale è la madre di tutte le Veglie e di tutte le feste. Il rito nella sua freschezza è complesso, snodandosi attraverso vari momenti. Il più suggestivo è l’introduzione del Cero pasquale nel buio totale della chiesa, mentre un grido attraversa le tenebre: Lumen Christi, La Luce di Cristo!
Una porta aperta sulle tenebre del mondo

Mentre si svolge sul sagrato la benedizione del fuoco e del Cero pasquale, la chiesa è immersa nel buio, ma le tenebre avvolgono anche il mondo esterno, perché è notte fonda. Solo una luce brilla a squarciare il buio, la luce del Risorto. La porta della chiesa, in cui fra poco il Cero pasquale sarà introdotto, è una porta spalancata sul mondo.

Ed ecco che la fiammella ardente del Cero entra nel buio della chiesa.

Dapprima l’oscurità della notte è rotta solo dove si trova l’unica fiammella ardente.

Ma presto la fiamma si propaga, gradatamente, dall’uno all’altro dei partecipanti…
… fino a divampare per tutta la chiesa.

Allora si accendono tutte le luci: Cristo è risorto! E, dulcis in fundo…

… questa bellissima icona pasquale è stata realizzata da Giancarlo Guasconi.