Tolkien contro il nazismo

Tolkien contro il nazismo. I risolutori della vicenda non sono gli elfi ma gli hobbit.
Una casa di hobbit. Foto di Paul McGowan da Pixabay

Tolkien era nazista? Qualcuno tira sempre in ballo un presunto nazismo di Tolkien quando qualche sciagurato episodio lo collega a fatti di sangue compiuti da fanatici razzisti. Al contrario, il suo nome in nessun modo dovrebbe esservi associato. Anzi, non so perché si sia ripetutamente voluto leggere Tolkien in chiave di nazismo. Questa interpretazione denota una profonda ignoranza del suo vissuto personale come del suo universo fantasy. Forse perché gli Elfi sono slanciati, nordici — e immortali? Ma Tolkien era contro il nazismo. Il periodo nazista l’ha dolorosamente vissuto di persona. Tolkien era nato nel 1893, proprio in tempo per combattere contro la Germania nella Grande Guerra. Durante il secondo conflitto mondiale ha avuto uno dei figli arruolato nella Raf a combattere – nuovamente contro i tedeschi, mentre Londra veniva pesantemente bombardata dalla Luftwaffe…

La risposta di Tolkien sulla razza

Tolkien nazista, davvero! Quando una casa editrice tedesca lo contattò nel 1938 in vista della pubblicazione in Germania dello Hobbit, chiese preliminarmente allo scrittore se fosse di razza ariana. Questa fu la risposta ironica di Tolkien:

«Cari Signori, grazie per la vostra lettera. Temo di non aver capito chiaramente cosa intendete per ariano. Io non sono di origine ariana, cioè indo-iraniana; per quanto ne so, nessuno dei miei antenati parlava indostano, persiano, gitano o altri dialetti derivati. Ma se volevate scoprire se sono di origine ebrea, posso solo rispondere che purtroppo non sembra che tra i miei antenati ci siano membri di quel popolo così dotato… Non posso tuttavia, trattenermi dall’osservare che se indagini così impertinenti e irrilevanti dovessero diventare la regola nelle questioni della letteratura, allora manca poco al giorno in cui un nome germanico non sarà più motivo di orgoglio».

Demolisce, così, con raffinato sarcasmo, l’intero mito della razza ariana e della superiorità germanica, lui che è un grandissimo esperto di miti nordici. E quanto all’origine nordica dei miti che tanto ha amato, così si esprime in una lettera al figlio, combattente in Sud Africa nella RAF durante la seconda guerra mondiale:

«Comunque in questa guerra io ho un bruciante risentimento privato, che mi renderebbe a 49 anni un soldato migliore di quanto non fossi a 22, contro quel dannato piccolo ignorante di Adolf Hitler… Sta rovinando, pervertendo, distruggendo, e rendendo per sempre maledetto quel nobile spirito nordico, supremo contributo all’Europa, che io ho sempre amato, e cercato di presentare in una giusta luce».

Una saga imperniata sulla differenza

Così, se gli Elfi sono alti, snelli e vigorosi, e i Nani sono bassi, tozzi e rozzi, la saga del Signore degli Anelli è imperniata proprio sul valore dell’amicizia in cui i diversi, in definitiva, si riconoscono. E l’elemento risolutivo della vicenda non è rappresentato dai forti guerrieri – anche se il linguaggio del fantasy è sostanzialmente quello epico e cavalleresco. L’elemento risolutivo è costituito, paradossalmente, dai mezziuomini, gli Hobbit, buffe creature inermi dai piedoni di coniglio, sprovvisti di risorse, piccoli ed umili, e perciò preziosi per il Regno dei Cieli…

No, Tolkien non era affatto nazista. Era al contrario fervente cattolico. Tuttavia, a differenza di C.S. Lewis, scelse di occultare totalmente i valori cristiani sotto il velo delle immagini. Consideriamo, naturalmente, quanto sia alto il rischio di fraintendimento di un’opera letteraria così ricca di immagini, se l’autore mantiene troppo allusivo il suo messaggio. Infatti il Signore degli Anelli è stato frainteso anche su un altro versante, da parte cioè dei fondamentalisti, perché mette in campo orchi, troll, stregoni, ed è stato demonizzato come fautore di magia nera e di occultismo… Povero Tolkien, che avrebbe dato la vita per la sua fede! Proprio per rispetto di essa non aveva voluto sbandierare i valori religiosi che percorrono tutta la saga, ma li aveva lasciati impliciti, affidandoli alla comprensione del lettore.

Il valore della tolleranza e del rispetto reciproco, del sacrificio di sé e dell’amore a tutto tondo, viene evidentemente soffocato, per alcuni, dal clamore delle armi di cui risuona Il Signore degli Anelli, e che invece è metafora di un combattimento interiore contro le forze del male che dilaniano la persona e la società.