Lettura continua della Bibbia. Giovanni 1: Titoli cristologici

Titoli cristologici
Gesù incontra i primi discepoli. Di William Hole (1846-1917) – Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=67161282

Il Quarto Vangelo presenta in proprio, rispetto agli altri, un titolo cristologico del tutto particolare, usato largamente, peraltro, anche dall’Apocalisse (4,5; 5,6.8.12-13; 6,1.16; 13,8; 21,9.14.22-23.27 in cui però il termine greco è diverso, arníon): l’appellativo, rivolto a Gesù, di Agnello di Dio (Gv 1,29.36), Amnòs toû Theoû.

I due versetti giovannei che portano questo titolo sono parti di una singola unità letteraria, in cui Gesù è per due volte direttamente identificato con “l’Agnello di Dio”. L’espressione compare nel contesto della domanda sulla qualità messianica di Giovanni, del suo diniego al riguardo, e della conseguente delineazione ideale della figura del vero messia, colui che viene (Gv 1,15; cfr. Mal 3,1), ho erchómenos.

Questo titolo, ho amnòs toû Theoû, pittoresco e destinato ad una grande fortuna presso la pietà popolare (v. le immaginette pasquali dell’Agnello recante la croce), è il primo con cui Gesù viene designato nel IV Vangelo (se si eccettua quanto detto di Lui come Logos nel Prologo teologico, Gv 1,1-18).

Nel duplice discorso del Battista riferito in 1,29-34, l’Agnello di Dio (v. 29) che dà inizio alla testimonianza forma inclusione con il Figlio di Dio (v. 34) che la conclude: per cui tutta l’enfasi cade sulle due espressioni indicanti Gesù all’inizio della prima parte e a conclusione della seconda: “Ecco l’Agnello di Dio, ecco colui che porta il peccato del mondo!”, “Questi è il Figlio di Dio”.

Vangelo secondo Giovanni: Titoli cristologici (cap. 1)

Nel prologo narrativo di Giovanni si apre, col titolo di Agnello di Dio, la serie dei principali titoli cristologici attribuiti a Gesù nel corso del Vangelo:

  • Agnello di Dio (1,29.36);
  • Figlio di Dio (1,34.49);
  • Messia, Cristo (1,41.19.25);
  • Figlio di Dio, Re d’Israele (1,49);
  • Figlio dell’uomo (1,51).

Questa concentrazione massiva dei principali appellativi messianici comprende anche:

  • Elia (1,21), il Profeta (1,21.25),
  • Rabbi (1,38.49),
  • colui di cui Mosè ha scritto nella Legge e nei Profeti (1,45).

Nel cap. 1 del IV Vangelo, includendo anche il Prologo teologico con il titolo di “Logos”, si applicano perciò a Gesù sette titoli cristologici, mentre nel cap. 20 ricorrerà sette volte il titolo Kyrios, riservato nella Bibbia greca a Dio. Il cap. 1 culmina con la proclamazione del titolo di Figlio dell’uomo, l’unico ad essere pronunciato da Gesù stesso, che apre la prospettiva giovannea dell’esaltazione sulla croce (Gv 3,14; 8,28; 12,31.34). Il primo capitolo punta già verso la Croce di Gesù, mentre il cap. 20 celebrerà la resurrezione.

L’ultimo titolo cristologico di Gv 1 è, appunto, quello di Figlio dell’uomo: è questo appellativo a permettere all’evangelista di compiere il passaggio dal messianismo giudaico al riconoscimento del Risorto, dell’IO SONO divino (8,24.28.58) che riecheggia Is 43,10: “affinché conosciate e crediate che Io Sono” (cfr. Dt 32,39)13 .

Fra i titoli passati per così dire in rassegna dal cap. primo del IV Vangelo, non c’è alcun dubbio che possiedano una risonanza messianica la designazione di Messia / Cristo in 1,41, come pure l’impiego di Figlio di Dio in 1,49 a motivo della giustapposizione del titolo di Re d’Israele. Il titolo di Figlio di Dio sulle labbra del Battista in 1,34, corrisponde letterariamente al titolo di Agnello di Dio in 1,29, e insieme a questo deve essere inteso in senso messianico, dato che la pericope da essi delimitata esprime il ruolo del Battista come manifestatore del Messia ad Israele.