Lettura continua della Bibbia. Atti: La teofania trinitaria

Teofania trinitaria
L’Ascensione. Di Francisco Bayeu (1769)  – Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=50903918

Quanto segue appare drammatico: Gesù «Fu elevato in alto e una nube lo sottrasse al loro sguardo». Tornerà alla fine dei tempi…

I pensieri di una bambina

Sapete, quando ero piccola questo mi faceva abbastanza arrabbiare. Ma come, pensavo, dopo tutto quello che aveva passato, la Via Crucis e tutto il resto, dopo essere risorto ed essere finalmente tornato con i suoi discepoli… dopo soli 40 giorni se ne va? Se non se ne fosse andato, pensavo, tutti noi avremmo potuto incontrarlo e conoscerlo! Perché solo quelle poche persone hanno avuto questa grazia? Perché non io?

Risposta ai pensieri di una bambina

Ci vuole una maturità di età assai maggiore di quella di una bambina per capire che a volte per essere vicini bisogna allontanarsi. Ne è un chiaro esempio il gesto di Gesù quando per rendersi visibile ed udibile da tutti sale su una barca e la fa allontanare dalla riva (cfr. Mc 4,1; Lc 5,3): la vicinanza l’avrebbe occultato, è la distanza che permette alla folla di vederlo e ascoltarlo, tutti allo stesso modo. Salendo al cielo e inviando lo Spirito, Gesù si rende ugualmente presente a tutti in un modo mistico che non sarebbe possibile fisicamente.

Atti: La teofania trinitaria

Quella dell’Ascensione nel Vangelo di Matteo e in Atti è una teofania trinitaria che fa da inclusione con l’episodio del Battesimo, episodio trinitario che pone al centro il Figlio, la voce del Padre che lo presenta come Figlio diletto e lo Spirito Santo che discende su di lui a investirlo di potenza per la sua missione fra gli uomini. Così pure, nell’episodio dell’Ascensione, e come in quello della Trasfigurazione, la nube rappresenta la Presenza divina: sottrae la visibilità ma annuncia la Presenza. Lo Spirito Santo è promesso ai suoi nelle parole di Gesù e il Padre lo accoglie nel cielo.

Questa volta, però, lo sguardo dei discepoli è colmo di nostalgia. Col Battesimo Gesù iniziava il suo ministero terreno, con la Trasfigurazione mostrava per un attimo la sua gloria divina. Ma adesso i discepoli non sono soltanto rimandati a valle con Lui: non rimane loro che la fede, non hanno più la visione.

C’è stato un distacco, uno strappo, motivo di angoscia. Vedete che adesso anche loro sono come noi? Da quel momento, prima che Egli torni, si dovranno contare giorni, mesi, anni, secoli, millenni. O meglio: non si deve contare il chrónos, ma affidarsi al kairós, il tempo di Dio, che è il tempo della Chiesa.

«E poiché essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù che è stato di tra voi assunto fino al cielo tornerà un giorno nello stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo».

L’orizzonte dei discepoli a questo punto non ha più confine: una sensazione che forse dà sgomento. L’ultima cosa che di Lui hanno visto, in definitiva, è una nube… Ma i discepoli sono stati invitati a non continuare a guardare il cielo: la loro missione è sulla terra. Ricordate che cosa già aveva detto l’angelo ai pastori, all’inizio dell’Opera lucana? Di cercare un Bambino avvolto in fasce e giacente in una mangiatoia (Lc 2,12). Di cercare sulla terra, non nel cielo.