
Il Tabernacolo non è una struttura tirata su casualmente, né il suo è il progetto pensato solo secondo canoni estetici. Come molte altre antiche strutture religiose, il Tabernacolo rispecchia simbolicamente il cosmo. L’ingresso era rivolto verso il sole nascente. Il candelabro a sette bracci, la Menorah, con le sue sette lampade probabilmente rappresenta il numero di corpi celesti visibili a occhio nudo (Sole, Luna, Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno).
Non sappiamo se l’autore biblico conoscesse veramente la connessione tra il numero sette e questi corpi celesti, potrebbe tuttavia averlo influebnzatola tradizione babilonese, in cui, ad esempio, ciascuno dei sette gradoni delle ziggurat era connesso specificamente con il sole, la luna e i cinque pianeti. Si osserva anche le i 12 pani della Proposizione posti sulla tavola davanti al Santo dei Santi e rinnovati ogni sabato (Lev 24,5-9) richiamano nell’iconografia delle tombe egizie la tavola per il defunto apparecchiata con pagnotte, spesso in numero di 12, e le 12 pagnotte poste su una tavola dedicata a Ishtar in un rituale mesopotamico. Il 12, infatti, è il numero dei mesi lunari.
Tabernacolo: il progetto
Per la costruzione del Tabernacolo, per la quale occorsero nove mesi, il testo di Esodo 25,8-9 sembra affermare che a Mosè osservò il progetto in una visione profetica, riflettendo così i resoconti di costruzione degli antichi templi del Vicino Oriente. Ad esempio, a Gudea, re di Lagash (ca. 2200 a.C.), fu mostrato in sogno un modello del tempio che avrebbe dovuto costruire.
Questo santuario tenda era grande la metà del vero Tempio di Salomone, misure irrealistiche per un santuario mobile trasportato nel deserto. Perciò, la descrizione del Tabernacolo in Esodo si basa su una struttura storicamente esistita o è un prodotto di fantasia dell’autore sacerdotale? Verso la fine del XIX secolo, Karl Graf e Julius Wellhausen sostennero che dopo l’esilio babilonese la fonte sacerdotale voleva sottolineare il significato del culto sacrificale, e quindi inventò un santuario portatile esistente già al tempo di Mosè, conferendogli il valore di una tradizione vetusta.
Storicità della struttura
La teoria di Wellhausen dominò gli studi fino al 1947, quando Frank M. Cross Jr. si basò su documentazioni pittoriche e verbali provenienti da Fenicia, Ugarit, Egitto e Mesopotamia per dimostrare che la descrizione del Tabernacolo si correlava bene con le antiche strutture regali. La teoria di Cross, dopo la quale sono emerse molte prove, andava a favore della storicità di una tale struttura.
Paralleli letterari antichi
Esistono molti parallelismi letterari antichi con il Tabernacolo. Ad Ugarit, il dio cananeo El ed altre divinità vivevano in santuari a forma di tenda, chiamati con la stessa terminologia di Esodo tenda (’hl) e tabernacolo (mškn). In Egitto, gli dei dormono nelle loro tende o padiglioni; quando un’assemblea si scioglie, ognuno è invitato a tornare alla propria tenda, come nella Bibbia (ad esempio in 2 Sam 20,1: “Non abbiamo alcuna parte in Davide, nessuna parte nel figlio di Jesse. Alle tue tende, o Israele!”). Così pure a Mari in Mesopotamia (diversi testi del XVIII secolo a.C.).
Paralleli archeologici dell’antico Egitto
Ma i parallelismi più forti con il Tabernacolo si trovano proprio nel tempo e nel luogo in cui Esodo afferma che il Tabernacolo fu costruito: l’Egitto della tarda età del bronzo. Una struttura simile si riscontra nella camera funera ria di Tutankhamon (tenda in legno ricoperta d’oro); cornici simili, ricoperte d’oro, sono quelle di una struttura appartenuta alla suocera del re Akhenaton, Tiye. I resti di un santuario a forma di tenda dedicato alla dea egizia Hathor (dea, fra l’altro, dell’estrazione mineraria) sono stati scoperti a Timna, in Israele, con tanto di serpente di rame nella nicchia centrale.
Il “Tabernacolo” di Ramesse II

Ma il parallelo più vicino alla forma e alla funzione del Tabernacolo si riscontra nelle raffigurazioni di un campo tendato militare che Ramses II usò per combattere gli Ittiti nella battaglia di Qedesh, una battaglia così importante che è descritta in geroglifici in 10 luoghi diversi in tutto l’antico Egitto, mentre scene della battaglia furono raffigurate in cinque luoghi: Abu Simbel, Luxor e due volte al Ramesseum.
Sia il Tabernacolo degli ebrei che quello di Ramesse hanno cortili rettilinei orientati a est, sono lunghi il doppio della loro larghezza, con l’ingresso al centro del muro corto orientale. Al centro dell’accampamento del faraone c’è l’ingresso a una tenda a stanza rettangolare, con una cortina che conduce a una stanza del trono quadrata (Camera per il Faraone o Sancta Sanctorum per gli ebrei). Nella raffigurazione di Abu Simbel, il faraone è rappresentato da un cartiglio nella stanza sul retro ed è coperto dalle ali di due figure di Horus, che ricordano i cherubini del coperchio dell’arca (Esodo 25,18-20). Le analogie sono impressionanti ed esprimono il realismo della descrizione di Esodo.