Le storie dei rifugiati ebrei salvati dalle persone di Chiesa sono divenute pubbliche solo abbastanza recentemente. Infatti, chi si era adoperato per mettere in salvo gli ebrei, bambini o adulti che fossero, taceva. Sono stati i rifugiati, appena hanno potuto, a divulgare con gratitudine gli episodi di cui erano stati protagonisti. A parlare, ad esempio, di suor Maddalena Cei.
Questo è successo al convento delle Serve di Maria SS. Addolorata di Firenze il 24 giugno del 1997. In quel giorno, alla loro porta bussa una donna proveniente da Israele, Dalia Tzuker. Comincia a dire che quel posto l’aveva salvata dai campi di concentramento cinquantatre anni prima, e si mette a baciare i muri del convento. Il fratello, che la accompagna, aveva trovato rifugio nell’istituto S. Marta di Settignano, mentre il cognato non era scampato ad Auschwitz a 9 anni ma era sopravvissuto.
In realtà, le suore avevano già sentito parlare di quel che avevano fatto le consorelle in tempo di guerra. Nell’estate 1955 la figlia di Sara Nissenbaum Goldstein, un’altra donna da loro salvata, aveva raccontato loro per la prima volta di diverse bambine ebree nascoste in convento per farle sfuggire alla cattura. Dalia e la sorella erano tra queste, nascoste alle SS col falso nome di Malvina e Gisella, insieme ad altre 10 ragazze tra francesi, polacche e belghe.
Nell’agosto 1996 fu Paulette Dresdner a voler rivedere le suore che l’avevano accolta e salvata. Nel marzo 1997 Sara Nissenbaum iniziò le pratiche perché l’Istituto ottenesse il riconoscimento pubblico del bene fatto, a memoria delle future generazioni. A giugno dello stesso anno anche Malvina e Gisella (così le conoscevano le religiose; in realtà si chiamano Dalia e Zehava) vennero a riabbracciare le suore. L’episodio registrò una curiosa confusione di lingue, poiché l’unica testimone dei fatti che fosse ancora in vita, suor Lodovica, non sapeva l’inglese. Infine, anche Sara (Odette) e Michelina (Michal) Nissenbaum riuscirono a rivedere il «loro» convento. Ciò fu loro possibile il 28 ottobre 1998, in occasione del riconoscimento ufficiale di Madre Maddalena Cei come «Giusta fra le nazioni». La solenne cerimonia si svolse a Palazzo Vecchio, nel Salone dei Cinquecento.
Il comitato per l’assistenza agli ebrei
Una testimonianza trovata nell’archivio delle suore permette di ricostruire la vicenda: è il carteggio del 1944 fra la madre superiora generale Maddalena Cei, l’arcivescovo Dalla Costa e il rabbino capo di Firenze Fernando Belgrado, a cui l’arcivescovo chiede di assumere la tutela delle bambine. Sono le profughe provenienti dalla Francia, Sara e Michelina Nissenbaum, di 8 e 10 anni, che le suore hanno nascosto nel convento dall’autunno del ’43 al dicembre del ’44 coi nomi falsi di Odette e Micheline Laurent. Purtroppo, i tedeschi avevano catturato i loro genitori. L’arcivescovo si spinge anche a specificare che se le suore ritenevano di dover essere rimborsate delle spese sostenute, non ne facessero parola al rabbino, ma facessero avere a lui la nota. Naturalmente le suore non chiesero niente, ma si limitarono a scordare l’intera faccenda.
Ebrei e cattolici insieme
Questa azione era stata possibile perché il Cardinale Elia Dalla Costa aveva istituito in Firenze nel 1943 un comitato, di cui facevano parte don Leto Casini, padre Cipriano Ricotti, il rabbino Natan Cassuto ed altri, tra cui Matilda Cassin, allo scopo di nascondere gli ebrei per salvarli dalla persecuzione. Perciò erano venuti a Firenze, sapendo di potervi trovare aiuto, anche ebrei in fuga da altre nazioni dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale. Per far fronte all’ondata di profughi nacque la DELASEM (Delegazione per l’Assistenza degli Emigranti Ebrei).
Un delatore presente nel comitato aveva però rivelato ai nazisti questo meccanismo, ed aveva causato l’arresto di molti ebrei. Non fu questo il caso del convento delle Serve di Maria Addolorata, in cui ci fu un tentativo di irruzione dei tedeschi, ma nessun arresto. Nel Natale 1943 i nazisti bussarono al convento, ma le suore finsero di non sentire, e i tedeschi, evidentemente non così risoluti, se ne andarono.
Sara e Michelina Nissenbaum
Sara Nissenbaum (poi Goldstein) era nata a Bruxelles, in Belgio. Dopo l’occupazione tedesca del Belgio nel 1940, la famiglia era fuggita nel Sud della Francia. Lì, nel 1943, i tedeschi avevano arrestato il padre di Sara e lo avevano deportato ad Auschwitz, dove sarebbe morto. La madre di Sara fuggì con lei e sua sorella minore, Michal, in Italia, giungendo a Firenze nel mese di aprile.
A Firenze tra le suore
La comunità ebraica locale si prese cura della famiglia, collocando le ragazze in un convento e la madre in un altro. La madre purtroppo venne denunciata insieme ad altre donne e fu arrestata dai tedeschi. Sara e la sorella invece trovarono la salvezza nel convento di madre Maria Maddalena Cei, dove vivevano altre dieci ragazze ebree sotto falsa identità. Le due sorelle Nissenbaum ricordavano l’anno trascorso con le suore come un anno di pace e di affetto. Sapendole sole al mondo le suore, in particolare suor Giuseppa e suor Lodovica, le circondavano di particolare dolcezza, senza alcun pregiudizio nei loro confronti e con una totale mancanza di pressioni per la loro conversione.
Le giovani erano vestite da suore ed avevano imparato le preghiere cattoliche, per meglio mimetizzarsi. In quel momento la Gestapo era molto attiva a Firenze e i luoghi di culto cristiani venivano perquisiti perché si era venuti a conoscenza dell’opera di assistenza agli ebrei. Infatti, una volta le ragazze ebree furono inviate dalle suore in un paese in campagna per diverse settimane, a causa del pericolo di un’imminente irruzione nazista. Alla fine del 1944, dopo la liberazione della città, due soldati della Brigata ebraica si presentarono al convento, prelevarono le due ragazze e le portarono a vivere a Firenze con una famiglia ebrea.
Dal 4 settembre del 1997 Yad Vashem ha onorato la memoria di madre Maria Maddalena Cei come Giusta tra le Nazioni. Il convento è stato riconosciuto dalla Fondazione Internazionale Raoul Wallenberg (intitolata al diplomatico svedese che salvò la vita di migliaia di ebrei e altri perseguitati durante la Seconda Guerra Mondiale) come House of Live, Casa di Vita.
Un articolo sui Giusti tra le Nazioni QUI.