Gli animali nella Bibbia. Sulla strada della vita

Sulla strada della vita
L’asina di Balaam. Regensburg, circa 1400 – 1410. Ms. 33, fol. 105v. Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=83121510

Allora, noi immaginiamo la nostra vita come una grande strada. Su questa strada incontriamo tanti animali. La Bibbia è piena di animali, ovviamente, perché rispecchia quella che è la realtà umana. In particolare, ne voglio ricordare due: il cane e l’asina.

Sulla strada della vita: il cane di Tobia

Il cane compare in chiave positiva solo nel libro di Tobia con funzione di compagnia, la funzione per eccellenza che oggi riveste nella nostra società. La bestiola che accompagna Tobia lungo la strada – che il ragazzo sta percorrendo inseme ad un angelo che egli non riconosce – non svolge nessun ruolo narrativo, è proprio solo un animale da compagnia. Ma S. Gerolamo, che traduceva il libro di Tobia da una versione siriaca, riporta:

«Il cane che li aveva accompagnati per via corse innanzi e, sopraggiungendo come un messaggero, esprimeva la sua gioia agitando la coda» («tunc praecucurrit canis qui simul fuerat in via et quasi nuntius adveniens blandimento suae caudae gaudebat»: Tb 11,9 Vg). 

Messaggero di salvezza l’angelo, messaggero / angelo di gioia il cane: messaggero non con le parole, ma con un linguaggio non verbale, quello della coda…

Sulla strada della vita: l’asina di Balaam

E terminiamo con un episodio in cui l’asino – anzi l’asina – viene in piena luce da protagonista. Il libro dei Numeri, al capitolo 22, narra la vicenda di Balaam, indovino pagano che, convocato dal re di Moab, Balak, si reca da lui sulla sua asina.

Balaam è stato convocato dal re perché maledica Israele, ma ciò non potrà essere: in realtà, giunto in vista dell’attendamento del popolo di Dio, anziché maledirlo lo benedirà quattro volte. Prima di raggiungere il re di Moab, però, Balaam, per tre volte, viene affrontato da un angelo con la spada sguainata, angelo che egli non è capace di vedere. Lo vede invece l’asina: la prima volta per evitare l’angelo e salvare la vita del profeta ripiega in un campo; la seconda volta si stringe contro il muro che costeggia il viottolo; la terza volta, non avendo spazio per voltare a destra o a sinistra, fa quello che fanno gli asini quando non vogliono andare avanti: si siede. Ogni volta Balaam, ignaro dell’angelo, la percuote rabbiosamente.

Un’asina parlante

Alla fine il Signore apre la bocca all’asina, che parla chiedendo al padrone: «Che cosa ti ho fatto per percuotermi in questo modo per tre volte?». Balaam è così furioso che si trova comicamente a discutere con l’asina senza por mente al fatto che l’asina gli sta parlando: «Perché ti sei burlata di me; se avessi una spada in mano, ti ammazzerei subito». Ha dunque ragione l’asina di replicare saggiamente: «Non sono io la tua asina sulla quale hai sempre cavalcato fino ad oggi? mi sono comportata di solito così con te?». Il profeta, allibito, è costretto a rispondere: «No». Balaam, l’uomo sconfitto dalla saggezza animale, si deve arrendere all’evidenza dei fatti: l’asina parla, e gli ha salvato la vita!

 Questo episodio umoristico racchiude certamente un significato più grande del semplice prodigio per cui Dio sa far parlare un animale. C’è molto di più. Ciò che avviene lungo la via è paradigmatico del viaggio della vita. L’uomo si comporta come se fosse solo, ma sopra di lui stanno i suoi fratelli maggiori, gli angeli che lui non vede, e sotto di lui camminano i suoi fratelli minori, gli animali, che lui vede senza comprenderli: e tutti sono al servizio del Signore.

Il mondo della natura, compagno di percorso dell’uomo, non è, non può essere un oggetto passivo delle nostre manipolazioni. Ha delle capacità di cui lui non dispone, delle risorse di cui lui è privo, un rapporto con il Signore che passa per vie che l’uomo non conosce. Ha una sua voce che parla di Dio. Per questo Paolo De Benedetti, nel suo grazioso libretto E l’asina disse…, conclude: «Nel nostro mondo senza tenerezza, avessimo almeno la grazia di udire la voce dell’asina» (P. De Benedetti, E l’asina disse…, 60).