
Il senso dell’alleanza offerta da Dio ad Israele è dato dalle sue parole in Es 19,4ss.:
“Voi stessi avete visto ciò che ho fatto all’Egitto
e come ho sollevato voi su ali di aquile
e vi ho fatti venire fino a me”.
I pronomi personali sono dominanti in questo breve passo:
- Io ho fatto
- Voi avete visto
- Io ho sollevato voi su ali di aquile
- Io vi ho fatti venire fino a Me.
La meta non è la terra, è la comunione con Dio.
“Ora, se vorrete [è una opzione] ascoltare la mia voce
E custodirete la mia alleanza,
voi sarete per me la proprietà [segullah = peculium, patrimonio]
fra tutti i popoli, perché mia è tutta la terra!”.
Siamo al vertice del libro dell’Esodo: con la tradizione del Sinai si afferma continuamente il senso dell’dientità religiosa di Israele, dell’alleanza con il Signore:
“Essi saranno il mio popolo ed io sarò il loro Dio”.
Israele sarà per Dio
- Regno di sacerdoti (19,5b-6a): Israele sarà una comunità governata dai sacerdoti (è la situazione che si verifica nel postesilio), ma tutto Israele avrà una funzione sacerdotale all’interno della storia umana orientandola verso il progetto di Dio;
- Nazione santa: Israele vivrà in conformità con la santità di Dio, astenendosi da quanto è in contrasto con essa.
Gli israeliti divengono così famiglia di Jhwh, popolo di fratelli. Dalla schiavitù del faraone passano al servizio, liberamente accolto, di Dio.
Su ali di aquile
Secondo il bestiario biblico, l’aquila, per proteggere i piccoli dall’unico nemico che ha da temere, cioè le frecce del cacciatore, li trasporta amorevolmente sulle proprie ali, frapponendo il proprio corpo tra loro e il pericolo. Anche se ciò non corrisponde alla realtà, l’immagine è tenerissima ed esprime la misericordia e la cura di Dio verso i suoi figli…