
Il libro di Geremia rappresenta un caso eccezionale nella Bibbia, perché racconta anche parte della propria storia: la storia di un libro.
Storia di un libro: il rotolo del 605-604. Il testo
36 1Nel quarto anno di Ioiakìm figlio di Giosia, re di Giuda, questa parola fu rivolta a Geremia da parte del Signore: 2«Prendi un rotolo da scrivere e scrivici tutte le cose che ti ho detto riguardo a Gerusalemme, a Giuda e a tutte le nazioni, da quando cominciai a parlarti dal tempo di Giosia fino ad oggi. 3Forse quelli della casa di Giuda, sentendo tutto il male che mi propongo di fare loro, abbandoneranno ciascuno la sua condotta perversa e allora perdonerò le loro iniquità e i loro peccati».
4Geremia chiamò Baruc figlio di Neria e Baruc scrisse, sotto la dettatura di Geremia, tutte le cose che il Signore gli aveva detto su un rotolo per scrivere. 5Quindi Geremia ordinò a Baruc: «Io ne sono impedito e non posso andare nel tempio del Signore. 6Andrai dunque tu a leggere, nel rotolo che hai scritto sotto la mia dettatura, le parole del Signore, facendole udire al popolo nel tempio del Signore in un giorno di digiuno; le leggerai anche ad alta voce a tutti quelli di Giuda che vengono dalle loro città. 7Forse si umilieranno con suppliche dinanzi al Signore e abbandoneranno ciascuno la sua condotta perversa, perché grande è l’ira e il furore che il Signore ha espresso verso questo popolo».
8Baruc figlio di Neria fece quanto gli aveva comandato il profeta Geremia, leggendo sul rotolo le parole del Signore nel tempio.
Storia di un libro: il rotolo del 605-604. Il significato
La stesura di un libro può essere anche un atto di misericordia. A volte, da parte dell’uomo, può essere un atto di rabbia, di vendetta, di boriosità: un modo per affermare se stesso, o per rivalersi sugli altri. Ma quando il libro deriva dalla predicazione di un profeta, allora no, non è né rabbia né boria: è misericordia.
Il tempo dei profeti è ancora un tempo in cui la grande, prevalente forma di comunicazione tra persone è rappresentata dalla viva voce. I messaggi vengono recati oralmente, i padri trasmettono ai figli, i profeti e i maestri ai discepoli. Anche se la scrittura è conosciuta – i popoli della Mesopotamia e gli egiziani scrivono già nel terzo millennio a.C. – la forma principale di trasmissione delle idee, per molti secoli ancora, rimane quella orale. I discepoli raccolgono e memorizzano gli oracoli dei profeti; solo progressivamente sono messi per scritto in quella forma di libro che all’epoca era il rotolo di papiro.
Il caso del libro di Geremia è sui generis, perché il libro stesso conserva e ci dà informazioni sulla sua storia. Nasce per ispirazione divina dalla dettatura che Geremia fa al suo segretario Baruc dei propri oracoli. Il motivo è la volontà divina di usare misericordia al popolo: «Forse quelli della casa di Giuda, sentendo tutto il male che mi propongo di fare loro, abbandoneranno ciascuno la sua condotta perversa e allora perdonerò le loro iniquità e i loro peccati» (36,3). Si parla di ascolto, perché per avere la massima diffusione il libro dei primi oracoli di Geremia non può essere letto singolarmente da ciascuno, ma deve essere letto pubblicamente ed ascoltato da tutti.