
«Stefano intanto, pieno di grazia e di fortezza, faceva grandi prodigi e miracoli tra il popolo».
Anche i sette diaconi sono ebrei, però di lingua greca, come greci sono i loro nomi. Il primo menzionato è Stefano, il cui nome significa Corona: sarà infatti il primo cristiano a ricevere la corona del martirio.
Stefano è caratterizzato da una pienezza di grazia e di forza, con le quali compie grandi segni. Si mette così in luce, ma negativamente, presso i suoi connazionali.
«Sorsero allora alcuni della sinagoga detta dei “liberti” comprendente anche i Cirenei, gli Alessandrini e altri della Cilicia e dell’Asia, a disputare con Stefano».
Si tratta di sinagoghe in cui si raccolgono i giudei della diaspora. I liberti, in particolare, sono schiavi liberati: giudei rientrati a Gerusalemme dopo una esperienza di schiavitù. Il conflitto con Stefano sorge all’interno dell’ambiente ellenista, il suo.
Stefano: l’accusa
I suoi avversari sono in difficoltà perché «non riuscivano a resistere alla sapienza ispirata con cui egli parlava. Perciò sobillarono alcuni che dissero: Lo abbiamo udito pronunziare espressioni blasfeme contro Mosè e contro Dio», cioè contro la legge e il tempio. Si sentono traditi da Stefano e lo tradiscono denunciandolo con falsità.
A Luca piacciono le simmetrie: come nel Vangelo dell’Infanzia procedeva per parallelismi tra Gesù e il Battista, adesso negli Atti procede per simmetria tra la morte di Gesù e la morte di Stefano. Anche Gesù era stato portato in giudizio con false accuse, sia di fronte al sinedrio che di fronte a Pilato.
«Così sollevarono il popolo, gli anziani e gli scribi, gli piombarono addosso, lo catturarono e lo trascinarono davanti al sinedrio. Presentarono quindi dei falsi testimoni, che dissero: Costui non cessa di proferire parole contro questo luogo sacro e contro la legge».
È chiara la falsa testimonianza contro Stefano come nel processo contro Gesù, l’accusa di andare contro la legge e di dissacrare il tempio.